È di domenica 16 novembre il video della decapitazione di Peter Kassig, ex ranger delle forze speciali Usa, rapito il primo ottobre mentre si trovava in Siria dove lavorava come operatore umanitario e poi convertitosi all’Islam.
Se la forma scenica del filmato con Kassig rimanda ai precedenti video delle decapitazioni di David Haines, Alan Henning, James Foley e Steven Sotloff, l’ultimo video tradisce la debolezza comunicativa (e non solo) degli jihadisti di Isis. A sostenerlo è Haras Rafiq, della Quiliam Foundation intervistato dalla CNN, secondo cui i miliziani diventeranno sempre più sanguinosi per dare prova della loro forza, rispondendo mediaticamente alle sconfitte che, nelle ultime settimane, hanno subito in territorio siriano e iracheno.
DECAPITAZIONI: NON SOLO PETER KASSIG
L’uccisione di Kassig è stata confermata dal governo americano, ma insieme all’ex ranger sono stati decapitati davanti alle telecamere anche 18 prigionieri, presumibilmente soldati siriani, cui viene tagliata la testa con un coltello. L’effetto di questo secondo video è scenografico e hollywoodiano: i prigionieri camminano verso la morte accompagnati dai loro assassini che, uno per volta, prendono un coltello con cui, poi, gli taglieranno la gola. Primi piani degli sguardi impavidi dei jhadisti, dettagli e rallenty sulla cesta in cui sono riposti i coltelli tutti uguali, carrellata sui visi dei prigionieri in ginocchio e poi la decapitazione. L’ispirazione, ancora una volta, sembra quella dei film d’azione visti in televisione o al cinema, e il messaggio è diretto a Barack Obama: questa sarà la sorte dei soldati statunitensi qualora dovessero tornare a combattere in Irak.
UNA QUESTIONE DI TEMPO
Secondo il Guardian, i messaggi trasmessi da Isis con l’ultimo video sono due: uno relativo alla concezione di tempo dei miliziani jihadisti, per i quali la guerra ideologica che stanno combattendo non ha una scadenza temporale; mentre il secondo, molto più cruento e diretto, riguarda i loro prigionieri destinati, inesorabilmente, a una morte sanguinosa, come mostrano le ultime decapitazioni.
ELEMENTI IN SOSPESO
I video delle uccisioni degli ostaggi britannici e statunitensi pubblicati nel corso dei mesi, però, così come quest’ultimo di Peter Kassig, non hanno mai mostrato il momento effettivo della decapitazione, fattore che ha portato alcuni osservatori a dubitare non solo della veridicità dei filmati, ma anche della possibilità che gli ostaggi stessi siano stati davvero uccisi. Da non dimenticare, poi, l’ostaggio britannico John Cantlie, ancora nelle mani di Isis e usato come microfono per le dichiarazioni video contro Stati Uniti e occidente.