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Renzi, rottamiamo le illusioni?

Lasciamo parlare i freddi, e tristi, numeri.

La disoccupazione torna a salire e a luglio balza al 12,6%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su giugno e di 0,5 punti su base annua.

Scende la fiducia delle imprese secondo l’Istat: ad agosto terza flessione consecutiva dell’indice manifatturiero, come analizzato da Paolo Mameli di Intesa in questo articolo.

Le vendite al dettaglio a giugno (primo mese con il bonus di 80 euro) sono invariate rispetto a maggio e sono calate del 2,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

Dunque, come scrive oggi il Sole 24 Ore nel titolo di apertura, “non c’è l’effetto 80 euro”. Quindi, vogliamo rottamare le illusioni? Ossia il facilismo secondo cui basta un decreto legge per innescare la crescita, la retorica delle frustate fiscali che fanno di colpo ripartire l’economia, gli annunci pirotecnici su riforme strutturali dagli effetti palingenetici?

Beninteso, il vitalismo che a volte sconfina nel bullismo anche istituzionale del premier Matteo Renzi è talvolta utile per dare uno scossone a un Paese bolso e borbottone. Ma l’enfasi rottamatoria secondo cui tutto è possibile, la rivoluzione riformatrice è in corso e il progresso economico e civile è alle porte grazie ai tweet di Palazzo Chigi può destare false illusioni che si possono tramutare ben presto in delusioni.

Annunciare riforme come quella della scuola (con un centinaio di precari da assumere) che poi non arrivano in Consiglio dei ministri; sventolare fondi per riavviare cantieri fermi di opere pubbliche e far balenare l’estensione del bonus Irpef a categorie finora escluse può solo inficiare quello che si è approvato davvero o quello che di buono si decide.

Non è il caso, comunque, del via libera alla vendita di quote del Tesoro in Eni ed Enel compiute più per ragioni di cassa e senza alcun disegno strategico (sulla questione sono consigliate le interviste di Formiche.net all’economista Francesco Forte e al dirigente sindacale Paolo Pirani) o dell’ok a ingressi controversi come quelli del colosso di Stato cinese State Grid in Cdp Reti che detiene il possesso di Snam e Terna (da leggere i rilievi di un intellettuale liberista come Alessandro De Nicola).

Ma di queste materie, non proprio secondarie, non si preferiscono approfondimenti particolari sui giornali cartacei. Meglio dare spazio agli editorialisti che senza chiedere scusa, o ammettere di aver cambiato opinione e compiuto giravolte, ora invocano non solo a livello europeo di far crescere la domanda e gli investimenti anche pubblici dopo che per anni – liberisticamente – hanno sostenuto e consigliato ai governi di non scervellarsi su come far fertilizzare consumi e produzione tanto ci pensava il mercato libero e concorrenziale. Vero Francesco Giavazzi e Alberto Alesina?



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