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Capaldo rompe con Passera

Farsi interprete delle esigenze del popolo dei lavoratori autonomi, dell’artigianato, delle partite IVA. Realtà produttive che “non sono mai state progressiste e non vogliono morire renziane”.

È la scommessa lanciata nel corso dell’Assemblea popolare promossa all’Hotel Villa Carpegna di Roma da una galassia di associazioni quali Slancio italiano, Italia nel cuore, Valori e Libertà, Roma per una nuova Italia, Futuro oggi.

L’EMBRIONE DI UN NUOVO PARTITO? 

Costellazione di gruppi che nei giorni scorsi ha lanciato un appello per “reagire, organizzare, preparare la creazione di una forza che abbia come obiettivo la crescita dell’economia evitando la distruzione del nostro futuro a causa del debito pubblico”.

A guidare l’iniziativa sono Pellegrino Capaldo – ex parlamentare della Democrazia cristiana e già presidente del Banco di Roma, professore emerito di Programmazione e Finanza aziendale all’Università La Sapienza e animatore della Fondazione Nuovo Millennio – e l’ex parlamentare del Popolo della libertà Isabella Bertolini.

LA POLEMICA VERSO I PARTITI PERSONALI 

La loro stella polare è una “democrazia partecipata antitetica al regime leaderistico e verticale che ha preso piede nel nostro paese”.

È tangibile l’ostilità nei confronti di gran parte delle forze politiche attuali. Compresa Italia Unica di Corrado Passera, che nell’ottobre 2013 appariva un compagno di strada ideale nella nuova avventura “liberal-popolare”.

GLI INTERROGATIVI PRIVI DI RISPOSTA 

Forse per il suo carattere aperto e in evoluzione, appare nebuloso l’orizzonte del nuovo cantiere politico. L’unico punto certo è la radicale opposizione alla filosofia e alle scelte del governo di Matteo Renzi così come al populismo Cinque Stelle.

Mai però viene pronunciata la parola “centro-destra”, nonostante emerga la voglia di partecipare alle elezioni regionali 2015. È la prova eloquente che il percorso per una ricomposizione e rilancio di una coalizione moderata è tutto in salita e dagli sbocchi più che mai incerti.

TRENTAMILA ADESIONI 

Le incognite da sciogliere non scoraggiano la partecipazione di circa 300 persone provenienti da molte regioni italiane in rappresentanza di 30mila cittadini. Tra loro spiccano l’ex parlamentare di Forza Italia Maurizio Bertucci, l’esponente dell’Unione di centro Gabriella Carlucci, la giornalista Rai Anna Scalfati, l’imprenditore già portavoce di Italia Futura Federico Vecchioni.

UNA SINGOLARE CONSONANZA 

Ed è quest’ultimo a mettere in rilievo il valore della cultura economico-sociale incarnata dal mondo imprenditoriale e associativo: “Realtà che la politica non può ignorare una volta abbandonate le liturgie della concertazione”.

Per restituire rappresentanza a tale universo ed evitare il rischio di un monocolore PD nei prossimi anni, l’ex esponente del pensatoio liberale-liberista di Luca di Montezemolo propone la stessa ricetta indicata dal segretario dell’Unione di centro Lorenzo Cesa: “Attivare una presenza capillare sul territorio per costruire la proiezione italiana del Partito popolare europeo”.

LA RICETTA DELLA LEOPOLDA BLU

Più improntata a un modello politico-culturale anglo-americano è la strada suggerita da Lorenzo Castellani, direttore del magazine telematico “La Cosa blu” e promotore del Manifesto per una “Leopolda Blu”. Prospettiva di cui ripropone le idee-forza preannunciando per ottobre un grande appuntamento pubblico a Milano.

Per rilanciare una credibile alternativa di centro-destra al Partito democratico, spiega Castellani, le forze liberal-conservatrici devono superare “un panorama somigliante alle saghe di Beautiful”.

Riscoprendo un’unità culturale per liberalizzare l’economia, rompere il predominio dei carrozzoni pubblici, ridurre il peso delle tasse sulle forze produttive. E promuovendo un percorso di selezione del ceto dirigente tramite autentiche elezioni primarie.

IL PARADOSSO ITALIANO 

A riprendere e sviluppare le linee-guida di un programma economico che ricalca “la rivoluzione liberale” promessa e tradita da Forza Italia è Isabella Bertolini. La quale preannuncia per settembre la costruzione di un contenitore in grado di promuovere la ripresa economica contro un regime fiscale e burocratico soffocante per le imprese. Aziende che a suo giudizio meriterebbero interventi ben più efficaci rispetto al taglio del 10 per cento IRAP e alla restituzione di 80 euro nella busta paga dei lavoratori dipendenti.

L’ex parlamentare del Popolo della libertà punta il dito contro “un’Italia che non è stata riformata neanche nella Pubblica amministrazione pesante, visto che mancano i testi legislativi”.

E rimarca la “beffa” di una crescita esponenziale del debito pubblico nonostante le misure di austerità adottate a livello europeo. Il tutto “mentre non si conoscono ancora i vantaggi e gli effetti del programma di spending review elaborato da Carlo Cottarelli”.

UNA NUOVA MANOVRA CONTRO IL CETO MEDIO? 

Responsabile fondamentale dello stallo è per Bertolini “un governo nato da una manovra di Palazzo, privo di omogeneità programmatica, frutto di lotte di potere tra partiti”. Esecutivo -rileva – non in grado di realizzare le riforme strutturali e dunque pronto a mettere in cantiere una legge di stabilità da 10-20 miliardi focalizzata sull’inasprimento del prelievo fiscale verso il ceto medio e produttivo.

RENDERE CONVENIENTE ASSUMERE

La sua analisi delle carenze del governo Renzi si allarga alle politiche sul lavoro. Terreno nel quale ai suoi occhi è necessario un processo di liberalizzazione sull’impronta di quello realizzato dalla Germania nel 2003 in cambio della flessibilità nelle regole di bilancio.

L’obiettivo è rendere convenienti le assunzioni da parte delle aziende, grazie all’adozione di un regime transitorio di contrattazione con contributi e tasse a carico dello Stato.

ASSEMBLEA COSTITUENTE PER LE RIFORME

Altro capitolo della piattaforma dell’Assemblea popolare è una seria revisione dell’architettura istituzionale ingessata: “Riforma che non può essere compiuta sull’onda della fretta e dell’attacco demagogico”.

Fenomeni che, precisa l’ex deputata di centro-destra, hanno portato alla conservazione delle province mascherata dall’abrogazione dei loro organismi elettivi e a un Senato composto da amministratori locali part-time, non votati dai cittadini e investiti di poteri rilevanti.

La strada da perseguire è alternativa nella sua semplicità: “Convocare ed eleggere un’Assemblea costituente”.


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