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Frontex, la tragica beffa di Bruxelles

Non servono commenti per stimmatizzare l’operato (pardon, l’inazione) dell’Unione europea sull’immigrazione dal Nord Africa. Bastano solo le promesse e le successive parole della Commissione di Bruxelles per mostrare quanto fatuo e irresponsabile sia l’atteggiamento dell’esecutivo europeo.

LE INCREDIBILI PAROLE

I fatti di ieri sono inequivocabili. La certificazione del fallimento delle politiche dell’Unione in questa materia si può rintracciare nel comunicato diramato ieri dal portavoce della Commissione per negare che Frontex possa subentrare all’Italia nella gestione dell’operazione «Mare Nostrum», che ha finora consentito di salvare migliaia di persone. Ecco l’incredibile giustificazione: “Si tratta di una piccola agenzia senza mezzi”.

GLI ANNUNCI SENZA ESITO

Ohibò. A questo punto bisogna chiedersi allora che cosa sia davvero Frontex, quali obiettivi abbia, a che cosa serva, si domanda oggi sul Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini. Anche perché nell’ottobre scorso, poche ore dopo il naufragio di Lampedusa che aveva provocato centinaia di morti, era stata il commissario Cecilia Malmström a garantire un impegno straordinario “per evitare altri tragedie simili”. Ecco quello che poi aveva aggiunto: bisogna “schierare i mezzi di Frontex in tutto il Mediterraneo, da Cipro alla Spagna, per dare vita a una task force contro il traffico illegale di esseri umani. Ci vuole un piano di azione europeo. L’Europa deve impegnarsi di più e contribuire al salvataggio delle vite umane”.

LA VERA BEFFA

Invece, il vuoto dopo le parole. Anzi la beffa (ieri): “Si tratta di una piccola agenzia senza mezzi”. Non proprio senza mezzi, se si legge questo pezzo di tempo fa di Formiche.net.

LE RACCOMANDAZIONI DEL CORSERA

I consigli del Corriere della Sera sono due. Primo: “Bisogna avviare trattative bilaterali con gli Stati che sono le mete finali di questi migranti. La maggior parte di loro approda infatti sulle nostre coste ma poi sceglie di varcare le frontiere per raggiungere la Francia, la Germania, da lí andare anche verso i Paesi del Nord“, scrive Sarzanini. Secondo: “Bisogna negoziare politiche di cooperazione con quei governi nordafricani che hanno ancora interesse ad avere rapporti di collaborazione con Roma come la Tunisia e l’Egitto, forse anche la Libia per creare in quei luoghi strutture di prima assistenza. Continuare a sperare che prima o poi l’Unione metta a punto un vero piano di intervento comune può servire soltanto a perdere altro tempo“.



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