Le prospettive di una radicale rigenerazione e di un rilancio culturale e politico del centro-destra non possono trovare cittadinanza nelle attuali formazioni conservatrici, moderate, popolari, nazionali. E richiedono un loro azzeramento preliminare per promuovere una sfida aperta tra outsider spinti dall’ambizione di dare corpo a un grande partito riformatore-liberale.
L’analisi impietosa realizzata dalla scienziata politica Sofia Ventura sulle pagine de L’Espresso tenta di fornire risposte agli interrogativi aperti dalla “Leopolda Blu” proposta da Formiche.net. Riflessione che trova in parte concorde Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea e direttore della School of Government all’Università LUISS di Roma oltre che autore del libro “Il berlusconismo nella storia d’Italia”.
Professore, è necessaria una rottamazione dell’intero ceto dirigente del centro-destra?
Con ogni probabilità, sì. La mia impressione è che nessuno dei gruppi politici attualmente in campo è in grado di rappresentare il punto di confluenza egemone per la ricostruzione di un’aggregazione moderata. Si può procedere attraverso un azzeramento integrale facendo sorgere una formazione nuova, o tramite la sommatoria di realtà esistenti. Ma bisogna mettere in piedi un assetto istituzionale innovativo.
Nessuna delle forze esistenti può essere il motore di tale processo?
No. Forza Italia non può assorbire gli altri partiti. Nessuno dei quali possiede numeri e credibilità per assumere un’iniziativa condivisa. Tranne la Lega Nord che tuttavia presenta il limite di una marcata connotazione territoriale.
Elezioni primarie di coalizione potrebbero costruire una leadership innovatrice?
Il problema delle primarie, di alleanza o di stampo nordamericano nello scenario di un partito unico, va a inquadrarsi nel tipo di aggregazione dei moderati. È imprescindibile in ogni caso promuovere consultazioni aperte, capaci di superare la selezione del ceto dirigente per cooptazione di apparato.
Non vi è il rischio del trionfo delle clientele?
Il rischio legato al peso dei ras locali, fattore ben diverso da corruzione e reati, va messo in conto. Raffaele Fitto ha conquistato 250mila preferenze nelle recenti elezioni europee? Vuol dire che è riuscito a lavorare sul territorio, ascoltando e risolvendo i bisogni popolari. Se invece ha più filo Silvio Berlusconi, sarà nuovamente lui a guidare il centro-destra. Il Partito democratico ha impiegato molto tempo a collaudare tale meccanismo. Con risultati sorprendenti di lungo periodo.
Quali?
Matteo Renzi subì nel 2012 una cocente sconfitta, provocata anche da giochi molto dubbi realizzati sul territorio dall’apparato del Nazareno. Comportamenti che si rivelarono contro-producenti nel voto politico del febbraio 2013, fondamentale per la rottamazione dell’apparato artefice di quei giochi.
Marina Berlusconi, Raffaele Fitto, Daniele Capezzone, Corrado Passera. Sarà uno di loro a guidare il centro-destra?
Aggiungendo alla rosa di nomi Angelino Alfano e Giorgia Meloni penso proprio di no. Nessuno ha i numeri e le caratteristiche necessarie alla leadership riscontrate nel segretario del PD. Tratti distintivi che comprendono qualità sgradevoli come la demagogia e la superficialità. Tuttavia le persone devono essere viste all’opera, nel vivo di una competizione e nel momento in cui rivestono un ruolo ufficiale. E in tal caso uno di loro potrebbe riservare sorprese.
Le incompatibilità programmatiche su Euro-zona e immigrazione rendono possibile aggregare la galassia moderata?
Le elezioni per l’Assemblea di Strasburgo, giocate su slogan più che sui contenuti, hanno rivelato la presenza di almeno tre orientamenti di politica europea: la linea di forte ostilità all’UE portata avanti da Carroccio e Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, la tendenza europeista-popolare di NCD-UDC, le oscillazioni nebulose di Forza Italia.
Quale potrebbe essere il collante per una ricomposizione?
Una riforma elettorale che li costringa a rimettersi insieme. Prospettiva poco plausibile visto che nessuna forza politica concederà al premier una legge maggioritaria. Per cui ritengo si tornerà al voto entro un anno con il meccanismo proporzionale scaturito dal verdetto della Corte Costituzionale. E non escludo che il Nuovo Centro-destra si allei con il Partito democratico.
Nel medio termine Forza Italia e il centro-destra sono condannati a vivere da spettatori un duopolio Renzi-Grillo?
Per ora prevalgono limiti e ritardi. Ma lo spazio politico per il centro-destra è enorme. Renzi si è assestato su posizioni fragili, e ha conquistato un’egemonia tutt’altro che permanente. Mentre i Cinque Stelle non hanno sfondato con il voto di protesta. Per questo motivo l’iniziativa promossa da Formiche.net è intellettualmente giusta. Ancorché perdente dal punto di vista politico.
Perché?
È inutile bussare alla porta degli attuali partiti. Lo è soprattutto finché resterà in sella l’ex Cavaliere. Figura troppo debole per ricostruire il centro-destra, ma troppo forte perché un’altra personalità lo faccia. Compreso Corrado Passera.