Nel giorno del matrimonio tra Ncd e Udc, oggi all’Hotel Marriott in via Veneto, una delle priorità sarà stabilire la linea sulle Regionali della prossima primavera. Schema che vince non si cambia. Ed ecco che, dopo il successo di Alternativa popolare con Nico D’Ascola in Calabria (7,7%), l’idea è quella di presentare un candidato unitario e indipendente Ncd-Udc e poi stabilire via via le alleanze, in base all’evoluzione del quadro politico. Con un’unica certezza: mai con la Lega lepenista di Matteo Salvini, giurano da Ncd.
Il partito di Alfano e quello di Salvini sono sempre più ai ferri corti su scala nazionale. Solo ieri il segretario del Carroccio ci ha messo il carico da undici prevedendo che “tra sei mesi Ncd non ci sarà più”. Discorso diverso invece merita il quadro regionale. In due delle tre Regioni italiane governate attualmente dal centrodestra, Lombardia e Veneto, alfaniani e leghisti lavorano insieme e i rapporti sono buoni, si registra dai territori in questione.
I due governatori leghisti interessati mettono così le mani avanti. Luca Zaia, che il prossimo anno si confronterà con Alessandra Moretti, ha già riconosciuto pubblicamente la lealtà dei suoi alleati di Ncd e ha fatto sapere di volerli con sé anche in caso di rielezione. Roberto Maroni, eletto governatore della Lombardia lo scorso anno, ha suggerito di prendere d’esempio la sua regione per il futuro del centrodestra (anche se non risparmia battibecchi via Twitter con il ministro dell’Interno).
Com’è possibile dunque che Lega e Ncd sul territorio vadano d’amore e d’accordo mentre a livello nazionale prevalgano botte da orbi? È il tema che vogliono sollevare gli alfaniani a Maroni. Il governatore lombardo dovrebbe opporsi al suo segretario Salvini perché, spiega Alessandro Colucci, consigliere regionale e coordinatore di Ncd Lombardia, a Italia Oggi, “Maroni governa con Ncd, Forza Italia e Fratelli d’Italia attorno ad un programma cui gli elettori lombardi hanno espresso la loro fiducia e che è fondato sulla continuità di un buongoverno ventennale, sulla sussidiarietà, sulla centralità della famiglia, sulle politiche d’innovazione e competitività del sistema economico lombardo. Tutto ciò ha nulla a che fare con la linea demagogico-populista di Salvini di una Lega antieuropea e sfascista”.
Gettare scompiglio nella Lega, questo il siluro che potrebbe partire dal Marriott di via Veneto all’indirizzo del “goleador” Salvini. Il segretario della Lega saprà tenere unito il suo partito che già all’indomani del successo in Emilia ha dato prova di non esserlo troppo? O tornerà sulle sue idee e lascerà perdere la linea dura e pura del no agli alfaniani? Del resto, già nei giorni scorsi, si è registrata una sua dichiarazione che va in questo senso: “Distinguiamo Angelino Alfano che è ministro dell’invasione, dal resto del partito che sta lavorando bene con noi in Veneto e Lombardia”.