Un progetto per creare il pilastro liberale e popolare di una robusta democrazia bipartitica, maggioritaria e competitiva. Animato dalla volontà di mettere a nudo carenze e superficialità del governo di Matteo Renzi e di accreditarsi come il suo antagonista.
L’ex responsabile dello Sviluppo economico Corrado Passera ha mollato gli ormeggi del vascello di Italia Unica, che ha iniziato la navigazione nel mare aperto e incerto della politica per trasformarsi a settembre in un partito.
I DIECI DELLO START UP TEAM
La squadra allestita dal manager lombardo per realizzare la scommessa è un mosaico di personalità con storie e percorsi eterogenei.
Un vero e proprio “Start-up Team” che comprende l’ex presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, l’avvocato già parlamentare di Futuro e Libertà Giulia Bongiorno, l’ex vice-ministro per le Infrastrutture Mario Ciaccia, l’ex vice-direttore della Gazzetta di Parma Lelio Alfonso, il presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy Luca Bolognini, l’imprenditore numero uno di Welfare Italia Servizi Johnny Dotti, l’ex responsabile comunicazione di Poste italiane Giovanna Salza, l’ex esponente della Fondazione Italia Futura Nico Pannoli, la consigliera per gli Affari europei ed internazionali nella Presidenza del Consiglio dei Ministri Emanuela Farris.
Grande interesse per il progetto è stato manifestato dall’economista già deputato di Alleanza nazionale Mario Baldassarri. Mentre la responsabilità per l’ufficio stampa è stata affidata alla firma politica del Messaggero Carlo Fusi.
(VIP E NON VIP DI ITALIA UNICA. LE FOTO DI UMBERTO PIZZI)
IL RAPPORTO CON IL CENTRODESTRA
L’iniziativa punta ad accendere speranze ed entusiasmo. Ma non è scevra da interrogativi. È possibile diventare leader di un centro-destra unitario senza godere del beneplacito del suo ceto dirigente?
A giudizio dell’entourage dell’ex ministro, tale mancanza costituisce il terreno propizio per azzerare l’establishment politico moderato, rigenerare alle radici e rilanciare una grande forza alternativa al Partito democratico.
L’ESTABLISHMENT MODERATO
Realtà che per l’ex numero uno di Poste italiane e Intesa San Paolo non può essere una federazione composita e litigiosa di gruppi esistenti del tutto screditati. Passera, autore di critiche taglienti nei confronti di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Pierferdinando Casini, aspira a rivolgersi in forma diretta al vasto elettorato non attratto dalle sirene progressiste.
È il “grido di dolore” dei cittadini moderati che Italia Unica mira a intercettare e interpretare. Lo vuole fare aggregando dal basso, con spirito pragmatico e metodo federale, la gamba liberale e popolare di una democrazia competitiva.
L’ORIZZONTE POLITICO
Ma non àncora questa prospettiva politica al modello elettorale-istituzionale maggioritario uninominale che rende possibile quel tipo di sfida in Gran Bretagna, Francia, Usa. Non pronuncia una parola sulla sua partecipazione a eventuali primarie di coalizione per scegliere la guida dello schieramento. Non compie nessun cenno ai fermenti giovanili nati attorno al Manifesto per una “Leopolda blu”.
IL REBUS DEI MONTIANI
Il vero “tallone d’Achille” che rischia di annacquare le ambizioni di “Rottamatore” dell’ex banchiere è il legame con l’esperienza dell’esecutivo guidato da Mario Monti. Stagione di cui è stato protagonista, condividendo le scelte impopolari di un governo che ha fallito nel compito storico di ridurre la spesa pubblica e il perimetro dello Stato nel mercato e nella società, di tagliare le tasse e semplificare la burocrazia, di rimettere in moto la ripresa produttiva.
Passera ha più volte marcato valutazioni critiche e dissensi rispetto al leader di Scelta civica. Tuttavia alla presentazione di Italia Unica hanno partecipato figure di spicco dell’esecutivo tecnico presieduto dal professore della Bocconi. Erano presenti l’ex sottosegretario alle Comunicazioni Carlo Malinconico e l’ex capo del Viminale Anna Maria Cancellieri. Adesioni che si aggiungono a quelle dei rappresentanti di Fermare il declino Ezio Bussoletti e Santo Versace: il movimento Fare di Michele Boldrin, con il Centro democratico di Bruno Tabacci e i montiani di Scelta Civica hanno dato vita il 25 maggio alla lista Scelta europea che ha subìto una scoppola elettorale.
(CHI C’ERA AGLI STUDIOS PER ITALIA UNICA DI PASSERA. LE FOTO DI PIZZI)
LA CONTRADDIZIONE
Altra adesione al programma di Italia Unica è stata espressa dall’economista Riccardo Puglisi, liberale classico e fautore della necessità delle riforme strutturali nel nostro paese. Riforme nel segno delle quali aveva salutato le prime scelte dell’esecutivo Monti, mentre alle primarie del centrosinistra nel 2012 aveva appoggiato Matteo Renzi.
La clamorosa e palese contraddizione che nessuno di loro sembra riconoscere è che lo stesso senatore a vita ha precisato come gli interventi realizzati da Renzi costituiscano la prosecuzione ideale con altri mezzi dell’agenda Monti.
LE DIFFERENZE TRA ARANCIERA E STUDIOS
Forse consapevole dell’impronta elitaria che rischia di frenare le aspirazioni del nuovo movimento, Passera ha impresso un cambiamento di immagine per il lancio di Italia Unica. A febbraio, nella splendida cornice dell’Aranciera di San Sisto a Roma, si respirava una forte presenza di classe dirigente economico-finanziaria. Pochi giorni fa, nello scenario degli Studios Tiburtini, il peso dell’establishment appariva ridotto a vantaggio di una più ampia e calda partecipazione popolare.
IL PROGRAMMA MONSTRE
Il programma promosso da Italia Unica per promuovere la ripresa economica e sociale prevede una ricetta shock di 400 miliardi di euro da mobilitare a favore di cittadini e imprese. Il tutto “nel rigoroso rispetto dei parametri di bilancio fissati in sede europea”. Una montagna di risorse che per l’ex banchiere possono essere ricavate dalla valorizzazione con una società ad hoc dell’enorme patrimonio pubblico immobiliare, culturale, storico, artistico-archeologico, paesaggistico. Il cui valore ammonta a mille miliardi.
A tale giacimento di ricchezze Passera vuole affiancare l’utilizzo virtuoso dei fondi europei – 150 miliardi fin da ora – destinati all’Italia per creare infrastrutture innovative; un piano di tagli selettivi della spesa e l’eliminazione degli sprechi; la totale alienazione delle partecipazioni pubbliche nelle società municipalizzate e statali salvaguardando le grandi reti strategiche. Merita di essere approfondito e chiarito il progetto per abbattere la zavorra del debito pubblico.
UNA RICETTA LIBERALE REALISTICA?
Altrettanto ambizioso è il programma fiscale per riattivare i circuiti produttivi. Riduzione annua di 25 miliardi dell’IRPEF e della metà per le tasse sui profitti di impresa. Taglio della bolletta energetica per le aziende. Trasferimento in busta paga del trattamento di fine rapporto. Retribuzioni aggiuntive concordate tra imprenditori e lavoratori. Restituzione dei 100 miliardi di debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni.
La copertura per operazioni di tale respiro sarebbe fornita, fra l’altro, da entrate della lotta all’evasione per 25 miliardi di euro. Previsione che appare poco realistica considerando le cifre recuperate ogni anno nell’economia sommersa.
COME CONTRASTARE IL FISCAL COMPACT
L’Italia Unica immaginata dall’ex banchiere ha il coraggio di promuovere, grazie alle riforme strutturali, il profondo cambiamento delle politiche di austerità europee. Ma Passera evita di illustrare il percorso del rovesciamento di rotta. E sorvola sul referendum proposto da un gruppo di studiosi capitanato da Gustavo Piga contro l’applicazione del Fiscal Compact nel nostro paese.
I RILIEVI DI GUALMINI
Lacune e ritardi cui ha offerto una lettura critica Elisabetta Gualmini, professoressa di Scienza politica all’Università di Bologna nonché presidente dell’Istituto “Carlo Cattaneo” ed editorialista de La Stampa.
La studiosa condivide l’orizzonte bipartitico e maggioritario in cui l’ex responsabile per lo Sviluppo economico proietta la propria creatura politica, schierandosi con nettezza nel campo del centro-destra e rinunciando a ipotesi centriste. Ma mette in rilievo “il limite di un ambiente elitario e bocconiano stridente rispetto ai comizi di Beppe Grillo e Matteo Renzi”. Ed esorta Italia Unica a rappresentare le esigenze del vasto ceto medio con spirito interclassista. Lavorando per rendere credibile la ricetta da 400 miliardi per promuovere la crescita.
LE SPERANZE DI GUERRINI
Ricca di entusiasmo è invece l’adesione di Giorgio Guerrini, che concorda sull’obiettivo di “rinverdire l’area moderata, liberale e popolare, più che mai a rischio astensione”. E ritiene realistico il programma economico-fiscale di Passera, “ben più adeguato rispetto agli 80 euro previsti dal decreto legge IRPEF dell’esecutivo Renzi”. Responsabile a suo giudizio dell’aumento della pressione fiscale sulle rendite finanziarie e sul patrimonio immobiliare di famiglie e aziende.
(PIZZI A CACCIA DI PASSERA E DI PASSEROTTI. IL REPORTAGE DAGLI STUDIOS)