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Perché ho firmato l’appello di Martino e Moles

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ho aderito all’idea di entrare tra i primi firmatari di “rivolta l’Italia” promossa da Giuseppe Moles e Antonio Martino per vicinanza politica ed ideale al testo dell’appello. Ritrovare i principi che hanno costituito l’humus del centrodestra: libero mercato, concorrenza, efficienza, riduzione dell’intrusività dello Stato nella vita dei cittadini, riduzione e rimodulazione fiscale, impresa e libero scambio come valori fondamentale su cui poggia la società.

Certo, si potrebbe argomentare che “Un contratto per il Centrodestra” ha fatto da apripista nel fiorire degli appelli e che questi successivi tentativi sembrano un’emulazione reciproca. Tuttavia, sarebbe miope ed immaturo battere sul tasto della primogenitura. Ogni iniziativa che si muove verso la costruzione di un centrodestra unito, liberale e conservatore, rinnovato nei metodi e nelle idee deve essere coadiuvato e sostenuto. Il futuro di un’intera area politica passa dalla capacità di ripensare sé stessa culturalmente e politicamente. Come ho sempre scritto: vanno abbandonate le divisioni, le crocchette e le dentiere, i cerchi magici e il piccolo cabotaggio. E queste iniziative sono un primo passo per rivoltare non solo pagina, ma il centrodestra.

Alcuni faranno notare come nel testo manchi un riferimento alle primarie, tuttavia credo sia stato omesso in quanto passaggio scontato e già battuto (e dibattuto) da iniziative come “Un Contratto per il Centrodestra”. Chi crede nella competizione come fattore imprescindibile per lo sviluppo delle attività umane non può certamente sottrarsi ad un meccanismo concorrenziale d’idee e persone come le primarie a tutti i livelli.

Ora è necessario fare uno sforzo ulteriore: mettere insieme questa rete di pianeti politico-culturali per dare vita ad un insieme di eventi, iniziative, convegni e manifestazioni che sappiano coltivare l’unità e riportare al centro del dibattito pubblico idee, proposte e rinnovamento.


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