Non mi sembra che l’ISIS possa essere sconfitto politicamente. Il fanatismo che lo caratterizza esclude che possa essere usata nei suoi riguardi una logica strategica razionale, indispensabile per qualsiasi forma di negoziato, quindi di dissuasione o di uso solo potenziale della forza.
GUERRA GIUSTA E NECESSARIA
Non vi è alternativa a un duro intervento militare, che lo sconfigga a premessa di qualsiasi stabilizzazione geopolitica del Medio Oriente. Esso andrebbe effettuato prima che i successi dell’ISIS allontanino dall’Occidente le monarchie del Golfo. Allora sarebbe troppo tardi.
I COMPITI DI USA ED EUROPA
Europa e USA dovrebbero smetterla di baloccarsi con sofisticati interventi, volti più a soddisfare le loro opinioni pubbliche che a raggiungere risultati strategici concreti. I successi dell’ISIS e l’avvento del Califfato stanno già modificando la carta geopolitica del Medio Oriente e la mappa delle guerre per procura che vi si combattono.
IL RUOLO AMBIGUO DELLE MONARCHIE DEL GOLFO
Già oggi USA e Iran collaborano nel contrastare il radicalismo sunnita. Le monarchie del Golfo, formalmente alleate con Washington, invece lo appoggiano. I peshmerga curdi sono in prima linea. Stanno opponendosi all’ISIS a vantaggio dell’intero Occidente. Un loro successo potrebbe costituire la carta vincente contro i “guerrieri di Allah”. Forniscono la fanteria. L’Occidente non intende schierarla.
IL RUOLO DELLA TURCHIA
Vanno rafforzati, senza il timore di accelerare la loro indipendenza, creando problemi per gli Stati vicini, che hanno minoranze curde. La collaborazione della Turchia è essenziale al riguardo.
(estratto dalle ultime due analisi di Carlo Jean sull’Irak che si possono leggere qui e qui)