Quello che finora appariva come un ingombrante sospetto, assume i contorni dell’ufficialità offerta da un lungo elenco di prove, raccolte in una scheda informativa del Dipartimento di Stato Usa. Il governo di Mosca, secondo il documento, avrebbe offerto il suo appoggio ai separatisti filorussi che hanno portato la Crimea ad annettersi alla Russia e che ora gettano nel caos l’Est dell’Ucraina.
Nonostante il Cremlino neghi ogni coinvolgimento, si apprende, “esistono riscontri del fatto che molti sedicenti leader separatisti provengano proprio dal territorio di Mosca” e che quest’ultima “continui ad ammassare un considerevole numero di equipaggiamenti presso un sito specifico nel sudovest della Russia“. Il materiale in questione comprenderebbe un tipo di carro armato non più in uso all’esercito russo, veicoli corazzati, diversi lanciarazzi, artiglieria e sistemi di difesa aerea. Il numero di carri armati, mezzi corazzati e lanciarazzi nel sito “è quasi raddoppiato“, cui si sono aggiunti sistemi di difesa aerea più avanzati.
Da qui, secondo fonti d’intelligence, il timore che questo equipaggiamento verrà con ogni probabilità consegnato presto ai separatisti e la certezza che la Russia “abbia già consegnato loro carri armati e una serie di lanciarazzi provenienti dal sito in questione“. Tra il materiale già passato nelle mani dei ribelli ci sarebbero carri armati ed artiglieria di epoca sovietica e che “nel corso del fine settimana diversi veicoli militari hanno oltrepassato il confine“.
Video dei convogli militari dei separatisti postati sui social media fanno pensare che solo nell’ultima settimana la Russia, specifica la scheda americana, “abbia fornito ai militanti almeno altre due decine di veicoli blindati e pezzi d’artiglieria, nonché altrettanti autocarri militari”. Uno di questi, pubblicato il 14 luglio, mostra “un convoglio di Luhansk diretto a Donetsk composto da almeno cinque carri armati T-64, quattro veicoli blindati per il trasporto di truppe BMP-2 (APC), numerosi lanciarazzi BM-21, tre fucili anticarro da rimorchio, due fucili antiaerei ZU 23-2 e probabilmente un mortaio 2B16“. E non è il solo.
A questo va aggiunto secondo il testo “che dopo aver ripreso il controllo di numerose città ucraine lo scorso fine settimana, le autorità di Kiev hanno scoperto depositi nascosti di armi presumibilmente di provenienza russa” (dove sarebbero stati trovati missili antiaereo MANPAD, mine, granate, MRE, veicoli e una chiatta) e di “equipaggiamenti accompagnati da documenti che ne dimostrano chiaramente l’origine“.
Le campagne di arruolamento dei separatisti, rileva la scheda informativa, “si stanno estendendo in Russia, dove sono alla ricerca di volontari con esperienza nell’uso di armi pesanti come carri armati e mezzi di difesa aerea“. Contestualmente, la Russia “ha rifiutato di invitare i separatisti a deporre le armi” e continua a impiegare “nuove forze vicino al confine ucraino, dove a breve stazionerà un considerevole numero di unità militari“.
Tutto ciò, merita secondo il Dipartimento di Stato Usa “la massima attenzione, perché mentre Mosca dice di cercare la pace, le azioni che compie non corrispondono alla sua retorica“.
Un giudizio condiviso da molti osservatori che ritengono che questa situazione preoccupante dovrebbe portare la comunità internazionale e l’Italia ad assumere un atteggiamento più severo e di condanna nei confronti di chi, secondo il documento “impedisce la costruzione di un’Ucraina democratica, che sia stabile, unita, politicamente ed economicamente sicura e in grado di determinare il suo futuro“.