Signore e signori, riecco i liberali che si sentono doc. Sono pochi, ma i movimenti e le associazioni che si definiscono liberali sono tanti. Le sigle quasi non si contano su due mani. Tutte vogliono farsi notare, magari per un futuro politico o partitico comune, e nel frattempo trovano un terreno comune sulla Rai. Parola d’ordine? Privatizzare.
Questo scandiranno oggi, a Roma e a Milano, davanti le sedi dell’azienda radio tv statale, vertici e militanti di partiti e associazioni come lo storico PLI, l’associazione Società Libera, i battaglieri Radicali e i liberal-democratici di Ali.
Proprio a uno dei fondatori di Ali, l’avvocato e intellettuale liberista Alessandro De Nicola, Formiche.net ha chiesto ragioni e obiettivi della manifestazione-presidio.
Che significa questa manifestazione? I liberali sparsi e smarriti dopo la scoppola alle Europee con l’esperienza di Scelta Europea ora tornano alla carica invocando la privatizzazioni della Rai? Ma lo sapete che Renzi ha già iniziato con il 49% di Rai Way?
I liberali sparsi -come li chiama lei- sia che appoggiassero sia che fossero fuori da Scelta Europea, si ritrovano su un tema unificante, la riduzione sostanziale del perimetro dello Stato-imprenditore. Intendiamoci, in Rai ci sono ottime professionalità: gran parte dei conduttori più importanti de La7 hanno un passato Rai. Ma questo non é il punto, bensì il fatto che anche a voler ammettere la necessità di avere un servizio pubblico (che so, Isoradio o Protestantesimo) non c’è bisogno della proprietà pubblica per svolgerlo. Inoltre, anche includendo i programmi culturali e qualche programma informativo, il servizio pubblico rappresenta una parte infinitesimale del bilancio Rai, non c’é bisogno di miliardi di euro di canone. Bene Rai Way, una società quotata ha sempre una governance di miglior livello, ma il governo non vuole scendere sotto il 51% a quanto sembra.
Invocate le privatizzazioni, eppure neppure più la Banca d’Italia con il governatore Ignazio Visco le indica come prioritarie…
Lo sono, lo sono… Quelle delle aziende statali e municipalizzate, nonché dei beni immobili. E’ questione di abbattimento del debito pubblico e di liberalizzazione ed efficienza del mercato.
Ma cosa c’è poi da privatizzare? Ulteriori quote di Finmeccanica?, le ricordo che lei è nel cda… Altre azioni del Tesoro in Eni? Il dossier Enel è già stato aperto al Tesoro con un mandato all’advisor entro la fine del 2015. Di Fs ieri si è parlato in una riunione al ministero dell’Economia. Mentre la privatizzazione parziale di Poste è slittata…
Le industrie della difesa americana (e inglese) sono regolamentate (e ci mancherebbe, Assad come azionista non andrebbe bene e la segretezza di alcuni prodotti è essenziale), ma la proprietà non è del governo. Oltre a quelle che ha citato ci sono Poste, Ferrovie, Poligrafico dello Stato, ENAV, CDP, Fintecna e le aziende degli enti locali, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Solo quelle statali valgono secondo le stime 120 miliardi.
Ma dietro la manifestazione si cela un intento politico? Ossia Ali, che lei ha contribuito a fondare, insieme ad altri movimenti e partiti di area, pensa a un’aggregazione alle prossime elezioni, magari per sostenere il Pd renziano? O siete più vicini al centrodestra? Questo non è molto chiaro…
ALI è nata per aggregare le forze liberal-democratiche. Tradizioni storiche, attaccamento ai simboli, ipertrofia dell’ego a volte trascendenti nella sguaiatezza hanno per ora impedito tutto ciò, ma mi sembra che ci sia una nuova consapevolezza della necessità di unità e comportamenti molto pacati.
Parliamo chiaramente: volete creare un partito o no?
Io sono interessato soprattutto all’aspetto culturale della vicenda, ma se dovessi dare un giudizio politico risponderei come faceva Ugo La Malfa: prima di tutto il programma. Chi dimostrerà di avere un programma compatibile con le istanze di modernità, merito, mercato, concorrenza e legalità che i liberal-democratici rappresentano, potrà diventarne naturale alleato. Naturalmente ci vuole anche credibilità personale: se Storace dicesse di essere da sempre seguace di Alexis de Tocqueville, David Hume e Adam Smith farei un po’ fatica a credergli.