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Forza Italia, ecco come e dove nasce la nuova politica economica berlusconiana

Forza Italia

Un’apparente metamorfosi. È l’immagine che Forza Italia sta offrendo nelle ultime settimane nel terreno economico-sociale.

Un ritorno al futuro

Consapevoli del fallimento politico-elettorale della lunga stagione egemonizzata dall’interventismo del “socialista” Giulio Tremonti votato all’austerità di bilancio e ostile ai tagli robusti delle tasse, rappresentanti di spicco della formazione guidata da Silvio Berlusconi caldeggiano il rilancio della “rivoluzione liberale-liberista” promessa nel marzo 1994. E con questo spirito e si accingono a sfidare i potenziali alleati di una versione rinnovata della Casa delle libertà.

Un partito della proprietà, risparmio, libertà

Tutto nasce da un’iniziativa politico-editoriale messa in campo da Daniele Capezzone. Il suo libero ed e-book “Per la rivincita. Software liberale per tornare in partita”, recentemente recensito da Formiche.net, prefigura i contenuti possibili di una credibile e vincente alternativa al Partito democratico di Matteo Renzi.

Un “contenitore e una coalizione della libertà, del ceto medio, della proprietà, del risparmio, delle piccole e medie imprese, della riduzione di tasse e spesa pubblica, della scelta individuale e privata”. Promessa ai suoi occhi tradita da un centro-destra che giunto al potere ha preferito gestire l’esistente piuttosto che promuovere le grandi riforme.

Una terapia d’urto

Fautore di una ricetta shock per promuovere la ripresa produttiva del nostro paese, il presidente della Commissione Finanze di Montecitorio propugna una riduzione del peso del fisco pari a 40 miliardi di euro nell’arco di 2 anni e di 12 miliardi nei 3 successivi.

Nel suo progetto le imprese beneficeranno dell’abrogazione dell’IRAP entro 2 anni e della riduzione dell’IRES dal 27,5 al 23 per cento nell’arco di 3 anni. A favore dei lavoratori viene messa in campo una diminuzione di 10 miliardi di tributi spalmata in 5 anni.

Per consumatori e famiglie è previsto il calo dell’IVA dal 22 al 20 per cento nel giro di 2 anni. Allo scopo di rimettere in circolazione 6 miliardi di liquidità viene proposto il conferimento a imprese e lavoratori della quota di trattamento di fine rapporto non utilizzata per la previdenza complementare.

Una rivoluzione fiscale

Le iniziative per ridurre l’invadenza delle istituzioni pubbliche nella vita dei cittadini passano secondo il parlamentare “azzurro” per la Flat tax, un’unica aliquota fiscale del 20-25 per cento sui redditi da lavoro e impresa. Per l’abbattimento delle tasse sulla prima casa “ingiuste e contro-producenti per il mercato edilizio”, per il taglio dell’IVA e la forte diminuzione dell’IRAP.

Una visione strategica che presenta grande affinità con le ricette indicate da Antonio Martino, economista liberale-liberista e ultimo superstite della stagione pionieristica di Forza Italia. Con il quale Capezzone condivide l’obiettivo di aggredire le spese correnti, che crescono automaticamente e finiscono facilmente fuori controllo.

Le fonti di spesa da colpire

Esempi emblematici di tali uscite sono una realtà regionale che governa 200 miliardi di risorse del Servizio sanitario nazionale, con un costo di 14mila euro annui per una famiglia di 4 persone. Cifra ben più onerosa del buono sanità che potrebbe essere assegnato a ogni nucleo familiare per garantire una libertà di scelta e concorrenza virtuosa tra servizi alla salute.

E la giungla di aziende municipalizzate, una sacca di “socialismo locale” da cui si potrebbero ricavare almeno 30 miliardi.

I risparmi possibili

Le coperture finanziarie individuate per realizzare l’iniziativa fiscale, complessivamente pari a 45 miliardi, sono così articolate: tagli di 16 miliardi alla spesa pubblica corrente e agli acquisiti di beni e servizi da parte della PA, riordino e riduzione di 6 miliardi di trasferimenti alle aziende, eliminazione di 18 miliardi di agevolazioni e privilegi fiscali, calo del costo del debito per 5 miliardi grazie a un piano di alienazioni immobiliari pubbliche pari a 140-150 miliardi.

Sfidare i tabù comunitari

Una riduzione radicale delle uscite che Capezzone vuole accompagnare con l’archiviazione dell’austerità europea, il conferimento alla BCE dei poteri della Federal Reserve Usa, la rinegoziazione di unFiscal Compact che calpesta spirito e obiettivi del Trattato di Maastricht”.

Sforare il limite del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL dunque. Ma non per fare più spesa pubblica, bensì per restringere il perimetro dello Stato e restituire ossigeno al tessuto produttivo. “Per tornare a una crescita annua di almeno il 2 per cento”.

Come cambiare l’Europa

Tesi che sono state rilanciate dal suo collega Renato Brunetta in un programma di 6 punti per costruire il centro-destra del futuro. A giudizio dell’ex ministro della Pubblica amministrazione, l’ambizioso progetto per lo sviluppo dell’Italia non sarebbe possibile senza capovolgere la marcia fallimentare dell’austerità e rigore europei a trazione germanica.

Anziché puntare sui nebulosi margini di flessibilità nel rispetto dei vincoli finanziari che il governo Renzi ha strappato in sede comunitaria, il parlamentare-economista prospetta “riforme simultanee per 1-2 punti di PIL, concordate con Bruxelles sulla base delle proprie specificità dagli Stati che aderiscono alla valuta unica”. E propone l’adozione di strumenti di condivisione responsabile del debito come gli Eurobond, oltre a un deprezzamento competitivo della moneta comune pari al 20 per cento.

Tuttavia Brunetta non si spinge al punto di appoggiare le richieste referendarie contro l’applicazione dell’austerità in Italia promosse da un comitato di studiosi capitanato da Gustavo Piga.

Una Forza Italia “americana”

Richiama lo spirito del ‘94 con linguaggio e accenti di stampo nordamericano il Manifesto “Rivoltare l’Italia” messo a punto dall’ex parlamentare “azzurro” Giuseppe Moles.

Un testo che rivendica l’attualità della lotta contro l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica in nome di un’Italia più libera e meno statalista, più aperta alle scelte personali e con meno restrizioni e sprechi.

Tra Friedman e Clinton

Nel terreno fiscale le ricette prospettate dall’esponente di FI ricalcano la più tradizione repubblicana Usa. A partire dalla “Flat tax” proposta dal premio Nobel per l’Economia Milton Friedman nella convinzione che un regime tributario leggero è foriero di crescita, investimenti a lungo termine, maggiori risorse in circolazione.

Per favorire la ripresa produttiva e dei consumi Moles propone poi la creazione di “zone franche” da tributi in determinate aree del nostro paese e la riduzione dell’IVA al 20 per cento.

L’altro cardine del suo progetto economico-sociale è la riproposizione della legge Biagi integrata dal Libro Bianco redatto dallo studioso ucciso dalle Brigate rosse. Un testo che prefigurava un ruolo attivo degli ammortizzatori sociali e dei sussidi al reddito orientati al Welfare to work realizzato da Bill Clinton nel 1996.


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