Una battaglia culturale salutare. Così può riassumersi il confronto su princìpi, natura, profilo e orizzonte del centro-destra che sarò. Perché se gli intellettuali interpellati da Formiche.net concordano sull’esigenza di una “Leopolda Blu”, le loro argomentazioni sulla bussola dello schieramento alternativo al Partito democratico divergono profondamente.
PRINCIPI ETICI
Tema del contendere è il richiamo a un robusto bagaglio di “valori etici non negoziabili” ad opera dello storico della filosofia Benedetto Ippolito, firma di punta di Formiche.net. Un patrimonio che – secondo Ippolito – comprende i princìpi evocati dalla Chiesa cattolica ma che a suo giudizio vanno al di là dei confini di un credo religioso per “toccare l’essenza di ogni essere umano”.
È in tale cornice culturale che lo studioso ritiene intrinsecamente universali, naturali, razionali l’intransigente salvaguardia della vita dal concepimento al termine naturale e della famiglia formata da maschio e femmina, l’opposizione all’aborto e la garanzia del diritto di un nascituro alla paternità e alla maternità chiara e responsabile, l’ostilità al “testamento biologico”, alla ricerca scientifica a scopo terapeutico sulle cellule staminali embrionali, al riconoscimento giuridico delle unioni di fatto.
Per Ippolito il centro-destra deve tradurre tale visione in coerenti iniziative parlamentari e comportamenti politici. “Perché si tratta di principi radicati nella mente e nel cuore delle persone, delle famiglie, delle comunità. Realtà che preesistono alle istituzioni e alla società civile”. È questo il terreno su cui per il filosofo è pensabile creare una coalizione alternativa al PD, trovare una limpida distinzione rispetto al modello individualista, illuminista, relativista e materialista propugnato dalle culture politiche progressiste.
CONSERVATORI E POPOLARI
Rifondare una forza moderata vuol dire per Ippolito abbracciare un orizzonte conservatore nei valori, popolare e comunitario nella loro dimensione. Ai suoi occhi una scelta del genere è non soltanto giusta, ma anche vincente dal punto di vista politico.
La prova eloquente, rimarca, viene dagli Stati Uniti dove alle recenti elezioni primarie per designare il candidato repubblicano della Virginia al voto di metà termine il rappresentante del Tea Party Dave Brat – portatore di una visione conservatrice radicale – ha clamorosamente vinto sull’esponente centrista dell’establishment del GOP Eric Cantor.
LA VISIONE PURAMENTE LIBERALE
La discussione appassionata e aperta sulle libertà civili e sui temi “eticamente rilevanti” anima e percorre da sempre il Partito repubblicano Usa. E costituisce una ragione della sua vitalità. Una ricchezza di punti di vista rara nel panorama partitico del nostro paese. Affrontata, esorcizzata, vissuta in forma traumatica nel centro-destra italiano.
È questo blocco culturale che punta a rompere la scienziata politica Sofia Ventura, fautrice di un’aggregazione liberal-conservatrice per molti versi antitetica al progetto prefigurato da Ippolito. La studiosa – che ha apprezzato e analizzato sul settimanale l’Espresso la proposta di una Leopolda di centrodestra avanzata da Formiche.net – rifiuta uno schieramento moderato edificato su valori non negoziabili e su una prospettiva etica assoluta: “Perché la molteplicità delle visioni del mondo e delle scelte morali è il tratto caratterizzante del nostro tempo. Ed è anacronistico, oltre che contro-producente, concepire una forza politica in termini che allontanano una parte rilevante di cittadini”, ha detto Ventura in una conversazione con Formiche.net.
L’ESEMPIO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA
La politologa esorta a guardare alle formazioni conservatrici europee come i Conservatori di David Cameron e l’UMP di Nicolas Sarkozy, fautori di tesi avanzate se non libertarie nel terreno dell’auto-determinazione personale. Rivendica le convenzioni artificiali che hanno portato alla creazione delle società civili e preceduto la stagione del costituzionalismo. E ricorda come la famiglia stessa rappresenti una realtà in trasformazione.
Il patrimonio di valori evocato da Ippolito, osserva Ventura, non è universalmente riconosciuto. Il che non vuole dire rinunciare a combattere le degenerazioni del relativismo etico e culturale: “Una destra moderna dovrebbe ricercare i principi di fondo comuni, fissare paletti rigorosi per garantire la libertà e la dignità delle persone, regolare le forme plurali di convivenza”. Riguardo al testamento biologico, la studiosa ritiene essenziale riconoscere l’autonomia di scelta su noi stessi in condizioni estreme.
E LE DIFFERENZE CON I PROGRESSISTI?
Ma in tal modo non vi è il rischio di annacquare i confini tra centro-destra e un Partito democratico divenuto più riformista nel terreno economico-sociale? Marcare con forza precisi valori etici soltanto per distinguersi da Matteo Renzi è poca cosa, replica la politologa. A giudizio della quale il terreno per una divaricazione profonda è sterminato. Ed è quello prefigurato prefigurato da Norberto Bobbio, che vedeva in un orizzonte conservatore il primato della libertà e nella cultura progressista il prevalere dell’eguaglianza.
Tradotto in termini concreti tutto ciò equivale a recuperare la bandiera della “rivoluzione liberale” che provocò lo straordinario successo del centro-destra nella primavera 1994 conferendogli per la prima volta nella storia repubblicana dignità politica.
Per Ventura un centro-destra coraggioso deve porre l’accento su istituzioni leggere, taglio della spesa pubblica, auto-governo della società, riduzione del fisco sul mercato, giustizia come garanzia dei diritti individuali. Temi su cui il governo Renzi ha mostrato ritardi e carenze. Ma che hanno registrato il fallimento storico del centro-destra.
RENDERE ETICO UNO STATO ALLO SFASCIO?
Nel tenore del ragionamento della scienziata politica rientra la riflessione realistica svolta dal filosofo politico liberale Raimondo Cubeddu. Il quale non nega il rilievo e la forza morale dei valori cattolici e condivide i paletti etici prospettati da Ippolito su unioni civili, frontiere del fine vita, ricerca scientifica. Ma li ritiene frutto di un’evoluzione storica europea e globale, ed esorta a non rinchiudersi in un progetto foriero di divisione tra i cittadini.
Lo studioso poi contesta che le libertà individuali e i temi eticamente rilevanti costituiscano un fossato netto tra conservatori e progressisti. A suo giudizio il centro-destra dovrebbe marcare il suo profilo proponendo uno Stato che governi la politica internazionale e per il resto riconosca la più ampia libertà agli individui e ai gruppi attivi nella società: “Una libertà decentrata e responsabilizzata a partire dall’assistenza sanitaria e previdenziale volontaria”.
La priorità per una credibile alternativa al PD deve pertanto essere la lotta contro “una mano pubblica che intermedia oltre il 40 per cento delle risorse produttive, non è in grado di distribuirle in maniera equa e le dissipa in una burocrazia famelica. Contro una macchina che grazie a una tassazione intollerabile e soffocante non riesce a rimettere in moto il mercato mentre è costretta ad aumentare le spese per l’invecchiamento della popolazione”.
PRIORITA’ ALL’INFORMAZIONE E ALLA SCUOLA LIBERA
Più consonanti con la visione espressa da Ippolito sono le argomentazioni del filosofo cattolico-liberale Dario Antiseri, per il quale un valido bagaglio politico-morale conservatore deve essere proposto con spirito dialogico, mai dogmatico, non coercitivo, nella consapevolezza del pluralismo delle visioni del mondo tipico della modernità. Perché il suo timore è che evocando i “valori non negoziabili” si finisca per mettere a rischio un “principio negoziabile vitale” come la democrazia.
Realtà che richiede l’esercizio costante di uno spirito critico e di una capacità di controllo dei governanti da parte dei cittadini. Ragion per cui lo studioso sceglie come obiettivi prioritari e irrinunciabili di una rinnovata aggregazione di centro-destra la libertà della scuola – tramite una genuina concorrenza tra differenti modelli educativi garantita per tutti contro ogni monopolio statalista – e dell’informazione. Mondo che, come scriveva il suo maestro Karl Popper, deve essere emancipato dall’invadenza partitica e dal dilagare delle forme di violenza cui gli spettatori sembrano assuefatti.
LA DISCUSSIONE PRENDE CORPO SU TWITTER
L’eco delle riflessioni fin qui illustrate ha raggiunto i social network più sensibili alle novità, dando vita su Twitter a un animato e tagliente scambio di opinioni. Allargando la platea a ulteriori protagonisti interessati alla ricomposizione e rilancio della “galassia blu”.
Condivide le tesi di Sofia Ventura Marco Taradash, una lunga e intensa storia radicale e poi in Forza Italia. Le libertà liberali, spiega il consigliere regionale della Toscana, sono libertà individuali, non comunitarie.
Più vicino alle riflessioni di Benedetto Ippolito è il caporedattore centrale del Sole 24 Ore con un passato da vicedirettore esecutivo al Foglio Daniele Bellasio, curatore del seguito blog Danton. Ricordando come la storia e la vita pubblica nordamericana siano costellate da forme di “comunitarismo liberale”, il giornalista esorta a pensare un nuovo liberalismo. Nel quale l’individuo non venga posto al di sopra della società.
A rispondergli è la stessa Ventura, per la quale il libero associarsi tipico della realtà statunitense non è comunitarismo. Rovesciando il ragionamento, la politologa invita a riflettere sui rischi connessi al primato della collettività sull’individuo, “da cui non si può prescindere per essere autentici liberali”. Parole cui Ippolito replica che ogni persona è naturalmente legata alla comunità, mentre il mero individualismo non è democratico.
La discussione, ovviamente, continua..