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Ecco il futuro della difesa europea secondo Pinotti, Calenda e Procacci

Incertezza, imprevedibilità, instabilità. Sono queste le tre parole con cui il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha riassunto stamane le prospettive a medio termine dello scenario internazionale nel campo della difesa e della sicurezza.

Il suo intervento ha aperto all’auditorium Ara Pacis di Roma un convegno organizzato da Avio Aero e Iai sul tema “Tecnologia e innovazione per la difesa europea: riduzione delle spese militari e nuove sfide globali”, a cui hanno preso parte i vertici dell’azienda, rappresentanti del think tank e svariati relatori, tra i quali il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, e il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre.

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FARE MEGLIO CON MENO

Il ministro ha richiamato la necessità di “fare di più con meno“. È questa, ha detto, la “nuova sfida globale con cui ci dobbiamo misurare“.

Nel breve periodo, ha spiegato la titolare della Difesa, “ci troviamo a dover affrontare un difficile compito: avere a disposizione un budget ridotto rispetto al passato e basso in assoluto e, nello stesso tempo, doverci riorganizzare per far fronte ai rischi insiti in un quadro geo-strategico così instabile“.

LE CRISI DI OGGI E DOMANI

Il riferimento è ai tanti focolai di crisi aperti nel mondo, non ultimi quelli che coinvolgono Israele e Palestina, Irak e Siria, ma anche a problematiche dirompenti in ottica futura, come grandi migrazioni di massa dovute al cambiamento climatico o guerre dovute alla scarsità risorse naturali ed energetiche. Ma anche a causa di fenomeni quali la “nascita di nuove potenze regionali, il ritorno in campo di vecchie potenze, l’implosione di alcuni Stati e i conflitti etnici e religiosi e del terrorismo di matrice religiosa“.

Da qui l’importanza di “mantenere un alto profilo anche sui temi della difesa e della sicurezza” pur in presenza, ha fatto notare la Pinotti, di “una crisi economica e finanziaria” che ha lasciato una pesante eredità, costringendo tutti i Paesi occidentali “a ridurre le spese militari e, in particolare, quelle destinate all’ammodernamento e alla manutenzione degli equipaggiamenti utilizzati dalle Forze Armate.

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VERSO UN MERCATO EUROPEO?

Per questo l’aspetto industriale del settore difesa e sicurezza, ha sottolineato il ministro spiegando il perché della propria presenza al convegno, è tutt’altro che da sottovalutare. “Un mercato europeo più integrato – ha detto – è ormai una necessità ineludibile per l’ industria e per le Forze Armate che devono poter acquisire i prodotti migliori al minor costo possibile. Questo comporta nuovi passi avanti nel processo di razionalizzazione e ristrutturazione dell’industria europea della difesa, ma anche una specializzazione delle sue componenti nazionali sulla base della loro competitività“.
Una prospettiva che comporterà “una maggiore integrazione europea a livello di regole del mercato,
concentrazione industriale, subfornitori, requisiti, standard, programmi di ricerca e approvvigionamento
“.

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE

Per mantenere alti standard di difesa e sicurezza, è convinta Pinotti, “occorre puntare su tecnologia ed innovazione”, ed è qui che entrano in gioco aziende come Avio.
“Nelle linee guida del libro bianco sulla Difesa – ha aggiunto il ministro – è stata così dedicata una parte importante non solo al dialogo con l’opinione pubblica e alle linee strategiche, ma anche allo sviluppo e al mantenimento adeguate capacità tecnologiche ed industriali che rappresentano un elemento essenziale del nostro sistema della difesa e un settore fondamentale per la crescita complessiva del nostro Paese”.

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IL SEMESTRE EUROPEO

Secondo la Pinotti, però, la cura della dimensione nazionale deve andare di passo con “una maggiore integrazione europea“, a cui l’Italia ha creduto sin dal principio e ha contribuito con la redazione del documento More Europe. C’è bisogno, ha rimarcato il ministro, “di condividere il più possibile i diversi strumenti che ancora oggi i Paesi europei gestiscono in un’ottica puramente nazionale e l’intenzione italiana, durante questo semestre di presidenza europea… Mai come ora, nel campo della difesa e sicurezza, abbiamo bisogno di più Europa“. Più che un auspicio è una necessità e un obbligo, poiché l’Unione europea si è di recente impegnata con il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo del dicembre 2013 al rilancio della competitività della difesa nell’Ue. Un obiettivo da raggiungere mettendo in atto misure, come il programma Horizon 2020, che promuovano la ricerca e l’innovazione e che portino gradualmente a un mercato della difesa integrato.

L’ASSE TRANSATLANTICO

L’Europa della Difesa non può tuttavia considerarsi un’entità isolata e autonoma in un mondo che tende al multipolarismo. Può però contare già su un’alleanza solida, quella con gli Stati Uniti. L’asse tra Bruxelles e Washington deve costituire per il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, la bussola delle scelte di governo orientate a ogni esigenza di sicurezza, compresa quella economica.
“Il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, il Ttip”, ha detto, può essere l’ancora al quale l’Occidente può attaccarsi in un mondo segnato da un’instabilità crescente. L’intesa tra le due sponde dell’Atlantico rappresenta infatti “non solo un’opportunità di business”, ma anche un elemento politico di assoluto rilievo che farà leva sul dinamismo del tessuto industriale di entrambi i continenti.

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IL RUOLO DI AVIO

Anche per questo motivo il ruolo delle tante aziende di settore appare cruciale per gli addetti ai lavori sia in ambito internazionale sia in ambito interno. La controllata del gruppo General Electric, ha ricordato il suo ad Riccardo Procacci, crede che “l’industria” possa aiutare “a valorizzare le risorse disponibili e ridurre le inefficienze”. Una strada identica a quella indicata dal governo e che Avio Aero intende seguire trasferendo “al settore pubblico competenze tecnologiche e processi operativi più efficaci e meno costosi”.
Al tempo stesso, ha rammentato Procacci, è fondamentale “continuare a sostenere gli investimenti nel settore della difesa”, affinché si possano “sviluppare tecnologie distintive destinate, come avvenuto in passato, a generare e moltiplicare le ricadute industriali anche nel settore civile”.


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