La mission, gli sviluppi, le criticità, i suoi rapporti con Forza Italia e con il Pd. Ecco Costituente popolare, il progetto che vuole unire in un nuovo soggetto politico Ncd, Udc e Popolari per l’Italia secondo uno dei suoi più convinti sostenitori, Antonio De Poli, vicesegretario vicario dell’Udc.
Senatore, perché ha scelto di firmare l‘appello per la Costituente popolare?
La Costituente popolare è la start up di un nuovo soggetto politico che trova nelle forze politiche dell’area moderata, popolare e riformatrice che sostengono l’attuale Governo. Gli enunciati, finalmente, si trasformano in fatti concreti: nell’attuale scenario politico – da una parte c’è il Pd, dall’altra lo sfascismo seppure ridimensionato dall’ultimo voto alle Europee – c’è l’esigenza di occupare lo spazio dei moderati.
C’è uniformità di posizioni all’interno di Udc e Ncd sull’idea di costituire gruppi unici in Parlamento? Le indiscrezioni sembrano raccontare un’altra storia…
L’Udc ha votato in maniera compatta in Consiglio nazionale il Documento politico che istituisce il Comitato promotore del nuovo soggetto politico. Per ciò che riguarda l’Ncd, mi attengo alla posizione del coordinatore nazionale Quagliariello che, con decisione e grande impegno, in questi giorni, abbiamo avuto modo di incontrare proprio per accelerare un percorso avviato da tempo.
Uno dei rilievi che vengono posti è che creare adesso un gruppo unico possa evidenziare le differenti posizioni in merito alle riforme delle varie realtà in campo e finire per essere controproducente. Condivide?
La Costituente popolare non è una sommatoria di sigle ma un laboratorio politico aperto dove si avvierà un confronto serio alla luce del sole. Non credo sia controproducente. La gente è stanca di vedere la politica o in televisione o chiusa nelle stanze dei Palazzi. Noi la vogliamo portare fuori, in mezzo alla gente.
Ci può essere convergenza tra il vostro manifesto e l’appello a riunire tutti i moderati lanciato da Berlusconi?
L’appello di Berlusconi ripropone uno schema vecchio che appartiene al passato e ci riporta indietro al 1994. La sua appare più come una dichiarazione di intenti che, allo stato attuale, è solo teorica. Le convergenze si costruiscono sui contenuti politici. Nel nostro manifesto, d’altronde, lo si dice chiaramente: vengono fissati alcuni concetti chiave su cui intendiamo sviluppare un confronto attraverso anche l’istituzione di un Comitato promotore.
Quali possono essere i punti unificanti di una nuova coalizione moderata?
Tutti noi ci riconosciamo nei valori del Ppe. Siamo europeisti convinti, crediamo in un’Europa solidale e popolare, attenta ai bisogni delle persone e non della finanza e delle banche. Crediamo fortemente nei valori fondanti dell’Europa cristiana e respingiamo con forza qualsiasi tentativo di degenerazione relativista e laicista. La famiglia che è stato ed è ancora oggi uno strumento di protezione sociale in un periodo di crisi va tutelata in modo concreto.
La Costituente popolare nella maggioranza di governo non rischia di venire schiacciata dal feeling tra Renzi e Berlusconi?
La competizione democratica non può fare perno solo su un partito. Da una parte, nella ‘casa’ del Pse, c’è il Pd. Dall’altra parte, manca un soggetto politico unitario che si rifaccia ai valori del Ppe. Questa è la mission principale della Costituente popolare. Vogliamo mettere al centro della politica la persona, le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti. Vogliamo essere un punto di riferimento per i milioni di disoccupati, soprattutto giovani che non hanno più la speranza di un futuro.