“Non si fa la guerra in nome di Dio!”. Lo ha gridato Papa Francesco dopo aver descritto con angoscia all’Angelus le persecuzioni contro i cristiani dell’Irak. “Ringrazio – ha aggiunto – coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto”. “Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio inviato personale in Iraq – ha spiegato il Papa ai fedeli di piazza San Pietro – il cardinale Fernando Filoni che domani partirà da Roma”. “Noi tutti – ha poi concluso – pensando a questa situazione a questa gente, facciamo silenzio e preghiamo”.
LA BARCA E LA TEMPESTA
I discepoli impauriti dalle onde che li sovrastano rappresentano “una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta. Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà”. Lo ha detto Papa Francesco all’Angelus. “La fede – ha sottolineato – ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci ai pericoli. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze”.
Secondo Francesco, “siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita”. “A questo – ha scandito – ci richiama sempre la nostra Madre, la Madonna. A lei ci rivolgiamo fiduciosi”. Il Pontefice ha commentato così l’episodio evangelico della tempesta placata da Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando il Maestro invita i discepoli a salire sulla barca e a precederlo all’altra riva, mentre Lui congeda la folla, e poi si ritira tutto solo a pregare sul monte fino a tarda notte”. Ma “sul lago si leva una forte tempesta, e proprio in mezzo alla tempesta Gesu’ raggiunge la barca dei discepoli, camminando sulle acque del lago”. “Quando lo vedono – ha ricordato Bergoglio – i discepoli si spaventano, pensano a un fantasma, ma Lui li tranquillizza: ‘Coraggio, sono io, non abbiate paura!'”. “Quando su quella barca risale Gesù – ha poi concluso – il clima subito cambia: tutti si sentono uniti nella fede in Lui. Tutti piccoli e impauriti, diventano grandi nel momento in cui si buttano in ginocchio e riconoscono nel loro maestro il Figlio di Dio”.