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Ecco il tesoro dei terroristi dell’Isis

Da dove arrivano i soldi che finanziano l’organizzazione più ricca e potente del Medio Oriente? Quali sono le fonti economiche dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, capeggiate dall’auto proclamato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi? Non è sempre semplice individuarne l’origine. Ecco una prima ricognizione.

Il riacutizzarsi del conflitto in Irak, che ha portato a uccisioni di massa di civili e minoranze religiose, ha visto uno spostamento degli equilibri nella zona e, come sottolineato già da Formiche.net, non possono essere solo i ricavi dei pozzi petroliferi e delle razzie di antichità a finanziare una guerra totale come quella che si è riaccesa nel Paese.

NON SOLO IRAK

E se dalle sorti del conflitto iracheno dipende la stabilità di tutto il Medio Oriente, come ha sottolineato Matteo Renzi in visita a Baghdad, è proprio attorno all’Irak che si possono individuare i possibili finanziatori dell’Isis. La Siria, come scrive Alberto Negri sul Sole 24 Ore, “è il santuario del Califfato di Abu Bakr Baghdadi. Controlla un terzo del territorio e avanza verso Aleppo conquistando i villaggi alla frontiera con la Turchia, Paese membro della Nato che ospita quasi un milione di quattro milioni di profughi siriani”.

Ed è grazie alla “raccolta di investimenti” e alla propaganda via web che i miliziani dell’Isis riescono a raccogliere investimenti dall’Occidente. Sempre Negri scrive che “il network internazionale che sfrutta il web è secondo Dairieh la fonte più importante di propaganda: dalla rete affluiscono le donazioni del mondo arabo-musulmano e dei simpatizzanti che vivono in Europa e in Occidente”. Ed è sempre in Siria, continua il giornalista del Sole 24 Ore, che l’Isis ha iniziato una vera e propria raccolta di denaro molto simile alle tasse: “a Raqqa, per esempio, si paga una zakat (tassa religiosa) del 10% sui redditi, una pressione fiscale vantaggiosa rispetto alla media. Il Califfato poi ha cominciato a vendere l’elettricità allo stesso governo siriano, al quale aveva già sottratto dighe e centrali elettriche, e ha messo in piedi un sistema per esportare il petrolio dai pozzi di Deir Ez Zhor. Questo commercio rende milioni di dollari al giorno”.

IL RUOLO DI QATAR E KUWAIT

A puntare il dito sul Qatar è stata la Germania, tramite le parole del vicecancelliere Sigmar Gabriel e poi del ministro dello Sviluppo Gerd Mueller: i miliziani dell’Isis vengono pagati dall’emirato del Golfo Persico. Lo ha riportato Maurizio Molinari, inviato in Medio Oriente per La Stampa, in un articolo in cui tira le somme dei finanziamenti al gruppo terroristico dell’IS. Anche gli Stati Uniti tramite le parole di David Cohen, vice-segretario Usa al Tesoro, sostengono che i “donatori del Qatar raccolgono fondi per gruppi estremisti in Siria, a cominciare da Isis e al-Nusra”.

E se il Qatar è il retroterra del gruppo terroristico, il Kuwait ne è “l’epicentro dei finanziamenti”, ha continuato Cohen. Ma qualcosa stona: “colpisce il fatto che entrambi i Paesi sono stretti alleati degli Stati Uniti – continua Molinari su La Stampa – ed in particolare il Qatar, che nella base di Al Udeid ospita l’avveniristico comando delle truppe Usa in Medio Oriente, ha ricevuto a metà luglio una commessa militare Usa da 11 miliardi di dollari che include elicotteri Apache, batterie di Patriot e sistemi di difesa Javelin”.


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