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Movimento 5 stelle, parte dall’Emilia Romagna la scissione dei grillini

Via Emilia, croce e delizia del Movimento 5 Stelle. Lungo la strada statale 9, Beppe Grillo ha forgiato la sua creatura, tenendola a battesimo sotto le Due Torri di Bologna con il Vaffa Day dell’8 settembre 2007, col bagno folla in canotto ormai passato alla storia.

Lì sono spuntate le prime liste civiche, lì i primi eletti nei consigli comunali, i primi amministratori, a partire da Federico Pizzarotti, sindaco di quella Parma, la “Stalingrado grillina”. Lì, in Emilia-Romagna, è anche arrivato il boom elettorale alle politiche del 2013, con 658.475 voti alla Camera pari al 24,65%, fino al 30% raggiunto in alcune aree addirittura sopra il Pd da sempre egemone.

I PRECEDENTI

Un’altra epoca rispetto al 13,3% delle ultime regionali con appena 167mila voti. Ma sempre lungo via Emilia sono iniziati i problemi interni, dall’espulsione del consigliere comunale di Ferrara, Valentino Tavolazzi, il primo a venire cacciato via blog, a quelle ancora più note della consigliera comunale bolognese, Federica Salsi, rea di aver partecipato a Ballarò senza permesso, e del consigliere regionale Giovanni Favia, incastrato dal fuori onda su Piazzapulita. Fino alla recente defenestrazione dell’altro ex consigliere regionale, Andrea Defranceschi, invischiato nell’inchiesta sulle spese pazze.

LO SPARTIACQUE DI PARMA

Così come lì è nato, in Emilia-Romagna il Movimento potrebbe però anche (auto)distruggersi. O comunque, segnarvi una decisiva e definitiva frattura interna, aprendo le porte alla scissione. L’evento convocato da Pizzarotti per domenica prossima 7 dicembre a Parma marca infatti un vero spartiacque. Il sindaco alla guida della rivolta interna contro Grillo, Casaleggio e il fantomatico staff, vuole presentare a tutti i consiglieri eletti il nuovo statuto del suo Comune.

PARLA IL GRILLINO

Tuttavia, come spiega a Formiche.net un consigliere comunale grillino di un capoluogo romagnolo, “quell’appuntamento diventerà una conta per capire chi vuole rompere; chi ci andrà darà un segnale ben preciso ai vertici”. “Ma forse – continua la fonte che preferisce restare anonima – tutti questi ribelli interni non hanno ancora capito che, se sono stati eletti, è solo grazie a Grillo, non certo per meriti loro. Se fanno la scissione, succederà come per l’Ncd di Alfano, che senza Berlusconi è quasi scomparso”.

GEOPOLITICA A 5 STELLE IN EMILIA ROMAGNA

Uno che sicuramente a Parma ci sarà è Luigi Camporesi, ex candidato sindaco a Rimini, dimessosi qualche giorno fa dal consiglio dopo quello che lui ha ritenuto un flop elettorale alle regionali. E dire che proprio quella di Rimini è stata la provincia dove il Movimento è andato meglio, con il 17,24%. Sempre dalla Riviera romagnola, ha già fatto sapere che non mancherà per dare manforte a Pizzarotti la deputata Giulia Sarti, e con lei pure la collega di Imola, Mara Mucci, che su Repubblica ha espresso tutti i suoi dubbi sul nuovo direttorio dei cinque parlamentari. Con loro anche l’eurodeputato riminese, Marco Affronte, già collaboratore (retribuito) dell’espulso Defranceschi in Regione, quindi il neo espulso deputato Massimo Artini e Walter Rizzetto, finito nel mirino del blog per la partecipazione a Omnibus.

COME INIZIA LA SCISSIONE

Chi invece non parteciperà di sicuro all’evento nella città ducale è Massimo Bugani, il consigliere comunale di Bologna fedelissimo di Grillo, che due giorni fa su Facebook ha rivendicato la bontà delle espulsioni – “non ne abbiamo sbagliato uno” – invitando chi non è d’accordo ad andarsene. “Chi va a Parma non lo fa certamente per conoscere lo statuto di Pizzarotti, quella è solo una scusa – taglia corto il consigliere comunale romagnolo che vuole restare anonimo -. E’ l’inizio della scissione, c’è già chi sta lavorando a un nuovo progetto politico. Ma voglio vedere come faranno questi parlamentari eletti con quattro voti alle primarie online, sono consensi non bastano neanche per entrare in consiglio comunale. Se questa gente è a Roma, lo deve solo a Beppe. Chi non è più d’accordo dovrebbe dimettersi”. Facendo però tesoro delle altrui esperienze: come quella di Favia e della Salsi, che alle regionali hanno lanciato una lista civica (senza poi candidarsi) fermatasi però all’1,12%.



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