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Come costruire l’alternativa etica e culturale alla sinistra

Cosa si sta movendo al fondo della politica italiana?

Questa è la vera grande domanda che è interessante porsi in questo momento. Non ci sono, infatti, elezioni in arrivo, il Governo è pronto a guidare con tranquillità il semestre europeo, e non esistono condizioni eccezionali che motivino atteggiamenti tattici. Tuttavia, molto si muove silenziosamente sotto la coltre dell’apparenza, e molti valori essenziali sono in gioco.

Proviamo a ragionare. Tutto il complesso mondo che sta alla sinistra del PD è in grande agitazione. Nelle ultime ore si è consumata una frattura all’interno di SEL tra chi intende avvicinarsi in modo più pronunciato a Renzi e coloro invece che vogliono continuare a tenere una posizione alternativa. In realtà, a preoccupare è soprattutto la componente moderata, la quale, guardata con simpatia dalla minoranza interna dei Democrat, potrebbe diventare decisiva. Tra breve, infatti, il Parlamento dovrà affrontare l’annosa questione delle unioni civili, e tutto fa pensare che la spaccatura interna alla sinistra radicale influirà in modo dirimente sulle scelte che assumerà Renzi, non troppo preciso finora in tale materia.

A subirne le conseguenze, in tal caso, sarebbe ovviamente il NCD, com’è noto più duro di Forza Italia sui principi non negoziabili e fortemente contrario a un’equiparazione della famiglia naturale ad altre forme di convivenza civile. E’ vero che la possibilità di scindere i diritti individuali di successione delle coppie di fatto da quelli strettamente familiari, presente nel programma degli alfaniani, permetterebbe al NCD di accettare senza traumi un compromesso al ribasso, non dovendo motivare la contraddizione palese che esiste tra i valori pensati e promossi a livello teorico e le scelte accettate, di fatto, dal punto di vista pratico. Ma superare il problema contingente, tuttavia, non equivarrebbe per nulla a sciogliere la questione vera che in quest’ambito è essenziale soprattutto nella ricomposizione politica del centrodestra.

La faccenda, comunque la si guardi, è, perciò, molto complessa. Pare assurdo, in ogni caso, che il centrodestra accetti passivamente l’iniziativa di tradurre in legge provvedimenti contrari all’essenza dell’uomo, come i principi della vita, della famiglia, e così via, con lo stesso atteggiamento remissivo e sottomesso con cui i morotei da democristiani accettavano erroneamente il comunismo come vincente e il compromesso storico come ineluttabile.

Chiediamoci, infatti: è vero o no che il centrosinistra si rifà a una visione politica che è diametralmente opposta a quella del centrodestra?

Perché se siamo convinti che non sia così, allora non soltanto va bene votare leggi libertarie sul piano etico, non soltanto è lecito rimanere nella maggioranza, ma conviene unirsi apertamente al Partito Democratico, divenendo, al meglio della tradizione trasformista nostrana, dei convinti renziani, e non parlarne più.

Se, viceversa, si è convinti che, nonostante la forza e la bravura del premier, vi sono degli ideali di fondo che separano il centrodestra dalla sinistra, allora non solo non è legittimo far diventare legge dei disvalori, ma è addirittura insensato restare al Governo in modo inerme e sottomesso, qualora siano proposte e approvate leggi di questo tipo.

E quali sono, dunque, questi valori fondamentali che distinguono la visione popolare da quella socialista?

La risposta è semplice, per chi la sa e se la ricorda. Pensare che la vita personale sia sacra e inviolabile, che ogni essere umano, a prescindere dalla propria condizione anagrafica e di salute, sia un bene assoluto, e che quello che siamo non dipende dalla nostra volontà, ma dal modo in cui la natura o Dio ci fa essere maschi o femmine: insomma accettare un insieme di presupposti pre-politici senza i quali non esiste giustificazione della libertà e della democrazia, e negati i quali non c’è alcuna alternativa culturale al relativismo e al materialismo. Si tratta proprio di questo.

A ben vedere, infatti, il centrosinistra accoglie con convinzione proprio dei principi diametralmente opposti: pensa la democrazia come una costruzione volontaria e contrattuale della società, crede che l’individuo possa fare tutto, finanche cambiare se stesso, la sua natura, e decidere il proprio sesso e il modo in cui nascere e morire. E’ così che la famiglia naturale è derubricata a una forma convenzionale e privata di rapporto contrattuale tra singoli individui. Tutto questo equivale, però, a essere socialisti, a essere laicisti, a essere progressisti, non certo liberali e conservatori.

La domanda, dunque, ritorna ancora. Si vuole o no costruire in Italia un polo di centrodestra alternativo al centrosinistra?

Se sì, allora bisogna farlo coerentemente a quei presupposti in mancanza dei quali diventiamo tutti di sinistra. E tali valori hanno a che fare con l’identità umana che s’intende mettere a fondamento dello Stato, e difendere in modo assoluto: l’identità individuale della persona, la stessa che sta alla base della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, secondo cui tutte le persone sono uguali per natura davanti alla legge e indisponibili all’arbitrio politico dello Stato; l’identità comunitaria, che sta alla base della concezione romana del diritto, secondo cui una persona esiste nel legame intrinseco a quella prima società che lo fa nascere, vale a dire il padre e la madre, e alla cittadinanza che la completa; l’identità liberale secondo la quale ogni persona ha il diritto e il dovere di autogovernarsi, restando fedele, insieme alle altre persone, alla propria natura, senza danneggiare o calpestare l’altrui dignità.

Se, in conclusione, questi principi ci sono, sono rappresentati e fatti valere, allora esiste il centrodestra, esiste l’alternativa etica e culturale alla sinistra, e non è possibile cedere al relativismo contrattualista e all’utilitarismo demagogico. Se questi principi non ci sono e non sono difesi politicamente, allora davvero si è tutti pronti a seguire Renzi e a far la fila per iscriversi al Partito Democratico.


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