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Il Sinodo si chiude bocciando i punti più controversi di Kasper

“L’impressione è che ieri si sia concluso un papato: quello spettacolare, mediatico, acclamato dalle folle. E sia cominciata una fase nuova, che archivia se non gli equilibri, gli umori del Conclave. E apre un pontificato meno scintillante e più drammatico, sofferto autentico”. A scriverlo è sul fondo di oggi del Corriere della Sera Massimo Franco. Lo spunto è dato dall’approvazione della Relatio Synodi, l’ultimo atto del Sinodo straordinario sulla famiglia che s’è chiuso ieri sera in Vaticano. Approvazione a larghissima maggioranza del testo, ma con la bocciatura dei tre paragrafi più controversi, quelli su cui l’ala riformista capitanata da Walter Kasper aveva maggiormente investito le proprie risorse: comunione ai divorziati risposati, comunione spirituale e sacramentale, questione omosessuale.

 NIENTE MAGGIORANZA QUALIFICATA SUI PUNTI PIU’ CONTROVERSI

I tre paragrafi sono stati approvati a maggioranza semplice e non con quella dei due terzi richiesta, cosa che automaticamente li ha fatti considerare “non espressione del Sinodo”. Il Papa ha deciso di lasciarli ugualmente nel testo, perché la Relatio Synodi approvata ieri sarà uno strumento di lavoro che andrà discusso e maturato nelle diocesi locali in vista del prossimo Sinodo ordinario dell’ottobre 2015. Francesco, infatti, ha disposto che questo documento funga da Lineamenta, traccia di lavoro per quell’assise.

I TRE PARAGRAFI BOCCIATI

Il voto è stato chiaro: sulla possibilità di istruire cammini penitenziali per i divorziati risposati che possano, alla fine, condurre al riaccostamento all’eucaristia, i favorevoli sono stati 104, mentre i contrari ben 74. Sulla differenza tra comunione spirituale e sacramentale (molti padri, infatti, si domandavano perché non poter concedere l’eucaristia ai divorziati risposati se già la Chiesa li ammette alla comunione spirituale), i sì sono stati 112, i no 62. Infine, sul tema dell’apertura agli omosessuali, i placet sono stati 118, i non placet 62. Una spaccatura chiara: su temi così fondamentali, i padri si sono divisi in maggioranze e opposizioni che stanno in rapporto di 60 per cento a 40 per cento, o di 55 per cento a 45 per cento.

GLI SCHIERAMENTI IN AULA

Erano quindi veritiere le voci di dissensi (profondi) interni all’Aula, come aveva scritto Formiche.net. Repubblica, oggi, offre uno spaccato degli schieramenti in gioco: da quello dei riformisti di Kasper, Schoenborn e Marx – in generale, il fronte dei vescovi tedeschi e in parte italiani – a quello dei conservatori, con in testa il prefetto della congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Müller. Dietro di lui, l’australiano George Pell e l’americano Raymond Leo Burke. Più sfumata la composizione della cosiddetta corrente dei mediatori.

IL DISCORSO DEL PAPA

Al termine dei lavori, è intervenuto il Papa, che ha ricordato come la sua sola presenza sia “garanzia per tutti”. Era necessario – ha aggiunto Francesco – “vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro”. Il Pontefice ha passato in rassegna le due settimane sinodali, e ha osservato che essendo stato un cammino, “ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore”.

“LA TENTAZIONE DEI COSIDDETTI TRADIZIONALISTI E INTELLETTUALISTI”

Eppure, con le consolazioni, ha detto, “ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità”. E queste tentazioni le ha elencate, una dopo l’altra: la tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè “il voler chiudersi dentro lo scritto e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese; dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere”. E’ questa, ha spiegato, la tentazione “degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti tradizionalisti e anche degli intellettualisti”.

“LA TENTAZIONE DEI COSIDDETTI PROGRESSISTI E LIBERALISTI”

Ma il Papa ha sferzato anche la linea opposta, quella del “buonismo distruttivo”, che “a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. E’ la tentazione dei buonisti, dei timorosi e anche dei cosiddetti progressisti e liberalisti”. E poi, contro quelli “che hanno la tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente”, ma anche contro coloro che trasformano “il pane in pietra e la scagliano contro i peccatori, i deboli e i malati”.

FRANCESCO CONTRO “CHI E’ TENTATO DI SCENDERE DALLA CROCE”

Il Papa ha visto anche la tentazione “di scendere dalla croce per accontentare la gente, di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio” e quella di “trascurare il depositum fidei, considerandosi non custodi, ma proprietari e padroni, o dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente”.

 “MI SAREI PREOCCUPATO SE NON SI FOSSE DISCUSSO”

“Personalmente”, ha chiosato Francesco, “mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace”.


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