A Otto e mezzo, nel giorno del rientro al timone di Lilli Gruber, Matteo Renzi l’ha escluso. Niente elezioni anticipate, ha detto, perché “voglio cambiare il Paese e non il Parlamento”. Eppure nei palazzi della politica, il tam tam per un ritorno alle urne cresce. Perché altrimenti, ci si chiede, questa accelerazione sulla legge elettorale in una versione che, ha spiegato il prof. Vincenzo Lippolis su Formiche.net, avvantaggia solo il Pd?
LE CONVENIENZE DEL PREMIER
Lo stesso presidente del Consiglio su La7 l’ha riconosciuto: questa mossa “gli converrebbe”, “per il nostro consenso, se qualcuno ci mettesse i bastoni tra le ruote dovremmo andare alle elezioni”. Ecco allora forse spiegati i toni duri, quasi strafottenti sfiorati dal premier alla Leopolda nei confronti della minoranza Pd che se vuole fare la scissione, la può fare ma “nessuno si riprenderà il Pd e lo riporterà al 25%”.
IL RAGIONAMENTO DEI RENZIANI
Tra i renziani, sono in molti a valutare la carta voto, anche se non si può dire esplicitamente, perché, è il ragionamento spiegato dal vicepresidente della Camera Roberto Giachetti in tempi non sospetti (a luglio scorso su Twitter) “questo Parlamento non è in condizione di fare le riforme”.
LE ANALISI DEGLI OSSERVATORI
Meglio allora chiedere agli elettori una legittimazione popolare e formare una maggioranza parlamentare a immagine e somiglianza del segretario Pd? E’ l’ipotesi adombrata oggi sul Corriere della Sera anche da Massimo Franco. E’ il piano inclinato prospettato a Formiche.net da due osservatori di esperienza come Lodovico Festa e Giovanni Di Capua.
IL SOSPETTO DI BERLUSCONI
E’ il sospetto esplicitato in un’intervista al Foglio da Silvio Berlusconi: “La domanda vera non è se regga o no il patto detto del Nazareno. La domanda è se regge la governabilità, se va avanti la legislatura, se si fanno le cose possibili e dunque se può andare avanti la dialettica tra governo e opposizione, così come è stata impostata, o se si torna traumaticamente e irresponsabilmente a votare, con chissà quale legge elettorale”.
Traumaticamente, soprattutto per il centrodestra, che sta attraversando la crisi più profonda della sua storia recente e sembra non avere alcuna chance di poter opporsi al partito della Nazione che sta costruendo il presidente del Consiglio.
IL LASCIA PASSARE DI NAPOLITANO
Un presidente del Consiglio sostenuto dal capo dello Stato che in questo momento non sembra più essere nella posizione di opporsi a elezioni anticipate, come invece fece in passato, osserva Festa con Formiche.net. A contare su un lascia passare del Colle potrebbe essere da una parte “l’azzoppamento” derivante dal processo stato-mafia che coinvolge il presidente della Repubblica come testimone; dall’altra gli imminenti 90 anni e le voci di un suo passo indietro prima di quella data; dall’altra, ancora, la forte leadership che Napolitano riconosce in Renzi, tanto da aver assecondato la rottamazione da Palazzo Chigi di Enrico Letta, premier ricoperto di elogi e apprezzamenti nei giorni dell’insediamento.