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Alleanza anti euro con Grillo e Berlusconi? Bella e impossibile. Parla Claudio Borghi (Lega)

Un’alleanza trasversale per uscire dall’euro? Per ora resta nel libro dei sogni, anche se sarebbe la strada migliore per arrivarci. “Bisognerebbe innanzitutto fare cadere il Governo, quindi creare una larga coalizione che si presenti alle elezioni con una sola priorità: fuori dal sistema monetario di Bruxelles, tutto il resto viene dopo”, dice Claudio Borghi AquiliniFormiche.net.

Peccato però che “non lo si possa certo fare con chi propone un referendum farlocco e incostituzionale oppure con chi sta nel Ppe e ha votato Juncker presidente della Commissione Ue”. Il responsabile economico della Lega Nord dell’era Salvini sarebbe anche pronto a lanciare una proposta a Movimento 5 Stelle e Forza Italia: mettiamo da parte le differenze, concentriamoci sull’obiettivo comune di uscita dall’euro, perché occorre lavorarci seriamente, “in maniera professionale”.

Poi però succede che “Grillo avvia una mobilitazione capace di bloccare qualsiasi ipotesi in quel senso, portando su un binario morto, come quello referendario, tante persone di buona volontà”, mentre Berlusconi non scioglie le sue riserve e “finché c’è il Patto del Nazareno non azzarderà mai una mossa del genere contro Renzi”.

Morale della favola, resta solo il Carroccio – oltre a Fratelli d’Italia, dalle percentuali ormai residuali – a tenere alta la bandiera dei no euro. “La Lega ha la massima disponibilità a lavorare insieme ad altri per questo obiettivo”, spiega Borghi Aquilini, mente economica del Carroccio e uno dei primi alfieri in Italia della corrente anti euro, che per dimostrarlo ricorda come “dopo l’annuncio contro l’euro fatto da Grillo al Circo Massimo, Salvini ha chiesto subito un incontro”.

Ma il leader pentastellato ha risposto picche. A questo punto, spiega l’economista, “visto che gli alleati vanno scelti, noi non possiamo certo stare con chi ora mobilita i suoi attivisti per indire un referendum incostituzionale, perché sui trattati non è possibile farlo, oppure pensa di fare una legge costituzionale per indirlo, come nel 1989 per il conferimento di mandato al Parlamento europeo, senza però dire che servono i due terzi dei voti delle Camere, dove la maggioranza è del Pd”. I 5 Stelle “dovrebbero lasciare perdere l’idea del referendum e mettersi a ragionare seriamente, a quel punto si potrebbe davvero lavorare insieme” dice Borghi.

Non che nel centrodestra le cose vadano meglio su questo fronte, almeno dal punto di vista della Lega. “La colpa di Forza Italia è conclamata – continua l’economista salviniano – perché loro prima di chiunque altro hanno saputo come le cose andavano e quale strada si sarebbe dovuta percorrere. Uno è scusato fino a quando non sa, ma quando viene messo a conoscenza e continua ad agire diversamente , allora è in malafede”. Borghi ricorda infatti come “i primi articoli sulla necessità di uscire dall’euro li ho scritti su il Giornale, quotidiano letto da Forza Italia e non dai 5 Stelle”.

Eppure? “Eppure Berlusconi ha stretto il famigerato Patto del Nazareno con Renzi, e nella campagna elettorale delle europee non ha detto nulla contro l’euro”. Del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, l’economista del Carroccio nemmeno parla. D’altronde, con l’Udc, i Popolari di Mauro e altri cespugli dell’area centrista, il ministro dell’Interno vuole tenere a battesimo l’appendice italiana del Partito popolare europeo, vera casa dei sostenitori della moneta unica.

Dove però risiede anche Forza Italia. “Io auspico un’alleanza anti euro nel centrodestra, ma bisogna essere sinceri e convincenti – puntualizza Borghi –; non si può stare nel Ppe e poi parlare contro l’euro. Non si è credibili”. E ancora: “Non puoi appoggiare Renzi e poi dire che si deve uscire dalla moneta unica”, perché “nel momento stesso in cui vuoi metterti credibilmente al tavolo per parlare di certe cose, devi passare il Rubicone e metterti a combattere. Dato che siamo in guerra contro l’euro, non sono ammesse leggerezze nelle alleanze, quindi non si può stare con chi fa eleggere Juncker. Non bastano più le parole occorrono fatti precisi. Solo così si potrà avviare una vera alleanza contro la moneta di Bruxelles”. Tanto ‘bella’ quanto (per ora) impossibile.


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