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Richetti, Bonaccini e il pendolo garantista

Il Pd è davvero un partito fantastico. E non è un eufemismo.

Ha fondato gran parte delle sue fortune elettorali rincorrendo ogni versione del giustizialismo e gongolando sulle traversie giudiziarie di Silvio Berlusconi. E con Matteo Renzi alla testa del partito è riuscito ad frenare la marea montante di grillismo anti Casta lisciando il pelo anche ai sentimenti anti Palazzo e anti politici.

Ora, con inchieste della magistratura che traducono in carte processuali slogan e post anti Casta politica, iniziano gli ohibò, i perbacco, i però. Così si sollevano interrogativi sul fatto che l’ex governatore Vasco Errani sia stato condannato in secondo grado dopo essere stato assolto in primo grado; ci si chiede se ci sia una tempistica casuale nell’indagine giudiziaria per peculato che tocca Matteo Richetti e Stefano Bonaccini proprio nei giorni in cui si presentano le firme per le candidature alle primarie del Pd in Emilia Romagna; e si mormora pure dei potenziali effetti indiretti della strafottenza di Renzi verso critiche, proposte e aspettative della magistratura organizza verso riforme e taglio di ferie decisi dal governo.

Evidentemente non sono superate le contraddizioni tra un giustizialismo rottamatorio dalle venature populistiche-grillineggianti che ha sempre eccitato la militanza del Pd e il garantismo presunto e acerbo del Pd.



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