Liberale o comunitario? Conservatore o pluralista nel terreno delle libertà civili e dei temi eticamente rilevanti? La riflessione promossa su Formiche.net riguardo l’identità del futuro centro-destra si arricchisce dell’intervento di Dario Antiseri, filosofo cattolico-liberale critico verso ogni forma di dogmatismo.
Professore di Metodologia delle scienze sociali all’Università LUISS di Roma e autore di un celebre manuale di Storia della filosofia per licei, è stato l’artefice – grazie a una coraggiosa e pionieristica opera accademica, editoriale e divulgativa – della scoperta in Italia del pensiero e dell’opera di Karl Popper.
Professor Antiseri, il centro-destra deve essere costruito su valori etici non negoziabili?
Mi chiedo dove sia oggi la destra. E cosa abbiano in comune Forza Italia, NCD, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Lega Nord. Ma il vero problema è la mancanza di una grande formazione liberale, di cui il nostro Paese ha urgente bisogno. Perché fino a oggi i partiti sedicenti liberali non hanno realizzato nulla.
Può fare qualche esempio?
Nel 1994-1996 l’allora Polo della libertà propose l’idea del buono scuola, per promuovere un’autentica e virtuosa competizione tra istituti educativi statali e privati. Garantendo ai cittadini di ogni condizione economico-sociale pari opportunità di accesso alla più ricca ed elevata offerta formativa. Progetto che rimase sulla carta. Con risultati drammatici. L’anno scorso ogni tre giorni è morta una scuola libera. E quando ciò accade muore un pezzo di libertà. Salvare l’educazione pubblica dal monopolio statalista non è una battaglia esclusivamente liberale e cattolica.
La cultura progressista ha tradizionalmente osteggiato quel principio.
Non sempre. Oltre che da John Stuart Mill, Luigi Einaudi e Luigi Sturzo, tale battaglia fu appoggiata da Gaetano Salvemini e Antonio Gramsci. Il quale nel 1918 scriveva: “Noi socialisti dobbiamo promuovere la scuola libera, privata e comunale. La destra ha dimenticato questo insegnamento, mentre la sinistra non sa di cosa si parla”.
Non è giusto e vincente combattere il relativismo etico e culturale?
Per il mondo cattolico i valori ritenuti non negoziabili, come la salvaguardia di ogni forma di vita dal concepimento alla fine naturale, sono intangibili. Tesi che trovo ragionevole, come peraltro sostenuto dal filosofo e giurista laico Norberto Bobbio in una riflessione critica sull’aborto. Ma non tutti i liberali concordano sulla sacralità di tali valori. E non vorrei che in nome dei principi etici vengano trascurati i “valori negoziabili”.
Quali?
La democrazia politica liberale. Messa a rischio dal dilagare dei privilegi e delle ingiustizie legati alla “Casta”.
Come deve comportarsi il centro-destra su unioni civili, frontiere del fine vita, ricerca scientifica?
Penso che dovrebbe proporre e argomentare senza dogmatismi una robusta etica conservatrice. Ricordando che viviamo in una società pluralista e in uno Stato di diritto, garante della più ampia libertà di visioni e scelte morali. “L’imperio della legge – scriveva Einaudi – tutela l’anarchia degli spiriti”.
La divaricazione culturale destra-sinistra potrebbe essere quella prefigurata da Norberto Bobbio tra primato della libertà e dell’eguaglianza?
Le forze politiche oggi si distinguono in base alle loro proposte. È vero che in genere i gruppi liberal-conservatori propugnano meno Stato e più società civile rispetto alle formazioni socialdemocratiche. Ma è bene valutare con pragmatismo i progetti migliori per risolvere problemi concreti. Ormai siamo passati dal partito ideologico fonte di verità al partito post-ideologico artefice di programmi. Ma su scuola, sanità, informazione televisiva, tasse, quali sono le proposte del centro-destra?
La “rivoluzione liberale” del 1994 potrebbe essere il collante per una ricomposizione dell’alleanza moderata?
Forse sì. Con il suo accento sul primato della libertà personale e dei gruppi spontanei sociali secondo il principio di sussidiarietà, quel messaggio entusiasmò molti cittadini.
Su quale terreno è urgente riproporlo?
Penso al campo dell’informazione. Nel quale è necessario pensare a un servizio rivolto al pubblico, non lottizzato in aree politiche. Per cui il pluralismo deve entrare in ogni canale e programma. Nessun monopolio dunque, e discussioni aperte per stimolare lo spirito critico nelle menti dei cittadini. Perché la libertà non sopporta padroni. E perché soltanto così possiamo controllare con efficacia chi governa, come riteneva prioritario Popper.
È un obiettivo realistico?
Penso di sì. Anziché trasmettere a ripetizione messaggi di violenza resa in un certo senso “normale”, la tv potrebbe divulgare in diretta i dibattiti parlamentari sul fisco, la bioetica, la politica estera. E rendere conoscibili le sedute delle assemblee regionali.
Per il rilancio del centro-destra è essenziale una “Rottamazione” delle formazioni esistenti e delle loro classi dirigenti?
È benvenuta ogni iniziativa utile a far risorgere in Italia un grande soggetto liberale. La si chiami rottamazione, elezioni primarie per scegliere una nuova leadership. O elaborazione culturale, mancata clamorosamente tranne le lodevoli eccezioni rappresentate dalle case editrici Rubbettino e LiberiLibri oltre che dall’IstitutoBruno Leoni. L’opposizione forte e seria di una destra liberale consentirebbe di governare meglio allo stesso Matteo Renzi, capace di rompere il retaggio post-comunista del Partito democratico grazie all’ingresso nell’orizzonte socialdemocratico.