Come tagliare la spesa pubblica? E di quanto? Tagli selettivi o tagli lineari? Il governo Renzi è al lavoro sulla revisione della spesa statale.
Dopo l’uscita di scena di Carlo Cottarelli da commissario alla spending review la materia è intanto approdata sul tavolo di Yoram Gutgeld, il deputato renziano membro della Commissione Finanze ed esperto ascoltato da tempo a Palazzo Chigi proprio sui costi statali.
Nei pensieri di Gutgeld una riforma della sanità è già ben delineata. Per il deputato renziano la nostra sanità costa relativamente poco ma soffre di tempi di attesa mediamente lunghi e garantisce una qualità di servizi decisamente disomogenea.
Il suo ultimo libro “Più uguali più ricchi” (Rizzoli, ottobre 2013) offre molti spunti interessanti per comprendere idee e linee di azione secondo il consulente ora parlamentare del Pd molto vicino al premier Matteo Renzi.
Ecco i problemi da risolvere secondo Gutgeld, le soluzioni e un mito da sfatare: “L’impossibilità di conciliare un alto livello di servizio e costi ridotti”.
I PROBLEMI
Per Gutgeld la questione relativa alla sanità, così come nel caso della riduzione della spesa pubblica, non riguarda il “se” o il “dove”, quanto il “come”. Nel suo libro l’esperto indica alcuni ostacoli alla revisione della spesa in questo settore:
“Scarsa trasparenza nei risultati clinici e sul livello dei servizi (per esempio i tempi di attesa)”, con la conseguente difficoltà di valutare il rapporto tra i costi e l’efficacia dei servizi;
“Influenza politica sulle nomine, con criteri non sempre trasparenti dei direttori delle aziende sanitarie”, elemento che secondo l’economista rende difficile attrarre talenti con adeguate competenze gestionali;
“Limitata flessibilità nella gestione dei fattori produttivi”, che rende ad esempio arduo trasferire personale da unità in eccesso a unità in deficit di risorse.
LE SOLUZIONI
Per spiegare come sia possibile risolvere le criticità sopra elencate, particolarmente importanti “per via della natura fortemente specialistica del servizio e per il modello di governo regionale”, Gutgeld si serve di un motto: “Di più senza spendere di più”. Ecco come:
“Definire livelli essenziali di assistenza (Lea) chiari e misurabili, tenendo conto di standard di qualità, in particolare dell’esisto delle cure e dei tempi di attesa”. Questa prima proposta punta a ridurre l’approssimazione nella nostra sanità che permette di tagliare i costi ripercuotendosi però sulla qualità delle cure non essendoci un obbligo per le strutture a garantire un determinato livello di servizio;
“Misurare, finanziare e incentivare le regioni sulla base dei risultati raggiunti” come stimolo affinché migliorino la loro performance in termini di costi e di qualità. Questa iniziativa sarebbe utile secondo Gutgeld per premiare le regioni più virtuose offrendo ad esempio una maggiore autonomia o più risorse;
“Introdurre linee guida cliniche uniformi e su scala nazionale basate sull’evidenza clinica”. Ciò assicurerebbe un miglior approccio terapeutico e eliminerebbe inutili sprechi di risorse;
“Merito in politica out”. Con questo punto l’economista invita a istituire un’agenzia indipendente dal potere politico che definisca i requisiti attitudinali e di competenza per la nomina dei vertici delle aziende e crei un albo di manager che corrispondano a questi requisiti;
“Trasformare Asl e ospedali in aziende sanitarie vere, con piena responsabilità”. Questa proposta comporta che i manager sanitari, con responsabilità clinica e amministrativa, abbiano piene deleghe e obiettivi trasparenti e siano premiati o viceversa rimossi sulla base dei risultati ottenuti;
“Standardizzare i sistemi amministrativi” e contabili delle regioni e delle azienda sanitarie, oggi disomogenee e rendere obbligatoria la certificazione esterna dei bilanci;
“Realizzare un portale “sanità” che informi i cittadini sulla performance degli ospedali”. Gutgeld consiglia in proposito uno tra i modelli già esistenti, il Nhs Choice in Gran Bretagna. La trasparenza dei portali che ogni cittadino può consultare per decidere la struttura ospedaliera a cui rivolgersi sulla base di una serie di parametri stimolerebbe una sana concorrenza tra ospedali e garantirebbe un vero valore aggiunto ai cittadini;
“Utilizzare la leva delle spese sanitarie per incentivare lo sviluppo di un’industria tecnologica italiana delle Life Sciences”. La spesa per la sanità – si legge nel libro “Più uguali più ricchi” – è un potenziale strumento di sviluppo tecnologico e scientifico puntando soprattutto sulle aree di eccellenza del nostro Paese, come per esempio le cellule staminali.