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Nato, ecco i risultati veri e finti del summit in Galles

Ringiovanimento e ripresa di credibilità dell’Alleanza o semplice suo lifting cosmetico? A parte l’ottimismo dei comunicati e i sorrisi delle foto ufficiali è questo l’interrogativo che tutti si pongono dopo il Summit Nato del 4 e 5 settembre. Come sempre, gli ottimisti vedono il bicchiere mezzo pieno; i pessimisti, mezzo vuoto.

A sessantacinque anni si va spesso in pensione. La Nato li ha raggiunti, ma non può andarci. Rimane il fondamento della sicurezza occidentale e anche dell’ordine mondiale, come ha recentemente sottolineato Henry Kissinger nel suo World Order-Reflections on the Character of Nations and the Course of History. Non c’è nulla che possa sostituirla. Certamente non l’Unione Europea, smilitarizzata culturalmente, come dimostra il ripetuto ritornello che non esiste soluzione militare. Teoricamente, non mancherebbero all’Ue i mezzi per provvedere alla propria sicurezza. E’ però troppo divisa.

COME VIENE PERCEPITA LA NATO

Neppure l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) può sostituire la Nato. E’ fondata sull’assunto della possibilità di un sistema paneuropeo di sicurezza. Ma ormai la Russia non può più essere considerata partner dell’Occidente. Le opinioni pubbliche, sia in Europa che negli Usa, sono largamente convinte dell’indispensabilità della Nato. Lo dimostra il rapporto Transatlantic Watch. La percentuale di europei favorevoli alla Nato (73%) è addirittura superiore a quella della guerra fredda.

IL NUOVO RUOLO DELLA NATO

Dei compiti originari dell’Alleanza (tenere fuori dall’Europa l’Urss, dentro gli Usa e “legata” la Germania), era rimasto solo il legame fra l’Europa e gli Usa, peraltro compromesso dalla crisi economica. Le iniziative di Putin in Ucraina hanno riportato in auge il primo compito: la dissuasione, se non la difesa territoriale. Quest’ultima è impraticabile per gli Stati Baltici non solo per l’indisponibilità di “forze pesanti” Nato, ma anche geograficamente, data la loro prossimità geografica alla Russia.

 

CHE COSA SI E’ DECISO SULL’UCRAINA

Il fatto che l’Occidente abbia lasciato l’Ucraina a se stessa, dopo averle incautamente promesso “mare e monti”, ha compromesso la credibilità dell’Alleanza. Essa è indispensabile per qualsiasi dissuasione quanto le capacità militari. Non per nulla il Summit era stato denominato da taluni esperti “vertice della credibilità”. La mancanza di sostegno occidentale a Kiev ha lasciato Porochenko senza opzioni. Dopo il successo della controffensiva degli insorti filorussi del Donbass, egli, molto pragmaticamente, ha fatto buon viso a cattivo gioco e accettato una tregua, che in pratica equivale a una capitolazione. Potrebbe fare uno scherzo a Putin, lasciandogli la regione, in modo da accollargli gli oneri della ricostruzione. Ma i nazionalisti ucraini glielo impediranno.

LE MIRE DI PUTIN

Beninteso, prima di aggredire uno Stato membro dell’Alleanza (l’Estonia e la Lettonia sono quelli più esposti, anche per la presenza di forti minoranze russe) i padroni del Cremlino devono pensarci due volte. La Russia è troppo inferiore all’Occidente non solo economicamente, ma anche militarmente. Dispone solo di una superiorità militare locale e immediata.

I VERI FINI DEL SUMMIT

L’obiettivo principale del Summit Nato era quello di ristabilire, almeno psicologicamente, un certo livello di dissuasione contro tale superiorità. Essa è essenziale per evitare una progressiva finlandizzazione dei Paesi più esposti alla “strategia della guerra non-lineare”, tanto efficacemente adottata da Putin in Ucraina. Tutti gli Stati membri dell’Alleanza dovrebbero avere lo stesso livello di sicurezza. La geografia lo impedisce.

LE DECISIONI ASSUNTE IN GALLES

I provvedimenti adottati dal Summit – nuovo comando del Nordest, forza di reazione immediata di 4.000 uomini, cinque depositi di materiali pesanti, aumento del numero di esercitazioni per garantire a rotazione la presenza di contingenti di tutta l’Alleanza – di certo migliorano la situazione. Non ripristinano però una dissuasione efficace, conseguibile solo con lo schieramento permanente di forze sufficientemente robuste per resistere a un attacco per il tempo sufficiente all’arrivo di rinforzi. La rotazione subordina lo schieramento a decisioni politiche, nella Nato sempre troppo lente e incerte.

LE NON DECISIONI

Il rifiuto di accettare la richiesta della Polonia d’avere 10.000 soldati sul suo territorio è stato risibilmente motivato dalla volontà di non provocare Mosca e di rispettare il Founding Act del 1997, ampiamente violato dalla Russia. Nessuno ha tenuto conto del fatto che ogni dissuasione estesa si basa sul possesso di una capacità offensiva. La seconda guerra mondiale è scoppiata anche perché la Francia, pur garantendo la difesa degli Stati della Piccola Intesa, si era trincerata dietro la linea Maginot, anziché costituire il corpo corazzato proposto dall’allora colonnello de Gaulle, per attaccare la Germania, qualora essa avesse aggredito gli alleati orientali di Parigi. Comunque, pur con tutte le loro limitazioni, le decisioni del Summit sono meglio di nulla!

L’ACCORDO AMBIGUO SU ISIS

Il Summit ha affrontato altri temi. Quello su cui è stato trovato un accordo – peraltro alquanto ambiguo – riguarda la costituzione di una coalition of the willing, per eliminare gli jihadisti dello Stato islamico. Nove paesi Nato, tra cui l’Italia, e l’Australia, vi hanno aderito. Che cosa farà è alquanto nebuloso. Patetico è stato il tentativo di Obama di “mettere una pezza a colore” alla sua recente strabiliante dichiarazione sulla mancanza di una strategia in Medio Oriente. Ma il problema di fondo rimane.

LE NECESSARIE ALLEANZE CONTRO ISIS

Combattendo l’ISIS, si aiuta il presidente siriano Assad, occorre avere l’appoggio dell’Iran ed è necessario convincere gli arabi che non si tratta di una coalizione anti-sunnita. E’ decisamente imbarazzante poter fare tutto questo, come se nulla fosse capitato. Quanto meno, sarebbe necessario avere il sostegno di qualche Stato sunnita, in particolare dell’Arabia Saudita. Gli Usa tenteranno di “reclutare” qualche Stato arabo, pur nella consapevolezza che molti sunniti vedono nell’ISIS lo strumento migliore per opporsi agli sciiti e all’Iran. Da notare anche l’assenza nella coalizione della Turchia.

I NULLI RISULTATI SUI BUDGET DELLA DIFESA

Il Summit non ha invece prodotto alcun risultato nell’adeguamento dei bilanci della difesa degli Stati membri. E’ stato solo promesso, alquanto vagamente, di non ridurli ancora. La cosa era scontata. Quindi, l’Europa dipenderà per la sua sicurezza dagli Usa ancor più che nella guerra fredda. I bilanci degli allora undici membri europei dell’Alleanza e del Canada raggiungevano il 50% delle disponibilità finanziarie della Nato. Oggi sono a malapena il 25%. Gli europei continuano a sperare e a fidarsi di “mamma America”, senza sostenere nessun onere aggiuntivo.

LA CHICCA FRANCESE

Dulcis in fundo, nel Summit Parigi ha annunciato che subordinerà la consegna alla Russia delle navi d’assalto anfibio Mistral alla tenuta della tregua in Ucraina. Quale sia la ratio strategica di tale collegamento è veramente difficile capire.


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