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Esame al nuovo Senato di Renzi e Boschi. La lezione del prof. D’Onofrio

“Nessuno potrà più fermare il cambiamento”, ha promesso Matteo Renzi con il primo sì del Senato alla sua riforma costituzionale. Il treno delle riforme va avanti spedito e approderà già a settembre alla Camera. Su almeno due punti però sarebbe bene andarci piano e approfondire meglio la questione, suggerisce il costituzionalista Francesco D’Onofrio che dà a Formiche.net la sua lettura complessiva del testo.

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Professore, che ne pensa della nuova architettura istituzionale uscita da Palazzo Madama per la prima volta?
Il risultato complessivo è rilevante ma non conclusivo. Condivido la gioia del giovane-vecchio scout ma rimpiango il vecchio-grande senso dell’equilibrio democristiano. Ci sono due punti fondamentali che hanno ancora bisogno di correzioni.

Quali?
Il primo è il rapporto tra Stato e Regioni. Abbiamo oscillato tra un’ispirazione di origine sturziana che prevede un limitato potere legislativo delle Regioni e un sostanziale potere generale dello Stato e un’ipotesi sostanzialmente leghista, quella del Titolo V, che prevede quasi tutto il potere alle Regioni e poco allo Stato. La soluzione adottata ora appare lontana da un punto di equilibrio, ci vorrà del tempo per trovarlo tra il nuovo potere normativo europeo e una qualche ma seria autonomia regionale.

Il secondo punto?
Riguarda l’equilibrio tra premio di maggioranza e organi di garanzia, in particolare il capo dello Stato. Bisogna modificare radicalmente la sua elezione. Sono da tenere presente sia l’emendamento Gotor che prevede la partecipazione al voto anche dei deputati europei sia l’emendamento Casini che prevede comunque una maggioranza più larga per eleggere il presidente della Repubblica rispetto a quella del testo approvato venerdì (630 deputati più 100 senatori, ndr). Sono comunque questioni che capiremo fino in fondo quando il Senato affronterà la nuova legge elettorale, l’equilibrio complessivo richiede la modifica o di una riforma o dell’altra, sono legate indissolubilmente.

Una delle questioni più dibattute è stata l’elettività o meno dei nuovi senatori…
Non credo sia questo il problema di fondo. Condivido l’idea di Renzi che l’elezione possa essere indiretta ma non per le ragioni economiche che ha indicato, più che altro per ragioni istituzionali.

E sull’immunità prevista bisogna intervenire?
Bisogna considerare che i nuovi senatori avranno delle funzioni rilevanti dal punto di vista costituzionale. Per questo, e non come mero fattore di privilegio, è giusto che abbiano l’immunità.

Sara davvero “la volta buona”, come dice Renzi, per le riforme?
E’ sicuramente un primo passo molto importante politicamente parlando ma, come sottolineato da altri, le riforme dovranno incrociare un autunno molto difficile per quanto riguarda l’economia. Le questioni sono intrecciate.

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