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Gas, ecco la sfida geo-politica tra Usa e Russia

L’Unione Europea presenta le avvisaglie e i contorni di un mercato comunitario del gas. Ma sconta i ritardi legati a una rete infrastrutturale di respiro nazionale.

È il problema emerso nel corso del convegno “I nuovi scenari del gas e lo sviluppo delle infrastrutture”, promosso a Roma dall’Enea-Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

L’immobilismo del Vecchio Continente

L’andamento dei consumi energetici in Italia tra il 2000 e il 2013 – ha spiegato il direttore dell’Osservatorio vigilanza e controllo dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e le risorse idriche Rosita Carnevalini – registra una contrazione rilevante con il ritorno ai valori di 14 anni fa. Cifra in linea con le rilevazioni relative al Prodotto interno lordo, e con la stasi riscontrata in Europa rispetto alle grandi aree economiche mondiali: paesi emergenti, Asia (in primo luogo Russia, regioni centrali e Medio Oriente) e Usa.

Realtà, quella nordamericana, che da consumatore di fonti di riscaldamento è assurta al ruolo di “produttore ed esportatore inatteso” sempre più indipendente grazie alla frontiera dallo shale gas. Risorsa che ha favorito la notevole riduzione dei costi e il rilancio dell’industria manifatturiera nazionale, con ricadute positive negli investimenti e nel lavoro.

Gasdotti europei poco utilizzati

Nei primi anni 2000 – e fino al 2005 – il comparto del gas aveva segnato un boom di consumi. Tuttavia le previsioni di crescita riguardanti il decennio successivo non hanno trovato riscontro nel Vecchio Continente.

La ragione del calo, che ha prodotto risconti negativi sullo sviluppo del mercato, gli stoccaggi energetici, la sicurezza nelle forniture, va ricercata nella carenza di infrastrutture adeguate e di interconnessioni moderne con l’estero. È sufficiente considerare che in molti casi la capacità di utilizzo dei gasdotti continentali non va oltre il 40 per cento.

La dipendenza energetica dell’Italia

A registrare la diminuzione più consistente nel nostro paese sono state le importazioni di gas dall’Algeria e dalla Libia. La Russia ha mantenuto un ruolo stabile e preminente anche grazie alle sue enormi riserve. Un apporto ancorché limitato potrebbe provenire dalla Norvegia, mentre in prospettiva geo-politica potrebbero aumentare le forniture statunitensi.

Il settore produttivo che ha sofferto maggiormente è quello termo-elettrico più legato ai consumi industriali. A incidere su tale carenza è stata la crescita notevole delle fonti rinnovabili e la strategia di risparmio energetico portata avanti da un tessuto imprenditoriale sempre più in crisi.

La scelta nazionale della Germania

L’arrivo di grandi quantità di gas in una fase di calo dei consumi e il prevalere dell’offerta sulla richiesta ha provocato nell’Unione Europea e in Italia un riallineamento dei prezzi e l’aumento dei flussi commerciali tra paese e paese.

Ma la scelta della Germania di creare attraverso il gasdotto Nord Stream un canale di collegamento e fornitura diretta ed esclusiva con la Russia non ha agevolato la creazione di un mercato europeo. Realtà che presenta una rete di infrastrutture costruite su logiche nazionali e rende impraticabile un’effettiva concorrenza.

La rete italiana

La crescente liberalizzazione economica a livello globale, ha rimarcato il responsabile Infrastrutture dell’Autorità per l’energia Andrea Oglietti, richiede in ogni caso un ragionamento approfondito sullo stato degli impianti utilizzati per la ricerca, lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione del gas al cliente finale.

L’ossatura nazionale delle reti è costituita da collegamenti lunghi oltre 34mila chilometri. Nel corso dell’estate i 10 giacimenti disponibili in gran parte presenti nella Pianura Padana – più di 16 miliardi di metri cubi di capacità complessiva di stoccaggio – vengono riempiti di gas-metano poi trasportato durante l’inverno.

Il gas liquefatto proveniente dall’estero e dai paesi esportatori giunge via nave e viene ricondotto allo stato originario tramite 3 rigassificatori, due dei quali realizzati in mezzo al mare nei pressi di Rovigo e Livorno. La distribuzione del gas coinvolge oltre 230 imprese per 21 milioni di clienti serviti in circa 7mila comuni, e può contare su 250mila chilometri di condotte.

La neutralità delle infrastrutture

Il requisito fondamentale per un assetto concorrenziale del mercato del gas è però la terzietà del gestore delle reti, che deve restare separato dalle imprese di produzione e vendita e non deve porre vincoli e ostacoli discriminatori all’accesso degli operatori. Ragion per cui Snam Rete Gas è stata prima scorporata e poi resa del tutto indipendente da Eni.

Il network di collegamento e trasporto del nostro paese presenta uno standard elevato di qualità. Resta tuttavia l’incognita dei fattori geo-politici nelle forniture delle nazioni esportatrici, che possono scegliere in ogni momento di ridurre i flussi commerciali.

Come nascono le bollette?

È su questo terreno mutevole e in evoluzione, ha precisato la responsabile Mercati dell’Aeeg Lucia Passamonti, che vengono calcolate ad opera dell’Authority le tariffe per l’erogazione del gas.

Fattori essenziali per la formazione dei prezzi sono la remunerazione del capitale investito – 37 miliardi di euro complessivi – e dei costi operativi per la gestione del servizio. Il tutto indipendentemente dalla quantità di materie prime utilizzate. La composizione della bolletta finale è così articolata: il 18 per cento è costituito dal trasporto sulla rete, il 45,7 dalla vendita del gas, oltre il 36 dalle tasse. Elemento, quest’ultimo, che spetta al governo stabilire.

È compito dell’Autorità di controllo, invece, aggiornare ogni tre mesi l’approvvigionamento energetico e ogni anno le tariffe per tutelare i 16 milioni di clienti che non possono e non vogliono accedere al mercato libero dei prezzi.

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