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Perché saranno i sindaci a svegliare il centrodestra. Parla Guido Castelli

La riscossa del centrodestra partirà dagli invisibili. Chiama così gli amministratori locali Guido Castelli, il sindaco di Ascoli Piceno di Forza Italia (nella foto il primo a sinistra) che ha scelto di aderire all’iniziativa “Sveglia il centrodestra” il 18 ottobre a Milano: “Di fronte alla mistica dell’amministratore che caratterizza la sinistra, nel centrodestra ha sempre prevalso il centralismo, tutte le decisioni sono state prese a Roma,  condannando all’irrilevanza politica noi sindaci”.

TERRITORIO, FIRST
Verterà sul territorio dunque il suo intervento, che aprirà la sessione pomeridiana, all’evento organizzato sulla scia della Leopolda blu lanciata da Formiche.net: “Non saranno la scuola di Atene ma nel momento in cui Forza Italia e il centrodestra hanno bisogno di ampliare l’offerta, non ci si può permettere il lusso di non ascoltare gli amministratori locali”.

PERCHE’ 
Castelli parteciperà in quanto “informato sui fatti – ironizza – per tre ragioni: faccio parte del centrodestra da molto tempo, prima nelle file dell’Msi, poi in An, Pdl e infine in Forza Italia. Dopo aver preso parte a quattro partiti diversi ho un’anzianità di servizio che mi permette di dire la mia”. La seconda motivazione è legata alla sua conoscenza sul territorio dovuta alla sua esperienza da sindaco e la terza all’aver aderito a “L’Italia chiamò”, il movimento coordinato dal primo cittadino di Pavia Alessandro Cattaneo che riuniva 12 sindaci dell’allora Pdl: “Tutto ciò mi rende un soggetto qualificato e desideroso di raccontare le mie idee in un evento come questo”.

EDITING, NON CASTING

E a proposito delle critiche piovute su Cattaneo, anche dall’interno del partito, per il “casting” di centrodestra a partire dal territorio, ribatte: “E’ stato un giudizio ingeneroso, non è stato un casting, ma un editing, cioè proporre soluzioni alternative cercandole tra le forze locali”.

I NUMERI
Castelli parte dai numeri per il suo ragionamento: “Renzi all’exploit delle Europee ha preso 11milioni e 200mila voti, Veltroni nel 2008 quando è stato asfaltato da Berlusconi 12 milioni. Come vede, la forza dell’attuale presidente del Consiglio non è aver portato più volti in assoluto al Pd ma aver primeggiato sul campo di gioco. Per questo, il centrodestra deve pensare a quei 9 milioni di elettori che sono finiti in panchina”.

LA COALIZIONE
E proprio “perché in politica vince chi ha un punto in più”, secondo il sindaco di Ascoli Piceno, per il futuro del polo moderato “più si apre la coalizione meglio è, ovviamente tenendo presente il problema di poter governare. Io per esempio a maggio mi sono ricandidato ad Ascoli e ho vinto al primo turno e una delle ragioni è stata sicuramente aver messo insieme 12 liste diverse”.

UN COLLANTE CHIAMATO B
Anche se al momento, ammette, “l’unico vero collante del centrodestra è Silvio Berlusconi. E lo dico da non forzista della prima ora. Per questo, è auspicabile un suo ruolo attivo su questo fronte. L’alleabilità è uno degli indici di salute dei movimenti politici”.

PRIMARIE E PREFERENZE
Primarie? Castelli non le esclude ma aggiunge: “Sono uno degli strumenti se non c’è accordo. Come uno degli strumenti dovrebbero essere le preferenze. Non capisco tutta questa fobia nei loro confronti, noi nei Comuni viviamo di preferenze e non siamo Totò Riina o Genny a’carogna. Uno dei mali di Fi e di tutta la classe dirigente è stata la cooptazione dall’alto. Essa blocca l’ascensore delle aspirazioni e non migliora la fedeltà, come del resto la storia berlusconiana insegna”.



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