“Primarie di coalizione come requisito necessario per la presentazione di candidature unitarie del centro-destra, nell’ambito di un progetto che si ispiri a comuni valori e ad un programma condiviso”. Attorno all’obiettivo della petizione promossa da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia si sono ritrovati per la prima volta da tempo i pianeti dispersi della frastagliata e litigiosa galassia conservatrice-moderata.
Oltre ai rappresentanti di FdI, Forza Italia e Lega Nord, erano presenti figure di spicco di NCD: Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto, Nunzia De Girolamo, Barbara Saltamartini. Scelta che non è stata condivisa dal loro collega Sergio Pizzolante. Ecco perché in una conversazione con Formiche.net.
Come valuta l’opzione delle primarie per scegliere la classe dirigente di una rinnovata coalizione di centro-destra?
Non credo all’ineluttabilità della ricostruzione del centro-destra. Realtà che, nella forma in cui l’abbiamo conosciuta per vent’anni, non esiste più. Così come non c’è più il centro-sinistra nella fase precedente all’avvento di Matteo Renzi. Capace di liquidare le culture comuniste e post-comuniste, e di rompere il collegamento tra Partito democratico e CGIL sulla scia di quanto fece Tony Blair nel Labour britannico. Tutte le categorie politiche che hanno caratterizzato la seconda Repubblica, a partire dal binomio berlusconismo-antiberlusconismo, sono tramontate. Non possiamo pensare di ricominciare dal passato.
Ma non è il modo più efficace per unificare dal basso un mondo frantumato e litigioso?
Trovo singolare adottare il metodo delle primarie inaugurato dal Pd, nel momento in cui il vertice del Nazareno pensa a un modo diverso per scegliere il proprio candidato alla presidenza dell’Emilia Romagna. Le consultazioni popolari preventive per selezionare il ceto dirigente e le persone che aspirano a una carica pubblica non costituiscono un fattore rilevante dal punto di vista politico. Ciò che conta sono i contenuti.
La babele dei programmi su temi etici, immigrazione ed Europa ostacola un percorso di aggregazione?
Rilevo semplicemente la distanza incolmabile tra una forza moderata come il Nuovo Centro-destra – che ha assunto una storica responsabilità di governo e guarda all’UE come destino politico fondamentale per i cittadini italiani – e una Lega Nord radicalmente ostile all’orizzonte comunitario oltre che alla moneta unica. Carroccio che non è più il partito a vocazione territoriale e federalista di Umberto Bossi, ma una forza lepenista, anti-immigrazione e no-euro. Al pari di Fratelli d’Italia.
E con Forza Italia è possibile un rapporto?
Fi è un partito nostalgico, rivolto al ventennio berlusconiano come il Movimento sociale di Giorgio Almirante lo era nei confronti di quello mussoliniano.
Le vostre proposte di legge di iniziativa popolare su fisco, giustizia, istituzioni potrebbero essere i punti comuni da cui ripartire?
Sì. Ma si tratta dei temi fatti propri dal governo Renzi. La bandiera dell’avversione al regime fiscale oppressivo l’ex Cavaliere l’ha consegnata al premier nell’incontro del Nazareno. Non possiamo tornare al Berlusconi che nel 1994 tuonava contro la burocrazia e le tasse promettendo una riforma garantista della giustizia.
Perché?
È il terreno su cui il centro-destra ha registrato un fallimento epocale. Oggi l’apparato amministrativo è più pesante che mai, il fisco è il più soffocante nel panorama occidentale. E i “magistrati militanti” hanno vinto la loro battaglia come riconosciuto dalla timida riforma giudiziaria messa in campo dall’esecutivo.
Cosa deve fare il Nuovo Centro-destra?
Il nostro campo di azione è conquistare i 4 milioni di cittadini che nel voto europeo hanno scelto Renzi su premesse fortemente liberali e innovatrici – compreso un mercato del lavoro più flessibile e aperto – optando per un’altra formazione nella contemporanea tornata amministrativa. Distinguendo così tra il premier e la cultura conservatrice del PD. Noi non possiamo perdere questo mondo per regalarlo al leader del Nazareno.
Diversi esponenti di NCD pensano di riallacciare le relazioni con Forza Italia.
Non condivido tale prospettiva. Una volta sopravvissuti alle elezioni europee, noi abbiamo il compito di aggregare tutta l’area moderata attualmente al governo. Un mondo che guarda con fiducia a Renzi ma non ha nulla a che fare con il Pd. La strada è costruire gruppi unici con Unione di centro e Scelta civica. L’approdo è creare un nuovo soggetto politico ancorato al Partito popolare europeo e fondato su programma liberale di rapporti fra cittadini e Stato.
Ma alla fine dovrete scegliere fra PD e centro-destra, soprattutto se andrà in porto una riforma elettorale bipolare…
Come diceva Bettino Craxi, “Primum vivere, deinde philosophari”.