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Fratelli d’Italia pronti ad appoggiare i referendum anti-austerità

Fino a oggi nessuna forza politica conservatrice e moderata aveva aderito alla campagna referendaria promossa da un gruppo eterogeneo di giuristi ed economisti per trasformare in profondità la legge, approvata a larghissima maggioranza e in tempi record nel 2012, che attua l’introduzione del principio del pareggio di bilancio e del Fiscal Compact nella Costituzione italiana. Al contrario di molte realtà progressiste, i gruppi che con più virulenza avevano tuonato contro la gabbia dell’austerità che soffoca il Vecchio Continente sembravano incapaci di concrete e coerenti iniziative.

Adesso, grazie a un commento scritto sul Giornale dal leader del Comitato promotore Gustavo Piga, qualcosa si è messa in moto. Secondo indiscrezioni prive di conferma, lo stato maggiore di Forza Italia avrebbe deciso di sponsorizzare le richieste popolari.

Tra le voci più critiche verso i parametri finanziari Ue spicca il rappresentante di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Guido Crosetto, che si è spinto a invocare l’abbandono della moneta unica in caso di mancata rinegoziazione delle politiche di austerità.

Crosetto, appoggerà le richieste referendarie proposte da Gustavo Piga?

Fin dall’inizio ho espresso la mia piena condivisione per l’iniziativa. E ho chiesto invano che i promotori mi contattassero, risultando tra i pochissimi parlamentari ad aver votato contro l’adozione del Fiscal Compact e l’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione.

Il fattore di divisione potrebbe essere la vostra proposta di fuoriuscita dall’Euro-zona, estranea all’orizzonte referendario.

Ritengo che prima o poi una riflessione seria, approfondita, scevra da tabù dovrà essere compiuta anche sugli effetti dell’Unione monetaria. E non soltanto sull’arma di “distruzione di massa”, impossibile da rispettare per i suoi stessi sostenitori, che porta il nome di Fiscal Compact.

Pensa che le forze del centro-destra appoggeranno la campagna popolare contro l’edificio dell’austerità europea?

Resto aperto alle “conversioni sulla via di Damasco” per chiunque e verso ogni partito.

Una battaglia del genere potrebbe contribuire a ricomporre e rilanciare una coalizione moderata in crisi di identità?

Non lo so. Almeno dovrebbe costringere le formazioni di centro-destra a riflettere su ciò che realmente vogliono per superare una crisi sempre più avvitata su se stessa. Crisi che nel nostro paese ha provocato dall’aprile 2008 un crollo del 24,6 per cento nella produzione industriale. Ma il problema non è soltanto italiano. Perché ora è entrata in difficoltà la stessa economia tedesca.



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