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Ecco perché Gazprom taglia il gas all’Ucraina

La Russia ha dato il via a un sistema di pagamento anticipato per le forniture di gas all’Ucraina.
La decisione di Mosca è arrivata dopo il fallimento dei negoziati per il rientro dei 4 miliardi e mezzo di dollari di debito che la compagnia nazionale di Kiev, Naftogaz, ha nei confronti del colosso russo Gazprom.
Dal Cremlino era giunto l’ultimatum perché l’Ucraina saldasse entro stamane alle 8 ora italiana la prima tranche da 1,95 miliardi di dollari.
Il pagamento non è arrivato e così Mosca ha deciso di adottare questa nuova strategia, che prevede che Kiev riceverà soltanto quanto già saldato in anticipo. Gazprom non ha tuttavia chiarito se ha già provveduto al minacciato taglio delle forniture.

LE RIPERCUSSIONI

La mossa, secondo alcuni esperti, rischierebbe di condizionare l’approvvigionamento in Europa come avvenne nei precedenti conflitti sul gas, nel 2006 e nel 2009, e di aggravare la già seria crisi che ha portato al referendum per l’annessione della Crimea alla Russia.

Il 50 per cento delle forniture di gas russo verso il Vecchio Continente transitano per il territorio ucraino e i responsabili di Kiev e Bruxelles hanno affermato di sperare ancora in un compromesso.

L’AVVERTIMENTO ALL’UE

Gazprom intanto ha annunciato di aver avvertito la Commissione europea di “possibili interruzioni” delle forniture del gas verso l’Europa, se l’Ucraina preleverà metano dai volumi in transito. Ma ha anche ricordato attraverso il proprio portavoce Sergei Kouprianov che Naftogaz “è obbligata a garantire il transito” verso l’Europa, in virtù dei contratti. Alcuni esperti come Matteo Verda, ricercatore dell’Università di Pavia e dell’Ispi (e autore del libro “Una politica a tutto gas”), ritengono che Kiev stia attendendo nella speranza che sia l’Europa a farsi carico di parte del suo debito.

L’INTESA CON LA CINA

La Russia nel frattempo non rimane però con le mani in mano. Con un atto atteso da un decennio, Mosca e Pechino hanno siglato a maggio scorso un accordo per la fornitura trentennale di gas russo alla Repubblica popolare cinese. Un’intesa vista con preoccupazione tanto da Bruxelles – principale mercato del gas della Federazione russa -, quanto da Washington – alle prese con una guerra all’ultima sanzione con Vladimir Putin. Una situazione intricata, resa ancora più difficile dal tira e molla tra Europa e Russia sul gasdotto South Stream (alla cui realizzazione partecipa l’italiana Eni), nato appositamente con l’obiettivo di aggirare l’instabile territorio di Kiev.



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