“Una serie di ambiguità irrisolte, una decadenza lenta e stanca della struttura dirigente formatasi negli anni Novanta, l’incapacità di elaborare una nuova prospettiva culturale e riformista, il prevalere di tesi conformiste”. Nell’editoriale “Il centrodestra che non c’è” scritto sul Sole 24 Ore di ieri Gennaro Sangiuliano, vice-direttore del Tg1 e osservatore della cultura politica conservatrice, dipinge con parole nette la crisi della galassia moderata.
Il ragionamento dell’autore di “Una Repubblica senza patria” e di “Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore” va a intersecarsi con la proposta di una “Leopolda Blu” lanciata da Formiche.net. Sfida che ha trovato sbocco nel Manifesto-Appello per una radicale rigenerazione del mondo liberale, conservatore, popolare, moderato, nazionale, promosso da una combattiva pattuglia di giovani studiosi e militanti capitanata da Lorenzo Castellani.
Sangiuliano, è praticabile una “rottamazione” in grado di smantellare e rifondare l’universo moderato?
Può rappresentare un’ipotesi credibile. Ma deve scaturire da realtà esterne all’attuale quadro del centro-destra. A parte eccezioni individuali come Giorgia Meloni, non vedo nei partiti esistenti energie e figure in grado di promuovere un percorso riformatore. La stessa cronaca ci offre l’idea di una “caduta degli idoli”: Marcello Dell’Utri, Claudio Scajola, Roberto Formigoni, Giancarlo Galan. L’intera ossatura di Forza Italia degli anni Novanta sta finendo nella polvere.
Il Nuovo Centro-destra potrebbe essere il perno per un rilancio liberal-popolare?
Non credo. NCD non soddisfa i cittadini perché privilegia una corsa al centro. Lungi dal rappresentare con coerenza l’elettorato del centro-destra, si limita a riprodurre il “centrino” vagheggiato a suo tempo da Mario Monti e Pier Ferdinando Casini. Ha rinunciato a battersi per estendere lo sgravio IRPEF ai lavoratori autonomi. Tradendo così il bacino economico-sociale di riferimento del centro-destra.
Ma esiste una comunità di valori alternativa al mondo progressista?
Certo. E presenta un sedimento culturale profondo. Tuttavia è frammentata, come rivela il voto europeo. Una sua parte ha scelto Matteo Renzi come barriera a Beppe Grillo. Una componente rilevante è rifuggita nell’astensione. Un’altra, più protestataria, si è orientata verso i Cinque Stelle. Per riannodare i fili di un rapporto il suo popolo, il centro-destra dovrebbe concepire un’offerta politica nuova nelle idee e nelle persone.
Elezioni primarie di coalizione potrebbero creare una leadership innovatrice e un’alternativa allo status quo?
Nutro fiducia nel metodo delle consultazioni primarie. È un modo per rinsaldare un legame autentico con la gente.
Marina Berlusconi, Raffaele Fitto, Alessandro Cattaneo, Corrado Passera. Chi può sfidare l’establishment per guidare i moderati?
È presto per dirlo. Ritengo che in una fase intermedia il centro-destra potrebbe essere gestito da Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Raffaele Fitto. Poi dalle primarie scaturirà un leader forte. Riguardo a Corrado Passera, penso appartenga molto più all’area dell’ex Margherita che al mondo conservatore, popolare, nazionale. Perfino Renzi appare più a destra. A me in ogni caso non interessano tanto i nomi quanto i contenuti culturali.
Viste le incompatibilità programmatiche su Euro-zona e immigrazione su quale terreno può ricomporsi la galassia di centro-destra?
Nel rifiuto di sponsorizzare l’operazione “Mare Nostrum”, di accogliere il principio dello “Ius soli”. Di avallare la più elevata pressione fiscale nell’Occidente che soffoca il ceto medio. E di accettare l’etichetta di “populista” affibbiata dai progressisti senza rivendicare il popolarismo di Luigi Sturzo. Vede, esiste un paradosso tutto italiano che è necessario superare.
Quale?
Nell’universo moderato del nostro Paese mancano le critiche di stampo comunitario che le forze di destra muovono in tutto il mondo sviluppato alle carenze anti-democratiche della globalizzazione e alle ipocrisie del politicamente corretto.
Forza Italia e il centro-destra sono condannati a vivere da spettatori un bipolarismo tra Renzi e Grillo?
Non penso. Molti nodi stanno venendo al pettine, a partire dalla mancata estensione del bonus fiscale alle famiglie incapienti. Tutto ciò rende urgente la ricostruzione di un’offerta politica alternativa a quella del Partito democratico. Un’operazione culturale, speculare a quella promossa dal premier che ha mostrato la forza di smarcarsi dalle liturgie post-comuniste e dai retaggi sindacali. Ma più lineare e meno traumatica.
Perché?
Le forze di centro-destra, in fondo, dovrebbero soltanto riappropriarsi dei loro valori.