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Renzi, Della Valle e D’Alema, avanti tutta verso il ridicolo

Non governo con i poteri forti, per questo mi vogliono disarcionare. Matteo Renzi pare proprio certo di questo assioma, visto che lo ripete ogni giorno, più volte al giorno.

L’editoriale del Corriere della Sera scritto da Ferruccio de Bortoli ha rafforzato la sua opinione. Per non parlare dell’offensiva annunciata da un suo ex amicone, ovvero Diego Della Valle, per mesi araldo della rivoluzione renziana. E senza considerare le parole del segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, piuttosto ruvide verso il premier.

Certo, poi molti vescovi chiamano il segretario del Pd – come ha rivelato oggi il premier a Repubblica – per dire di non considerare Galantino. Il gruppo Fiat plaude con Sergio Marchionne alle magnifiche sorti e progressive dell’Italia renziana. E un bel po’ di finanzieri, banchieri e imprenditori hanno partecipato ieri con Renzi al matrimonio dell’amico di Renzi, Marco Carrai.

Sì, Carrai, proprio il manager che per Renzi tesse o ha tessuto relazioni fra economia e finanza, e che ha offerto gratis per un bel po’ di tempo all’ex sindaco di Firenze una casetta in centro. Se si sa poco o nulla di ciò è anche grazie a giornali come il Corriere tanto pronti a non dare troppo seguito all’inchiesta del quotidiano Libero tanto lesti a dare la versione renziana di Carrai.

Ma a complicare a colpi di contraddizioni il quadro ci pensa Massimo D’Alema che, dopo Pierluigi Bersani, si lamenta che Renzi ascolta quasi più Berlusconi e Verdini che lui e Bersani. No, non ci sono accuse di inciucio indirizzate al premier, ma la sostanza è la stessa. Corsi e ricorsi storici. Una volta si rinfacciava a D’Alema di voler avere rapporti costruttivi e istituzionali con Berlusconi per fare le riforme. Ora Renzi eredita il metodo dalemiano – dopo aver sbraitato contro gli inciuci – e si becca le ramanzine di D’Alema, lo stesso che voleva riformare l’articolo 18 facendo imbestialire la Cgil ora si trova a fianco la Cgil per difendere l’articolo 18.

Avanti tutta verso il ridicolo.

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