La paura del terrorismo potrebbe aver convinto i tunisini a votare i laici di Nidaa Tounes? Se lo chiedono gli osservatori che stanno seguendo l’esito delle elezioni in Tunisia, ma non esistono exit poll bensì proiezioni Internet e indagini empiriche che ribalterebbero le attese iniziali.
Si tratta delle seconde elezioni dalla cacciata dell’ex presidente Ben Ali. Le prime avevano eletto l’Assemblea costituente e non un vero Parlamento. Il commento a caldo del presidente americano Barack Obama: “Pietra miliare nella transizione politica del Paese”.
DATI
Nidaa Tounes avrebbe raccolto il 37%, al secondo posto Ennahdha con il 26%, poi il Front Populaire con il 5,4%, Union patriotique libre con 4,8%, e Afek Tounes al 2,8%. Si tratta di dati provvisori, cui andranno aggiunti i voti degli elettori all’estero. Sotto le aspettative le performances del Cpr del presidente Moncef Marzouki e di Ettakatol del presidente dell’Assemblea nazionale Mustapha Ben Jaafar. Entrambi, pur essendo stati protagonisti della coalizione di governo, giungono dietro il Fronte popolare, partito di sinistra che ha visto lo scorso anno il doppio assassinio dei leader Chokri Belaid e Mohamed Brahmi.
LAICI AVANTI
I laici di Nidaa Tounes annusano la vittoria. Sono loro i maggiori indiziati a poter formare un governo, anche se gli islamisti di Ennahda non hanno del tutto perso le speranze. E’ questo un passaggio elettorale significativo per la regione che ha avviato la striscia delle Primavere arabe con la Rivoluzione dei Gelsomini. In giornata si potrebbero avere i risultati da parte dell’autorità superiore indipendente per le elezioni ma solo il 30 ottobre si conosceranno i dati ufficiali.
TREND
Più della metà degli aventi diritto si è recata ai seggi ieri nel paese, un elemento che immediatamente dopo il voto ha fatto dire ai vertici del partito laico di Nidaa Tounes di avere “indicatori positivi”. Le parole del portavoce Beji Caid Essebsi riportano l’attenzione su una formazione politica di natura moderata ed eterogenea che contra tra le proprie fila anche ex oppositori del presidente deposto Zine El Abidine Ben Ali.
QUI ENNAHDA
Si tratta del polo islamista, il secondo candidato alla vittoria che è stato sugli scudi tra il 2011 e il 2014. Il suo proclama è di voler costruire una guida nuova per la Tunisia con la “pazienza politica”. E’chiaro però che il sistema elettorale in vigore nel paese (un proporzionale) favorisce le piccole formazioni, per cui alla vigilia le principali forze politiche avevano sottolineato come nessun partito avrebbe avuto la maggioranza per governare da solo.
VOTO
Secondo l‘Isie l’affluenza provvisoria è del 61,8%, ovvero poco più di tre milioni di elettori in tutto il paese. Circa 4,3 milioni di tunisini hanno votato già per l’elezione dell’Assemblea Costituente nel 2011, vinte da Ennahda. Ma quelle di ieri sono ancora più rilevanti dal momento che consentirebbero al Paese di dotarsi di istituzioni sostenibili quattro anni dopo la rivolta che ha dato il via alla primavera araba. Per questo molti sono stati gli osservatori che hanno previsto una notevole astensione, ma fino ad ora i numeri danno loro torto.
SCENARI
Il Paese soffre ancora di profondi problemi sociali ed economici, alla base di una sorta di rinascita dei gruppi jihadisti che dal 2011 avrebbero causato la morte di decine di poliziotti e militari, oltre a due esponenti politici di Ennahda. Un elemento corroborato dalle recenti analisi sulle fronde pro Isis, che proprio dalla Tunisia hanno ingrassato le fila dei terroristi del Califfato.
URNE
Nessun incidente è stato segnalato alle urne nonostante le previsioni pre elettorale conducessero alla massima allerta. Mobilitati circa 80 mila tra poliziotti e soldati per garantire la sicurezza. In ballo i 217 seggi parlamentari, che il prossimo 23 novembre saranno impegnati nel rinnovo del Presidente. Secondo il primo ministro Mehdi Jomaa quello di ieri è stato un “giorno storico” e “un raggio di speranza” nella regione, dal momento che gli altri paesi protagonisti delle primavere arabe sono essenzialmente immersi nel caos.
COMMENTI
Soddisfacente è stato il passaggio elettorale tunisino secondo gli osservatori Ue giunti nel Paese. E a Washington, il presidente americano Barack Obama ha salutato le urne tunisine come una “storica pietra miliare nella transizione politica”. E se fino a ieri, ha aggiunto, i cittadini buttavano le schede elettorali, oggi i tunisini ispirano le altre persone nella loro regione, così come hanno fatto durante la rivoluzione del 2011 e in occasione dell’adozione di una nuova costituzione”.
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