E’ davvero balzano lo strisciante compiacimento per il pagellino inviato dalla Commissione di Bruxelles sulla Legge di stabilità. La Commissione europea in sostanza dice all’Italia di ridurre il deficit, di chiarire le coperture su maggiori spese e minori entrate, e di specificare meglio tempi e modi delle riforme.
La letterina sta provocando qualche ghigno di troppo fra opposizioni, vere e finte, e tra editorialisti in servizio permanente anti governativo. Beninteso, Formiche.net – avendo tra l’altro lanciato l’idea di una Leopolda Blu per il centrodestra (poi realizzata da un manipolo di valorosi giovani e meno giovani, con risultati che proprio qui si sta dibattendo) – non può essere bollato come organo del Pd, anzi. Eppure, proprio per questo, qui non si festeggia per i pagellini scritti da chi non può ergersi a giudice né a impancarsi a medico guaritore perché in un “processo” gli autori delle pagelle sarebbero stati già condannati, anche perché hanno somministrato pozioni di austerità che stanno facendo stramazzare i giudicati.
Non solo: chi sghignazza e chi inizia già a sventolare la lettera di Bruxelles per attaccare il governo cade in contraddizione. Non si era detto che bisognava sfruttare tutti i pertugi degli accordi europei per dare respiro alle economie? Non si era detto che bisognava tagliare un po’ di tasse per alleviare la pressione fiscale? Non si era detto che qualche incentivo ai consumi era necessario? Non si era detto che un eccesso di tagli alla spesa pubblica era deleterio?
Ecco perché le critiche che già si odono contro il governo, reo di una manovra espansiva e non troppo rispettosa dei tempi e dei modi del rigore (visto che il pareggio di bilancio si sposta al 2017 e che si rispetta il tetto del 3% pur non seguendo l’austero percorso concordato in passato con Bruxelles), sono bislacche o incoerenti.
Certo, questo non significa che la manovra dell’esecutivo non contenga qualche bluff fiscale (come gli incrementi di imposte e tasse, vedi i commenti di Mino Rossi e Mario Seminerio), diverse incognite sul rilancio del consumi (come spiegato da Gustavo Piga) e ideone più mediatiche che di sostanza tipo il TFR in busta paga (come sottolineato da Giuliano Cazzola). Insomma, su Formiche.net non si sono lesinati analisi e commenti ben poco governativi (leggere, per credere, l’intervista a Giuseppe Pennisi).
Ma guai a pensare che i problemi alberghino solo a Roma e non anche, e soprattutto, a Bruxelles, Berlino e Francoforte. Chi avesse ancora dei dubbi, può leggere due firme di spicco di Formiche.net, come Paolo Savona e Guido Salerno Aletta.
Il resto sono tronfi trionfalismi piddini o fruste critiche solo casalinghe.