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Così ripartono i Popolari senza Dellai e Olivero. Parla Mauro

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Il gruppo di Democrazia solidale fondato dai santegidiani Dellai, Olivero e Marazziti non fa più parte dei Popolari per l’Italia. Il Presidente dei Popolari per l’Italia Mario Mauro fa il punto sulle prospettive del contenitore alternativo alla sinistra che ha scelto le “larghe intese in questa legislatura solo per la contingente situazione del Paese”, nella consapevolezza che occorre anche al centro una Leopolda bianca.

I santegidiani fondano Democrazia Solidale: cosa c’è dietro questa spaccatura?
Lo dico con la stima e l’affetto che contraddistingue il sentimento che nutro verso questi compagni di viaggio: il problema, politicamente parlando, sta tutto nelle parole usate da Lorenzo Dellai. Vale a dire la sfiducia nel fatto che esiste ancora uno schema “popolari vs socialisti”.

Non è così?
Io questo sono. Sono un Popolare e per spiegarne il significato cito le parole dell’ex cancelliere tedesco Helmuth Kohl: essere popolare vuol dire essere conservatore sui grandi valori della vita e dell’esistenza, liberale in economia, cristiano-democratico nelle posizioni che contraddistinguono la solidarietà sociale, riformatore dal punto di vista della società e delle istituzioni. La posizione del Ppi, essendo una posizione “per”, non è opposta alla sinistra per differenza, ma è naturalmente alternativa alla sinistra. Per cui come ho distinto con forza la matrice popolare da quella populista, e l’ho fatto nelle opere e nelle azioni politiche, oggi la distinguo con forza da quella socialista. Che, intendiamoci, è stimabile e rimarchevole per il contributo che ha offerto alla vita democratica della nostra Europa. Ma non è la mia.

Quindi i “suoi” Popolari non strizzano l’occhio al Pd?
Vorrei ricordare che la matrice socialista, così come la conosciamo oggi, è recentissima. Perché, non solo il comunismo in Europa è stato antieuropeo, ma anche il Psi di Craxi era contro l’integrazione europea. Fu dopo il crollo del Muro di Berlino che quei partiti che si definivano comunisti, in una notte, divennero tutti socialisti. Tra le curiose malattie di cui il socialismo, a corrente alternata, soffre, non dimentichamo le tentazioni peroniste fra cui rientrano le vicende recenti del Pd. Per cui a differenza dei miei amici non mi sento attratto da questa leadership, né tantomeno ritengo che Renzi rappresenti il superamento dell’attuale quadro politico.

Quali le ripercussioni nei Ppi? Dellai rimarrà capogruppo?
Non ho mai inteso proporre modifiche di assetti sia nei gruppi che nella maggiornza di governo. Considero questa una legislatura di coalizione tra forze che, sulla base di necessità inderogabili del Paese, diversamente non avrebbero avuto ragione di stare insieme. Non solo da ministro dell’esecutivo Letta ma anche quando ho votato la fiducia a Renzi, l’ho fatto perché era l’Italia che meritava fiducia, non perché io volessi un matrimonio di interesse con il capo del Pd. Perché, se sulla base della matrice popolare, sono disponibile nella contignenza ad alleanza con la sinistra, non significa che io sia di sinistra, ma alternativo, così come ribadito da De Gasperi e Moro.

I fuoriusciti annunciano un’alleanza con Pd già alle regionali del 2015…
La nascita dei diesse credo che chiuda l’esperienza di appartenenza ai Ppi di alcune persone. Non lo dico supponendolo, ma perché hanno sottoscritto una lettera in cui recedono da soci fondatori dei popolari. Non posso che commentare con amarezza questo passaggio, ma nel rispetto più profondo di persone che hanno levatura politica e consapevolezza dei propri mezzi. Non credo debba essere la ferocia delle leggi elettorali a far mettere da parte gli ideali.

Questa vicenda ricalca ciò che è accaduto a Scelta civica, con la divisione tra renziani e non renziani e la convivenza tra anime diverse?
Anche nella prima Forza Italia convivevano anime differenti, un crogiuolo dove si confrontavano culture diverse ma dove l’amalgama era rappresentato da Silvio Berlusconi, mentre nel Pd l’amalgma è Matteo Renzi e non la cultura politica democratica. Vorrei ricordare che hanno grande importanza nelle vicende politiche le corti, tant’è che a distanza di secoli ricordiamo quella di Versailles o quella di certi imperatori romani. Ma ancor più importanza credo rivestano le storie. Penso sia più saggio in questo momento di confusione e di dramma globale fare riferimento alle storie. Quella del pensiero politico democratico cristiano, che è il fondamento del PPE, è dal mio punto di vista l’unico riferimento certo a cui intendo ancorarmi.

Come costruire il futuro centrodestra italiano, magari partendo da una Leopolda blu o bianca?
Annuncio che a settembre i Popolari animeranno un grande evento in una terra molto significativa come la Basilicata, dove a Matera andrà in scena un incontro a cui potranno partecipare tutti coloro che, per semplicità, reputino che la dialettica fra popolari e socialisti non sia finita. Anzi, come testimoniato dai risultati europei, possa essere ancora la prospettiva di sviluppo e pace.

twitter@FDepalo



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