Anche in Italia inizia a farsi largo l’ipotesi di un utilizzo di truppe di terra per contrastare in modo più efficace l’avanzata dei terroristi dell’Isis in Medio Oriente.
A lanciare oggi l’ipotesi in una lettera al Corriere della Sera sono i presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini
Per contrastare i jihadisti, sostengono Cicchitto e Casini, i raid aerei sono insufficienti: servirebbe piuttosto un intervento politico-militare realizzato da forze delle Nazioni Unite, in modo da non lasciare soli i peshmerga.
UN INTERVENTO POLITICO-MILITARE
“Non è possibile – si legge nella lettera di Cicchitto e Casini – che il mondo assista in modo sostanzialmente passivo alla tragedia che sta avvenendo. La comunità internazionale deve prendersi le sue responsabilità e quindi porre in essere un risoluto e risolutivo intervento politico-militare di contrasto all’Isis, realizzato dalle forze dell’Onu che non lascino soli i peshmerga, i quali in ogni caso stanno pagando un significativo tributo di sangue. Siamo a uno snodo cruciale della sicurezza globale, che prescinde dalle vecchie e nuove contrapposizioni tra Est ed Ovest oppure tra Nord e Sud, e dovrebbe perciò indurre a una mobilitazione generale, cui l’Unione europea, in particolare, potrebbe dare impulso“.
IL DEMONE DELL’ISIS
Ci si trova, proseguono Cicchitto e Casini, “di fronte a un autentico salto di qualità che ha colto tutti di sorpresa, soprattutto quei governi arabi moderati che nel passato hanno civettato in vario modo con l’estremismo islamico per mettere sotto scacco altri leader arabi e altri Stati, dall’Iraq alla Siria. Adesso i Paesi del Golfo, ma anche la stessa Turchia, si ritrovano di fronte a un demone che si sta rivoltando contro di loro“, rimarcano i presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato.