Skip to main content

Ior, ecco i misteri che turbano Bertone e assolvono Gotti Tedeschi

Alla fine, la metratura dell’attico del camerlengo Tarcisio Bertone (le cui foto sono state pubblicate in settimana da Chi) sarà niente di più che la classica ciliegina sulla torta. Nulla in confronto a tutto ciò che da settimane i giornali vanno riportando sulle presunte operazioni oscure che l’allora Segretario di Stato avrebbe avallato (se non suggerito) durante la sua stagione da “vice Papa” di Benedetto XVI.

Storie che affondano le radici nel passato e che aiutano – se confermate da chi di dovere – a far luce su quanto accadde allo Ior nella primavera del 2012, quando l’allora presidente Ettore Gotti Tedeschi fu cacciato in malo modo con un comunicato pubblico dai toni durissimi che raramente s’erano sentiti Oltretevere. Dietro l’operazione, si disse all’ora, c’era la mano di Bertone, deciso a rimuovere colui che Joseph Ratzinger aveva interpellato per la stesura dell’enciclica Caritas in Veritate.

I RAPPORTI IOR-LUX VIDE

Il Fatto Quotidiano ha riportato alla memoria in questi giorni quanto pubblicò nel settembre 2013: un carteggio riservato che risaliva a ben tre anni prima. Stando a quanto scrive Marco Lillo, “le mail sequestrate a Gotti Tedeschi da parte dei Carabinieri del Noe dimostravano le pressioni di Tarcisio Bertone e del suo consigliere più ascoltato, Marco Simeon, allora direttore di Rai Vaticano, per convincere Ettore Gotti Tedeschi a comprare per 20 milioni una quota del 20-25 per cento della Lux Vide”. La rivelazione passò quasi inosservata, fino alle rivelazioni datate 20 maggio della Bild Zeitung: Tarcisio Bertone sarebbe indagato dall’autorità giudiziaria del Vaticano. Il motivo? Lo Ior avrebbe sottoscritto un’obbligazione convertibile pari a un ammontare di 15 milioni di euro per la Lux Vide, la società fondata da Ettore Bernabei, membro soprannumerario dell’ Opus Dei.

LE SMENTITE DEL VATICANO E LA TRANQUILLITA’ DEL CAMERLENGO

Qualche ora dopo la pubblicazione della notizia da parte della Bild Zeitung, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, smentiva tutto: “Non vi è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana a carico del cardinale Tarcisio Bertone”. Nessuna inchiesta penale, dunque, benché non tutto risulti chiaro e limpido. Alla tranquillità manifestata dall’ex Segretario di Stato – “Non c’è alcuna rilevanza penale”, “non c’è nessun problema riguardo a questa operazione effettuata con tutta regolarità e approvata dagli organi preposti, in particolare dal consiglio di sovrintendenza dello Ior il 4 dicembre 2013”, spiegava Bertone qualche giorno fa – si contrapponeva la cautela del Vaticano.

IL GELO DEL PAPA SU BERTONE

Se infatti il direttore generale dell’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), René Brülhart, diceva in conferenza stampa di “non poter né confermare né smentire” quanto riportato dal quotidiano tedesco, il Papa si dimostrava ben più esplicito. Interpellato da un giornalista durante il volo di ritorno dal viaggio in Terra Santa, Francesco diceva che “quell’affare dei 15 milioni è una cosa che è allo studio, non è chiara quella cosa. Forse potrebbe essere vero, ma in questo momento non è definitivo, quel problema: è sotto studio, per essere giusto”. Tutt’altro che un’assoluzione o una sottovalutazione del caso, dunque. Inchiesta penale no, forse, ma inchiesta in corso sì, dunque.

L’OPPOSIZIONE DI GOTTI TEDESCHI

Sempre il Fatto aveva rivelato che all’epoca il più determinato oppositore all’operazione Ior-Lux Vide sarebbe stato proprio Gotti Tedeschi. A provarlo, una mail che l’allora presidente dell’Istituto per le opere di Religione aveva inviato a Bertone, in cui si chiariva che “il valore reale di mercato sarebbe molto più basso” rispetto ai 20 milioni ipotizzati inizialmente (pari a una quota del 20-25 percento della casa di produzione italiana). Ecco perché sarebbe stato preferibile lasciar perdere. Invece, le cose andarono in modo diverso.

IL VIA LIBERA DEL CONSIGLIO DI SOVRINTENDENZA (SENZA PRESIDENTE)

Gotti Tedeschi viene sfiduciato e rimosso dalla presidenza dello Ior e alla fine del 2012 lo Ior approva l’operazione e la sottoscrizione dell’obbligazione della Lux Vide. Senza presidente (al posto di Gotti Tedeschi il board era guidato ad interim da Ronaldo Hermann Schmitz), il consiglio di sovrintendenza diede il via libera. Ma non è tutto. Stando a quanto riportato dal Messaggero, “c’è un passaggio successivo che supera lo Ior” e a confermarlo sarebbero Luca e Matilde Bernabei: “L’organismo che ha erogato il prestito ci ha poi comunicato che le azioni Lux Vide sarebbero state trasferite a una fondazione di diritto vaticano”.

L’ISCRIZIONE A BILANCIO “DI UNA IMPORTANTE PERDITA”

Alla fine però, prosegue il Messaggero, “lo Ior risolse la questione iscrivendo una importante perdita. In sostanza avrebbe preferito un rosso da 15 milioni di euro piuttosto che proseguire nella gestione di un’operazione che, non avrà avuto rilievi pensali ma comunque ha smosso più di qualche problema all’interno delle Mura leonine”.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter