Un invito al Governo a rendere strutturali le trasformazioni recenti della politica di bilancio. Ovvero, un invito al Governo a evitare azioni una tantum e di “immagine” e a porsi davvero il problema del sostegno alla crescita. Questa la linea politica delle considerazioni del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
Ma la crescita globale, se ci sarà e se l’Italia riuscirà ad agganciarla, sarà lenta e scarsa, molti economisti parlano, anche per gli USA, di nuova stagnazione globale, e la gestione della ripresa economica, che sarà in gran parte export-led, dovrà avere una attenta regia nazionale, che dovrebbe evitare la concorrenza tra Paesi e aree formalmente omogenee, come è il caso della UE.
Quindi, riassumendo le giuste osservazioni del Governatore, arrivare presto al pareggio strutturale dei conti pubblici, per tagliare rapidamente il debito pubblico, e utilizzare le nuove risorse per sostenere, secondo un vecchio e giusto slogan, “i meriti e i bisogni”, le sacche di povertà vecchia e nuova che la società italiana mostra sempre di più, e gli investimenti per il lavoro alle nuove generazioni. Che vuol dire anche finanziare l’innovazione dell’apparato produttivo. Se si sostengono i vecchi redditi al limite dell’improduttività non ci saranno risorse per investire nei nuovi settori a più alto margine di produttività media.
Il rinnovamento dell’apparato produttivo deve finanziare il Welfare State, e non viceversa. I Buoni del Tesoro decennali, lo ha notato Visco, hanno un rendimento, che si suppone stabile, del 3%, in linea con lo spread basso di questi ultimi tempi. Che è frutto anche delle giuste politiche di restrizione di bilancio degli ultimi due anni, è bene non dimenticarlo ora che ci accingiamo a spendere una parte di quel poco che stiamo accumulando, dopo aver sfiorato il baratro del 2011.
Occorreranno restrizioni di bilancio mirate, con quote di spesa aggiuntive calcolate attentamente settore per settore: la tecnologia, la riforma del sistema bancario, la semplificazione dell’amministrazione pubblica sia al Centro che, soprattutto, nella immane periferia degli Enti Locali e delle loro società partecipate. Scure e bulino, eliminazione degli ormai semisecolari “enti inutili” e creazione, quando occorre, di nuove strutture agili e poco costose per finalizzare lo sviluppo dove serve, mentre altri Paesi UE si stanno specializzando nelle loro linee di nuovo export globale.
Se occorre, come sostiene il Governatore Visco, coniugare insieme riforme strutturali e sostegno al mercato del lavoro, sarà necessario puntare, e questo è certamente in linea con il programma del Presidente del Consiglio, alla scuola e alla formazione: ma non per fare todos caballeros, come Carlo V ai cittadini di Alghero nel 1541, ma piuttosto per aumentare la qualità della formazione professionale, scientifica, tecnica. Pericoli in questo senso se ne vedono già.
E, comunque, la questione centrale rimane la disoccupazione di massa, che potrebbe “mangiarsi” la piccola crescita futura e divenire strutturale, innescando una reazione politica che potrebbe portare ad interventi a pioggia e quindi a quella che un vecchio studioso degli anni ’70, O’ Connor, definiva “la crisi fiscale dello Stato”. Quindi, crescita per evitare la disoccupazione di massa e i suoi effetti nel caso questa accada in momenti di stagnazione economica, come è accaduto finora.
Una via, lo ha notato Visco, è quella di nuovi strumenti, che sono stati annunciati, di credito alle Piccole e Medie Imprese, con le azioni del Governatore della BCE Draghi per una nuova massa di liquidità alle banche ad interessi negativi. Bene, ma non vi è automatismo tra cessione di liquidità fresca alle banche e aumento dei prestiti alle imprese, gli istituti di credito preferiscono il mercato dei titoli pubblici, e qui occorrerebbe ripensare in modo innovativo tutta la questione. Peraltro, molte imprese, e non solo piccole e medie, sono tecnicamente decotte, e allora occorre riqualificare la manodopera e portarla di nuovo in settori ad alta produttività, ogni sostegno al lavoro improduttivo, lo ricordava un grande liberale fiorentino, Ernesto Rossi, è denaro tolto agli operai produttivi. Si tratta poi di proteggersi dalla deflazione, che è ormai evidente nei mercati globali, malgrado il lungo quantitative easing della FED statunitense.
La deflazione non si cura dopo, come l’inflazione, quindi occorrerà ripensare una distribuzione attenta e selettiva di liquidità, non necessariamente tramite lo Stato, per evitare la crisi deflattiva e quindi la riduzione di massa del sistema produttivo, ma, lo ha detto giustamente Visco, occorrerà proteggere i prezzi, per evitare che l’inflazione si mangi l’aumento di liquidità. Le tecniche macroeconomiche che ormai sono comuni nelle università e nei centri di ricerca, temo, non sono adatte a questo scopo. Una nuova Scienza Economica è necessaria, per uscire da una vecchia composizione del capitalismo occidentale che non è più efficiente.
Giancarlo Elia Valori
Presidente de “La Centrale Finanziaria Generale Spa”