Tutti sono rimasti sbalorditi dai rapidi successi dello Stato Islamico, già Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS o ISIL).
I suoi successi sono stati strepitosi sia per rapidità che per estensione. Altrettanto inaspettate sono state la scarsa volontà combattiva dell’esercito iracheno e le ridotte capacità militari dei peshmerga curdi. Sei divisioni di Baghdad – circa la metà del suo esercito – sono fuggite da Mosul, abbandonando le loro armi, in gran parte fornite dagli americani.
GOVERNO IRAKENO CIRCONDATO
La rotta delle forze del governo iracheno è proseguita lungo la vallata del Tigri fino alle porte della capitale. Essa è, da gennaio, minacciata da Ovest dalle forze dell’ISIS che hanno occupato Ramadi e Falluja, da dove effettuano raids e attentati terroristici a Baghdad e nei luoghi sacri degli sciiti: Samarra, Kerbala e Najaf. Hanno influito sulla clamorosa sconfitta irachena le divisioni politiche interne.
IL RUOLO DI ISIS NEL SURGE DI PETRAEUS
Il primo ministro dimissionario, Nouri al-Maliki, è responsabile dell’unione all’ISIS di gran parte delle milizie sunnite – anche di quelle protagoniste del “risveglio” o sahwa dell’Anvar. Esse avevano cooperato con il surge amerricano del gen. Petraeus e avevano sconfitto il movimento islamista predecessore dell’ISIS, “al-Qaeda in Iraq” del giordano al-Zarqawi. Con la politica discriminatoria seguita nei loro confronti, oltre che dei curdi, al-Maliki ne ha suscitato la rabbia.
MALIKI CAPRO ESPIATORIO
Al-Maliki è così divenuto il “capro espiatorio”, per giustificare l’insuccesso della politica di Obama. La cosa è comprensibile. Gli Usa sono responsabili del disastro iracheno, non solo per l’occupazione dell’Iraq e la distruzione del regime di Saddam Hussein, ma anche per aver preso al balzo, nel 2011, la richiesta di Baghdad di ritirare tutte le loro truppe dall’Iraq.
LE DIATRIBE FRA PENTAGONO E CASA BIANCA
Il Pentagono, consapevole della situazione più della Casa Bianca, voleva lasciarvi 15.000 uomini con compiti addestrativi e soprattutto per garantire la coesione delle unità irachene, fino a quando non avessero dimostrato una sufficiente capacità combattiva. Non è la prima volta che Obama subordina le sue decisioni di politica estera e di sicurezza a considerazioni di politica interna o di carattere personale.
OBAMA TRA AMBIZIONI ED ERRORI
Obama vuole passare alla storia come il presidente che ha corretto gli errori del suo predecessore, ritirando le truppe dall’Iraq e dall’Afghanistan. Non vuole ammettere di aver sbagliato. Ha ritardato l’intervento militare contro l’ISIS una volta che questo aveva conquistato Mosul, per non smentirsi, mascherandosi con la scusa che il rinforzo dei curdi, ne avrebbe accelerato la secessione, con la distruzione dell’unità dell’Iraq, soprattutto perché essi avevano occupato Kirkuk, capitale storica del loro popolo e ricca di giacimenti petroliferi.
LA QUESTIONE DEL GOVERNO CURDO
Il territorio del Governo Regionale Curdo (KRG) è difficile da difendere. I curdi, pur disponendo di circa 300.000 peshmerga sono divisi fra il Fronte Patriottico filoiraniano di Talabani, e il filo-turco Partito Nazionale di al-Barzani. Tuttavia le loro divisioni interne si sono attenuate quando sono stati minacciati dall’esterno. La principale vulnerabilità del KRG è geo-strategica. La geografia non facilita la sua difesa.
LA VULNERABILITA’ DEL KRG
Il suo territorio è grosso modo un semicerchio rivolto, con la sua concavità rivolta a Ovest verso il Tigri. La sua sezione occidentale è costituita da pianure situate ai piedi delle montagne che lo separano dall’Iran e dall’Iran. La zona montagnosa ha sempre costituito il ridotto naturale, in cui i curdi sono riusciti a resistere. Le pianure sono invece indifendibili. I collegamenti fra le varie province curde sono difficili. Non esiste la possibilità di manovra per linee interne, per opporre la concentrazione della difesa a quella dell’attacco. Essa è posseduta invece dall’ISIS, che può utilizzare la rete stradale della vallata del Tigri. Può concentrarsi rapidamente, dove decide di attaccare, precedendo qualsiasi contromanovra. La cattura degli armamenti iracheni a Mosul gli ha messo a disposizione una grande potenza di fuoco e aumentato ancora la sua mobilità. Ha dimostrato di sapersi avvalere di entrambe. Il comando dell’ISIS ha dimostrato di possedere audacia e flessibilità. Le sue truppe sono disciplinate e aggrassive. Non sono un’orda di fanatici.
I TERRIBILI VANTAGGI DELL’ISIS
L’ISIS trae poi vantaggio della contiguità territoriale fra le zone che ha conquistato in Siria e in Iraq. Trae anche vantaggio dalla limitazione dei bombardamenti USA alle regioni settentrionali dell’Iraq, escludendo il territorio siriano. Dopo i primi bombardamenti, l’ISIS ha spostato la gravitazione dei suoi attacchi dall’Iraq alla Siria. Tale fatto è stato interpretato, in modo invero alquanto tragicomico – da Obama come prova del successo dei suo limitato intervento. Non è così. Dopo aver dichiarato mission accomplished sarà difficile per gli USA riprendere i bombardamenti, quando l’ISIS concentrerà i suoi sforzi in Iraq, sia contro Baghdad che contro i curdi.