La fitta rete di rapporti d’affari e connivenze che lega il fondatore della “Cooperativa 29 Giugno” Salvatore Buzzi all’ex rappresentante dei Nuclei armati rivoluzionari e della Banda della Magliana Massimo Carminati costituiscono la metafora di un potere criminale ramificato nel mondo politico romano, secondo l’accusa dei magistrati.
Ma come si articola la realtà associativa guidata per dall’ex militante di estrema sinistra finito al centro dell’indagine “Mondo di mezzo”?
Una “capogruppo” e tre controllate tra rifiuti, immobili, accoglienza
Il panorama che emerge analizzando il sito ufficiale dell’organizzazione www.cooperativa29giugno.it ha come fulcro la “29 Giugno Servizi-Società Cooperativa di produzione e Lavoro”. Costituita nel 2006, la coop è specializzata nei servizi di pulizie civili, industriali, ospedalieri. Attività che recentemente si è allargata al campo dell’igiene ambientale ottenendo un riconoscimento rilevante: l’iscrizione, nel marzo 2013, all’albo dei Gestori ambientali della Regione Lazio. Che le ha consentito di avviare i lavori di raccolta e trasporto dei rifiuti.
Nella galassia della “capogruppo” agiscono tre controllate. La prima è la “Eriches 29-Consorzio di Cooperative Sociali”. Fondata nel 2003, favorisce l’integrazione sociale e l’inserimento lavorativo dei cittadini appartenenti alle fasce deboli. Compresi immigrati e richiedenti asilo. Attiva per conto di committenti pubblici, l’associazione svolge la maggior parte delle proprie iniziative in convenzione con il Comune e la Prefettura di Roma.
La seconda è il “Consorzio Formula Ambiente”, creato nel 1993 per la raccolta e il trasporto dei rifiuti cittadini. Comparto in cui si è affermata come operatore economico di spicco, realizzando un fatturato complessivo di circa 73 milioni di euro. A partire dal 2002 la compagine sociale è detenuta per il 50 per cento da “Formula Servizi” di Forlì, per il 49,4 dalla “Cooperativa 29 Giugno” di Roma, per lo 0,6 dalla cooperativa sociale “L’Apostrofo” della Capitale.
La terza è “Sarim Immobiliare”. Partecipata dalla “Cooperativa 29 Giugno” al 48,33 per cento, è impegnata nell’acquisto, vendita, permuta, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici.
Un bilancio in attivo
Altro capitolo molto significativo riguarda il bilancio dell’organizzazione. Nel 2013, scrive il magazine ufficiale della “29 Giugno”, il fatturato ha raggiunto 60 milioni di euro.
Lo stato patrimoniale presenta un attivo di quasi 29 milioni. Il patrimonio netto è di 10 milioni 806mila euro, mentre il volume dei debiti tocca 17 milioni 747mila euro. L’attivo circolante ammonta a 19 milioni 764mila euro. Le immobilizzazioni valgono 7 milioni 675mila euro.
Il conto economico mostra un valore della produzione pari a 26 milioni e un valore aggiunto di quasi 16 milioni, di cui 12 milioni 700mila stanziati per i lavoratori dipendenti. Il margine operativo lordo è di quasi 3 milioni, mentre il reddito netto si attesta a 1 milione 687mila euro. Complessivamente, la gestione finanziaria registra un risultato positivo per 1 milione 794mila euro.
Fatturato e lavoratori in crescita
Cifre lusinghiere, peraltro in miglioramento rispetto al 2012.
Nel 2013 il rapporto tra reddito e patrimonio netto è del 15,62 per cento contro il 9,71 dell’anno precedente. La relazione tra gestione finanziaria e valore della produzione si attesta allo 0,87 per cento a fronte dell‘1,42. Quella tra capitale proprio e attivo totale raggiunge il 37,28 per cento contro il 34.
Il fatturato è cresciuto di oltre il 23 per cento rispetto ai 50 milioni del 2012. L’esposizione verso le banche è passata da più di 7 milioni a 6 milioni 153mila euro. Il numero dei lavoratori dipendenti è aumentato da 986 a 1.200.
Una frase da decifrare
Fino ad oggi nessuna cifra è stata pubblicata nel portale riguardo il bilancio 2014.
Un numero è stato fornito, in via del tutto informale, dalla viva voce del numero uno della “Cooperativa 29 giugno”. Nelle conversazioni intercettate e al vaglio degli inquirenti, Buzzi afferma testualmente: “Noi quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato. Ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati. Tutti gli altri settori finiscono a zero”.
È compito della magistratura, ora, verificare se e in che misura i profitti rivendicati dall’indagato siano frutto di operazioni illecite o possano essere ricollegati all’attività legale della cooperativa.