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L’ultima bufera tra i Popolari di Mauro: Dellai, Olivero e Giro fondano Democrazia Solidale

Si spaccano i Popolari capitanati dall’ex ministro della Difesa Mario Mauro. A pochi giorni dalla definizione degli organismi interni e dei coordinamenti regionali, il gruppo di deputati vicini alla comunità di Sant’Egidio decide per lo strappo e fonda DS (Democrazia Solidale).

CHI HA STRAPPATO
Come da queste colonne era stato più volte anticipato, all’interno dei PPI faticavano a trovare una sintesi le due anime, diverse e distanti: da un lato la maggioranza cattolica e orientata a immaginare il futuro centrodestra italiano, con lo stesso Mauro, il vicepresidente Potito Salatto, Mario Caruso (eletto all’estero), Isabella Poldrugo e Vincenzo Niro. Dall’altra invece chi non disdegnava un dialogo, costante e progressivamente intenso, con il Pd, come i santegidiani Mario Marazziti, Mario Giro (attualmente sottosegretario agli Esteri), il viceministro Andrea Olivero e l’ex montiano Lorenzo Dellai.

NUOVI DS
Per queste ragioni è nata Democrazia solidale, associazione politica che vede tra i primi firmatari i deputati Lorenzo Dellai, Federico Fauttilli, Gian Luigi Gigli, Mario Marazziti, Fucsia Nissoli, Gaetano Piepoli, Milena Santerini, Mario Sberna, il senatore Lucio Romano, il viceministro Andrea Olivero e il sottosegretario Mario Giro.

PROGETTO
Nel documento di nascita, si legge, il progetto è fondato su tre elementi “legati alla nostra identità e al nostro percorso: un impegno politico ispirato dal cattolicesimo democratico; un’idea comunitaria e non individualista della democrazia; un modello di autonomie responsabile e solidale, filo conduttore di una Italia unita ma plurale”. E sottolineano che la forzata contrapposizione tra la gente e il Palazzo “ci pare ambigua; non vogliamo essere né populisti né tecnocratici, ma tesi a costruire un costante dialogo tra una cultura politica fondata sul bene comune e le necessità di singoli e gruppi”.

PRIORITA’
Al primo posto nell’agenda di DS la via per riavvicinare ‘gente’ e ‘Palazzo’, ovvero quello che hanno definito come “un cambiamento di stile politico e di linguaggio, che mette al centro la necessità della ricostruzione di un ethos nazionale comune, e per la lotta alle sacche di privilegi di tipo corporativo, alla corruzione, all’evasione fiscale, al potere delle forti burocrazie, all’inerzia della consuetudine”.

TEMI
Welfare, famiglia come nucleo fondamentale della società ma senza contrapposizioni con la crescita dei diritti civili; e ancora, l’istruzione come chiave dello sviluppo, la vita dal concepimento alla morte naturale, la nuova cittadinanza, il lavoro dei giovani.

RAPPORTO CON RENZI
Gli ex Popolari giurano fedeltà a Palazzo Chigi, anche perché alcuni dei promotori fanno proprio parte della squadra di governo. E ribadiscono che “il sostegno al Governo Renzi in questa legislatura è importante e deve proseguire. Ma non basta: le speranze di rinnovamento e di rilancio del Paese possono trovare terreno fertile in una alleanza con il Pd, mentre ogni disegno alternativo è oggi connotato da incertezze e ambiguità. Nessuno può sapere come si articolerà la competizione politica e come cambierà la forma dei partiti attuali in futuro. Ma in questa fase storica, serve tale alleanza che si proietti verso le prossime importanti scadenze elettorali, iniziando dalle regionali”.

OLIVERO
Che i rapporti interni ai PPI fossero ormai compromessi era stato certificato anche in occasione della rimozione di Mauro dalla commissione affari costituzionali del Senato. “Se ho litigato con Mario Mauro? No, non abbiamo condiviso la sua posizione sulle riforme. Ci stringiamo la mano e collaboriamo, ma non su questo punto”. Così due giorni fa Andrea Olivero, viceministro dell’Agricoltura, dai microfoni di Rai Radio2 a ‘Un Giorno da Pecora’. Interpellato sulla dichiarazione di Mauro, secondo cui “Casini è il Dudù di Renzi”, Olivero aveva replicato: “Non sono d’accordo, Casini al massimo è uno che cambia spesso idea, uno straordinario tattico”.

IL COMMENTO DI SALATTO
Attacca la scelta dei santegidiani il vicepresidente dei Popolari Potito Salatto, secondo cui l’addio ufficiale, “con speciose motivazioni, ai Popolari per l’Italia, di alcuni deputati e senatori guidati da Lorenzo Dellai e appartenenti in prevalenza alla comunità di Sant’Egidio, la dice lunga sulla strategia renziana: disarticolare tutto ciò che ancora non è Pd per riunirlo sotto un unico simbolo con la prospettiva di avere un partito al 51 per cento che possa governare il Paese da solo”. “Tutto ciò – conclude Salatto – rappresenta un’emergenza democratica che richiede urgentemente la creazione di una forza politica dei Popolari come alternativa per battere questo disegno egemonico che certamente non giova all’assetto democratico del Paese. Alfano e Cesa, fate un passo avanti se non volete essere costretti a farne molti indietro”.

 



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