Chi non è anti italiano non può non gioire per la nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc. Sono comprensibili i rilievi di chi suggeriva al governo di punture più a un posto da commissario “economico”, ma l’obiettivo di Matteo Renzi di candidare come ministro degli Esteri dell’Europa il titolare della Farnesina è stato centrato. Chapeau, sperando che non abbia ragione il Financial Times quando ha scritto che Angela Merkel ha ceduto sulla partita delle nomine per rifarsi in quella sull’economia (“la Bce non cambi linea sul rigore”, avrebbe detto Merkel a Mario Draghi secondo Der Spiegel, dopo le sibilline parole del presidente della Bce a Jackson Hole). Ovviamente sono sconsigliabili eccessi di trionfalismo – viste le sfide, le difficoltà e le incognite che attendono Mogherini analizzate dalle firme di Formiche.net – soprattutto per confitti e tensioni non solo latenti e non solo in Europa, per non parlare delle scoordinate politiche estere nazionali.
E siccome non siamo anti renziani pregiudiziali, si deve riconoscere anche quanto di buono c’è nei decreti o nei disegni di legge delega dell’ultimo consiglio dei ministri, che sarà forse ricordato più per lo spot pro gelati Grom (QUI LE FOTO DI PIZZI SU RENZI IL GELATAIO) che per i provvedimenti approvati. Dalla riforma della giustizia civile, alla velocizzazione di alcune opere pubbliche, fino allo snellimento burocratico e procedurale per modifiche edilizie, per non parlare del gasdotto Tap e dello sfruttamento energetico dei mari: decisioni e intenzioni tipiche di un governo di centrodestra, o no? Provocazione utile per la Leopolda di centrodestra in cantiere a ottobre, ma di questo ne riparleremo (Leopolda Blu e non solo).
Per il momento, non si può non condividere la sintesi del commento di ieri di Giuseppe Pennisi: complimenti a Tusk e Mogherini, ma solo Merkel può far uscire l’Europa da recessione e deflazione. Non è un modo di dire per togliere responsabilità ai governi nazionali, ma la triste constatazione di azioni folli da tempo in corso a Bruxelles, Berlino e Francoforte (azioni analizzate con nitidezza da Paolo Savona in questo articolo). Oramai anche liberisti alla Guido Tabellini, l’economista già rettore della Bocconi, consigliano operazioni coordinate “fra governi nazionali e Bce per rilanciare la domanda, aggregata, aggredire la deflazione e portare alla ripresa”.
Possiamo sempre trastullarci invocando frustate fiscali, scosse sviluppiste e riforme strutturali – gargarismi buoni per editorialisti spompati e buoni per tutte le stagioni anche se a rischio giravolte – ma gli attuali vincoli alla finanza pubblica e alle politiche economiche (frutto del nefasto Fiscal Compact, ci ricorda senza sosta l’economista Gustavo Piga) non consentono magie, neppure quelle che illudono come il bonus degli 80 euro. Ammesso, e non concesso, che gli inquilini di Palazzo Chigi siano dei maghi. Di sicuro maghi nel nascondere o non far discutere di scelte controverse come l’ingresso di uno colosso di Stato cinese come State Grid in Cdp Reti (ovvero nelle reti SNAM e Terna) e le prossime privatizzazioni di ulteriori quote di Eni ed Enel. Meglio discettare di gelati (al gusto di limone e crema, consiglia il premier) che di reti strategiche, vero?