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Ecco come il Sinodo si divide sugli omosessuali

Padre Lombardi, nel briefing dell’ora di pranzo, chiosa quasi divertito: “Mai una Relatio post disceptationem aveva creato così tante discussioni”. In effetti, il testo presentato lunedì dal cardinale ungherese Péter Erdo, uomo di fama più che moderata (scuola Communio), ha creato un dibattito rompendo quell’idillio che s’era respirato nell’Aula del Sinodo. Almeno di idillio parlava la gran parte dei media.

“PAROLE MAI ECHEGGIATE NEL RECINTO DI SAN PIETRO”

Un testo fortemente aperturista su molti fronti, dalla comunione ai divorziati risposati ai matrimoni civili, fino alle convivenze e alle coppie omosessuali. “Di accoglienza parlava già il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992. La novità non è lì, ma nella segnalazione che c’è del positivo negli omosessuali e anche nelle loro unioni”, scriveva ieri sul Corriere della Sera Luigi Accattoli. Frasi, quelle riportate nella Relatio, “dette dal cardinale Martini, ma che fino a ieri non erano mai echeggiate nel recinto di San Pietro”.

“QUEL TESTO E’ INACCETTABILE”, DICONO I POLACCHI

Un punto di partenza, visto che “è impossibile dire se fioriranno o se andranno incontro a gelate e la stessa incerta previsione vale per ogni altro capitolo del lavoro sinodale”. E infatti, puntualmente, è arrivato il fuoco di sbarramento. Decine di padri sinodali hanno criticato, nello spazio riservato alla discussione libera, i passaggi più controversi e aperturisti del documento. Il presidente della conferenza episcopale polacca, mons. Stanislaw Gadecki, ha definito quel testo “inaccettabile”, in quanto “si distanzia dall’insegnamento di Giovanni Paolo II”, definito tra l’altro dallo stesso Francesco il “Papa della famiglia” durante la canonizzazione dello scorso aprile. “Pare che fino a oggi a chiesa sia stata spietata, mentre solo ora si avvia sulla strada della misericordia”, ha aggiunto Gadecki.

LA POSIZIONE DEL CARDINALE CONSERVATORE BURKE

Sulla stessa linea anche il prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale conservatore Raymond Leo Burke, che intervistato dal Foglio chiudeva a ogni svolta d’impronta kasperiana e se la prendeva anche con i briefing della sala stampa, a suo dire pilotati e non riflettenti la reale dinamica interna all’Aula nuova, dove la componente avversa alle tesi proposte lo scorso inverno dal cardinale Walter Kasper sarebbe – a suo dire – in maggioranza. Per tutta risposta, padre Lombardi ricordava che per la prima volta ai padri era stata concessa la facoltà di rilasciare interviste, cosa ufficialmente mai accaduta nei sinodi precedenti.

I SOSPETTI DI SINODO PILOTATO

Non di briefing, ma comunque di “indirizzamento” del confronto ha parlato il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier, il quale ha avanzato il sospetto che “i responsabili del Sinodo non stiano facendo emergere l’opinione dell’intera assemblea, bensì di gruppi particolari”. E comunque, ha chiosato Napier, “la relatio di lunedì è il testo di Erdo, non del Sinodo”. Indice che la discussione è aperta, franca e calda. Durissimo anche il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, per il quale “la chiesa non può riconoscere le coppie omosessuali”. Müller ha anche rivendicato il diritto di “poter dire ciò che voglio”, anche se “non faccio parte della regia”.

“E’ L’ADDIO ALLA LINEA DI WOJTYLA E RATZINGER”

Una linea, quella uscita dalla relazione post discussione generale che aveva fatto discutere. Marco Politi, sul Fatto Quotidiano, constatava “un balzo in avanti inaspettato in direzione e in appoggio della linea riformista di Papa Francesco”. Ma oltre alle aperture, notava ancora il vaticanista di lungo corso, “è l’addio alla linea di Papa Wojtyla e di Papa Ratzinger. L’archiviazione di una linea che vedeva la chiesa in trincea contrapposta a un mondo ostile, impegnato – così si ripeteva alla nausea – a erodere i valori cristiani”.

TESTO EMENDABILE E MIGLIORABILE

Ora in gioco entrano i circoli minores, che già da ieri hanno iniziato a esaminare la Relatio post disceptationem al fine di apportare quelle modifiche che anche un diplomatico come il cardinale Fernando Filoni, moderatore di uno dei dieci gruppi omogenei per lingua, ritiene necessari. A ogni modo, la Segreteria generale del Sinodo ricorda che quel documento non è altro che un testo di lavoro, quindi provvisorio. E che i padri avranno il concreto potere di emendarlo e migliorarlo. Giovedì si inizierà a capire quanto edulcorato e bilanciato.


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