All’indomani della conferenza stampa con cui Forza Italia ha ufficializzato l’adesione alle proposte referendarie del Carroccio su previdenza e immigrazione, si prefigura la ricostituzione di un asse privilegiato del Nord radicalmente ostile alle politiche economiche e monetarie europee.
Ma si allontana l’orizzonte di una ricomposizione di tutte le componenti conservatrici, moderate, popolari, liberali.
A partire dal Nuovo Centro-destra, che presenta un programma alternativo sulle istituzioni comunitarie e sul governo dei flussi di cittadini extra-comunitari. Per capire il profilo della coalizione destinata a competere con il Partito democratico di Matteo Renzi Formiche.net si è rivolta a Raimondo Cubeddu, professore di Filosofia politica presso l’Università di Pisa, studioso del pensiero liberale classico e libertario, membro del Comitato scientifico della Fondazione Magna Carta.
Il nuovo forza-leghismo non rischia di costruire un centro-destra poco moderato e liberale?
All’origine Forza Italia costituiva il punto di riferimento dell’universo alternativo ai progressisti, e tutto ruotava attorno a ciò che affermava Silvio Berlusconi. Oggi è in atto un rovesciamento di tendenza, con il Carroccio che gioca un ruolo propositivo e gli altri partiti che si adeguano e rispondono alle sue proposte. Mentre la Lega Nord ha trovato un leader giovane e convincente sul piano elettorale, l’ex Cavaliere non vuole farsi da parte. Anche perché non esistono sostituti alla sua altezza.
Angelino Alfano non ne ha il profilo?
Non possiede la capacità di imporsi e di trascinare l’opinione pubblica con idee incisive. Il capo del Viminale ha collocato NCD alla destra dell’alleanza governativa dichiarandosi favorevole a riconfigurare lo schieramento moderato. Ma non ha proposto una visione innovativa e forte, alternativa alle ricette anti-europeiste e alla campagna contro l’immigrazione clandestina promosse dalla Lega Nord.
Le incompatibilità programmatiche su Euro-zona e immigrazione rendono impraticabile un’alleanza unitaria?
È molto difficile che si ricrei. Perché da una parte Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e Carroccio possono convergere su temi unificanti di facile presa sui cittadini. Proposte cui una Forza Italia in crisi può aderire. Dall’altra il Nuovo Centro-destra si attesta su posizioni per molti versi antitetiche. È pur vero che in una fase post-elettorale ogni gruppo tenta di massimizzare il proprio risultato. E che in prospettiva tutti dovranno porsi il problema di dove andare. Con un centro occupato dal PD il rischio è restare marginali.
È percorribile l’ipotesi di una “Leopolda di centrodestra”?
Ritengo necessaria una ricomposizione su idee nuove. Ma per ora non vedo leader in grado di realizzarla. Chiunque voglia portarla avanti andrà incontro a veti infiniti. Forse Berlusconi, con un atto di generosità finale, potrebbe promuovere una convenzione aperta a tutte le forze interessate per ricercare una strada innovativa. Anche il meccanismo delle consultazioni primarie, ancorché perverso, può rappresentare la carta giusta. Ma ci vorranno tempi lunghi.
Marina Berlusconi, Raffaele Fitto, Alessandro Cattaneo possono sfidare i vertici del centro-destra e competere per assumerne la guida?
Il problema risiede nella mancanza di un’idea forte alle spalle. Matteo Renzi è riuscito a colpire l’immaginazione popolare e a legittimarsi nella base del Partito democratico lanciando la ricetta, pur evanescente, della rottamazione. E ne ha fatto il perno della campagna del 2012 contro Pier Luigi Bersani. Nel versante moderato non intravedo personalità in grado di proporre e gestire un progetto così dirompente. E in tale cornice nessuno si aggregherebbe al carro di Marina Berlusconi o di Alessandro Cattaneo. Temo si giungerà a un compromesso mediocre attorno a una figura poco carismatica.
Per rilanciarsi il centro-destra potrebbe recuperare il messaggio di “rivoluzione liberale” del 1994?
Rispetto a vent’anni fa il mondo è molto meno lineare. Non è più costruito sulla sovranità politica, mentre l’Europa e il nostro paese sono preda di una terrificante crisi demografica oltre che economico-sociale. Realtà che impone di rivedere tutto, e di aggiornare in profondità il progetto di rivoluzione liberale. A causa della recessione e dei costi del Welfare, quelle tesi così suggestive oggi non trovano cittadinanza nell’opinione pubblica.
Forza Italia e il centro-destra sono condannati a vivere da spettatori un bipolarismo tra Grillo e Renzi?
Bisogna vedere se il premier avrà successo. Nel frattempo il centro-destra deve recuperare il tempo perduto a ricercare false soluzioni per i problemi dell’ex Cavaliere. Per ora non c’è un anti-Renzi. Emergerà nel futuro, ma fatico a immaginare un giovane pronto a impegnarsi e sacrificarsi per un’aspirazione politica. Soprattutto con l’attuale classe dirigente moderata. Perché con essa non vi è rigenerazione possibile.