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Aeronautica militare spaccata sulla sindacalizzazione

Maretta sindacale nell’Aeronautica. “Quello che vogliamo è rappresentare realmente i diritti della Difesa, tutelando il Paese all’unisono con l’Amministrazione, senza sigle sindacali”.

Così una fonte interna dell’Aeronautica militare che che preferisce rimanere anonima ha commentato con Formiche.net quanto chiesto il primo luglio dal Cocer dell’Aeronautica militare, sentito in Commissione Difesa della Camera, nell’ambito dell’esame dei disegni di legge sulla Riforma della rappresentanza militare.

COCER TRA ITALIA E RESTO DEL MONDO

“Mentre in Europa ai militari viene riconosciuto in larga parte il diritto ad associarsi e iscriversi ai sindacati, in Italia – aveva sottolineato il Cocer dell’Aeronautica – continua a permanere un pensiero conservatore e isolazionista che rischia di emarginare ulteriormente le Forze Armate italiane dal resto del contesto sociale. In Germania, in Olanda, in Inghilterra e anche in Serbia i militari si possono associare ai sindacati e costituirsi in associazioni di categoria e non risultano problemi operativi o di rispetto della disciplina o rischi democratici in questi paesi, ma tutt’altro. Perfino i nostri cugini della Polizia di Stato operano con grande responsabilità ed efficacia a garanzia delle libere istituzioni e del cittadino pur avendo riconosciuti i diritti sindacali”.

FERVE IL DIBATTITO NELL’AERONAUTICA

Il Consiglio intermedio di rappresentanza del comando della Squadra Aerea (Coir) rappresenta circa il 50% della Forza Armata. “In audizione – si legge in una delibera del Coir – si è cercato di accreditare la sensazione che solo la riforma sindacale nuda e cruda sia stata la scelta plebiscitaria di tutto il personale dell’AM, senza rappresentare la ricchezza del dibattito interno che si è svolto in diverse sedi e la diversità di posizioni, tutte quante rispettabili”. “Conosciamo bene la legge 81 – aggiunge la fonte – i sindacati di polizia hanno molti problemi. Ci sono molti modi per difenderci. Non siamo contro la sindacalizzazione, ma vogliamo decidere noi come difenderci e come spendere i nostri soldi. Sarebbe auspicabile infatti avere un dialogo diretto con la politica, per tutelare meglio la nostra funzione, collegata alla protezione del Paese”. “E’ la politica che deve decidere se la nostra rappresentanza debbe essere interna o esterna”. “Noi – dice la fonte – siamo in contrazione da tempo. Per questo vorremmo essere attori, per dare qualità ai tagli”.

IL DEFICIT DI DEMOCRAZIA SECONDO IL COCER

Il Coir e il Cobar della Squadra Aerea per la necessità di effettuare un processo di sintesi che “tenesse conto delle diverse anime del personale militare – si legge in un documento – ha condiviso la necessità di una riforma del sistema di rappresentanza che abbia contenuti e principi tipici della rappresentatività effettiva del personale, senza targhe o etichette, in linea con il pensiero deliberato ed approvato all’unanimità dal Cocer interforze a gennaio 2014 e trasmesso alla Commissione a giugno”. Secondo il Cocer “il deficit di democrazia e trasparenza esistente in un apparato vitale dello Stato che ha il monopolio dell’uso della forza, non rappresenta un problema interno alle Forze Armate, bensì un potenziale rischio per la società e per la stabilità delle Istituzioni”. Il Cocer dell’Aeronautica “continuerà la sua battaglia per i diritti e sta valutando anche la fattibilità di adire direttamente gli organi giurisdizionali europei per il riconoscimento del diritti previsti dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo”.



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