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Padoan e un paio di ipotesi del Tesoro sul debito pubblico

Chi l’ha detto che il governo non pensa a come tagliare il debito pubblico? La necessità di operazioni per abbattere il debito, suggerite da tempo su Formiche.net da esperti ed economisti come Giuseppe PennisiGuido Salerno Aletta e Edoardo Narduzzi, sembra farsi largo al ministero dell’Economia.

Secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net in ambienti finanziari milanesi, la scorsa settimana i vertici del dicastero retto da Piercarlo Padoan hanno tenuto une delle periodiche riunioni con investitori italiani ed esteri, in cui il titolare del ministero di via Venti Settembre scambia idee e impressioni, e spesso sonda gli interlocutori su progetti in cantiere o solo abbozzati al Tesoro.

Nell’incontro della scorsa settimana, secondo fonti convergenti, si sarebbe parlato anche di tre aspetti legati da un medesimo obiettivo: come riavviare da un lato la crescita e come tagliare il debito dall’altro lato.

In questa prospettiva sarebbero state discussione alcune idee. Almeno tre.

La prima è quella di utilizzare il patrimonio immobiliare, e non solo immobiliare, di regioni ed enti locali per una operazione di riduzione del debito.

La seconda idea? Se e come riuscire a convogliare gli attivi dei fondi pensioni e delle casse di previdenza per iniziative di sostegno finanziario a start up, piccole e medie imprese, infrastrutture. I problemi, i dubbi e le perplessità non mancano, specie per i diretti interessati, oltre che sulla fattibilità normativa.

Medesime difficoltà, anzi ancor maggiori, deriverebbero da una idea “alla polacca” di cui si sarebbe parlato al Tesoro: coinvolgere i fondi pensione in una ristrutturazione del debito. In Polonia è avvenuto questo nel 2013: con l’obiettivo di ridurre il debito pubblico dell’8% dal 52,7% del Pil registrato nel 2012, il governo Tusk ha approvato un takeover del 51,5% degli asset dei fondi pensione (ossia delle obbligazioni convertibili).

Su quest’ultima ipotesi, comunque, Padoan non si è espresso.

Le riunioni proseguono, mentre nelle interviste di premier, ministri e sottosegretari si parla d’altro.


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