Skip to main content

Perché Papa Francesco ha fatto arrestare l’arcivescovo Wesolowski

Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, un mese fa l’aveva detto: nei confronti dell’ex nunzio Jozef Wesolowski “saranno adottati tutti i provvedimenti adeguati alla gravità del caso”. La possibilità dell’arresto, dunque, era già più che probabile. Eventualità che si è realizzata ieri pomeriggio, quando “il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano ha convocato Wesolowski” e gli ha “notificato i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana”.

MONSIGNORE AI DOMICILIARI

Fatti talmente gravi da aver “indotto l’Ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo”. Niente carcere, ma arresti domiciliari, “alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica”. Fondamentale è stato il via libera del Papa, il quale ha voluto che “un caso così grave e delicato” venisse “affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede”.

IL CASO SCOPPIATO PIU’ DI UN ANNO FA

Jozef Wesolowski era già stato ridotto allo stato laicale lo scorso giugno con provvedimento della Congregazione per la Dottrina della fede. A tale giudizio, l’ex diplomatico polacco aveva presentato appello “entro il termine prescritto dei due mesi”. A ogni modo, era stato garantito oltretevere, l’arcivescovo aveva già cessato le funzioni diplomatiche e perduto la connessa immunità”. Il caso era emerso nel 2013, quando la Segreteria di Stato – in virtù di segnalazioni e sollecitazioni giunte da Santo Domingo – aveva provveduto a richiamare a Roma Wesolowski. Un reportage televisivo dominicano lo presentava come abituale frequentatore delle spiagge locali, intento a pagare minori in cambio di favori sessuali. La stessa cosa, poi, sarebbe avvenuta anche all’esterno di locali notturni. Su di lui, poi, pesavano le durissime e pubbliche accuse del cardinale Nicolas Lopez Rodriguez.

“CONDANNATO AL MASSIMO DELLA PENA”

Dallo scorso giugno, in ottemperanza alla sentenza dell’ex Sant’Uffizio, a Wesolowski era stata negata quella “libertà di movimento” garantitagli fino alla conclusione del procedimento di primo grado. Che la sentenza sarebbe stata dura, l’aveva già anticipato lo scorso 26 giugno il presidente della Repubblica dominicana, Danilo Medina, che ricevuto dal Papa confermò l’intenzione di Francesco di infliggere all’ex nunzio “il massimo della pena”.

“SVOLTA CHE IMPRESSIONA PER FORZA”

Intervistato dalla Stampa, il costituzionalista Francesco Clementi osserva che si tratta di una “svolta che impressiona per forza, potenza e dimensione anche simbolica. Il Pontefice è monarca sulla Città del Vaticano e nomina i giudici del tribunale di primo grado in materia civile e penale. Il promotore di giustizia fa l’indagine e pronuncia i decreti penali. “Raccontato che Papa Bergoglio, nei mesi scorsi, sia rimasto impressionato nel leggere il fascicolo del caso Wesolowski”, osserva sullo stesso quotidiano Andrea Tornielli.

LE PAROLE DEL PAPA SU CHI ABUSA DEI MINORI

Durante la conferenza stampa a bordo dell’aereo che da Tel Aviv l’aveva riportato a Roma dopo il viaggio in Terrasanta, lo scorso maggio, il Pontefice aveva detto che “su questo tema non ci saranno figli di papà. E’ un problema molto grave. Un sacerdote che compie un abuso, tradisce il corpo del Signore. Il prete deve portare il bambino o la bambina alla santità. E questo si fida di lui. Invece di portarlo alla santità, lui lo abusa. E’ gravissimo. E’ come fare una messa nera! Invece di portarlo alla santità lo porti a un problema che avrà per tutta la vita. Prossimamente ci sarà una messa con alcune persone abusate, a Santa Marta, e poi ci sarà una riunione, io con loro. Su questo si deve andare avanti con tolleranza zero”.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter