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Il Corriere della Sera, la massoneria, Renzi e de Bortoli. Solo opinioni?

Che strani certi editori. Invece di brindare perché il quotidiano di cui sono azionisti fa opinione, pubblica notizie inedite ed è al centro del dibattito politico ed economico, loro affermano che quel quotidiano quasi non lo leggono. E’ quello che ha detto in sostanza l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ai giornalisti che gli chiedevano della nuova veste grafica del Corriere della Sera e soprattutto della staffilata che il direttore a bagnomaria del Corsera, Ferruccio de Bortoli, aveva rifilato a Matteo Renzi. Un Marchionne alla Gianfranco Fini, quando snobbava la lettura del Secolo d’Italia, organo di quell’Alleanza Nazionale di cui era presidente.

Che strani editori. Anche il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che pure bisticcia quasi ogni giorno con Marchionne, e si pavoneggia per essere azionista di peso del quotidiano di via Solferino, non ha brindato troppo al nuovo Corriere della Sera. Ci sarà tempo, ma ora forse è meglio non rincarare le critiche verso il premier fiorentino.

Sembra quasi che gli unici dispiaciuti per un Corriere della Sera più pimpante che mai siano i principali azionisti. Certo, de Bortoli negli ultimi tempi ha fatto ben poco per evitare dissidi con la proprietà, visto che facendosi intervistare da Report sulla “Battaglia di Solferino” ha sollevato dubbi e critiche su alcune operazioni editoriali (Recoletos) e immobiliari (palazzo di via Solferino) del gruppo capitanato dall’ad, Pietro Scott Jovane, gradito in particolare al gruppo Fiat presieduto da John Elkann.

Malizie dietrologiche? Forse. Non minori, però, rispetto alle varie interpretazioni lette in questi giorni su veri o presunti bersagli dell’editoriale di de Bortoli (qui una summa ragionata e dettagliata di Fabrizia Argano). A questo punto, se ne può azzardare anche un’altra, in particolare per quel passaggio controverso dell’articolo di de Bortoli sullo stantio odore di massoneria. Un siluro che avrebbe come bersaglio diretto Denis Verdini, tanto berlusconiano quanto renziano, e bersaglio indiretto Matteo Renzi. E chissà, magari un bersaglio di striscio, anche Luigi Bisignani, di recente non troppo amico (eufemismo) di de Bortoli per un libro allusivo a svariate interviste.

Insomma, l’editoriale-sciabolata è stato un modo per dire, hanno pensato in molti: cari Renzi e Verdini, non potete decidere pure il prossimo inquilino del Quirinale. Altri osservatori fanno notare: non era un avvertimento, ma un consiglio sotto forma di reprimenda. Ovvero: carissimi, attenti che il patto del Nazareno, anche sul Colle, potrebbe essere messo a dura prova da alcuni fascicoli giudiziari “fiorentini”. Le ipotesi dunque si sprecano.

Quello che è certo è che ai rilievi sollevati da de Bortoli (ben più efficaci delle peraltro ben poco renziane articolesse recenti di Eugenio Scalfari), sulla reale solidità di Renzi e del governo Renzi, nessuno ha replicato nel merito. Neppure gli azionisti di Rcs. Che invece di gongolare ci tengono a far sapere, come Marchionne, che il Corriere praticamente non lo leggono. Ma si guardano bene dal vendere le quote e il controllo, nonostante Marchionne produca auto.

L’amerikano, evidentemente, è molto italiano.


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